BILLY, UNA VITA IN ROSSONERO
- Massimo Volpato
- 13 apr 2021
- Tempo di lettura: 6 min
di Massimo Volpato

Trascorrere la propria carriera con l’etichetta secondo la quale giochi solo perché al fianco hai il più forte difensore del mondo non deve essere semplice, e forse proprio in questo è stata la sua grandezza.
Il primo vero step da “adulto” Alessandro Costacurta, lo ha ai mondiali americani del 1994. Eh sì perché Franco Baresi alla seconda partita s’infortuna al ginocchio e deve essere operato al menisco, quindi il giocatore nativo di Orago, assume la guida della difesa azzurra del CT Sacchi ed inizia a smentire le voci dei maligni che lo volevano in campo solo perché al fianco di Baresi.

Insieme a Roberto Baggio guida la compagine italiana fino alla finale di Pasadena, dove non può scendere in campo per l’ammonizione ricevuta in semifinale contro la Bulgaria e per ironia della sorte, lascia il testimone a Kaiser Franz che in meno di venti giorni recupera dall’intervento chirurgico.
"Rinuncerei a uno Scudetto pur di giocare una finale. - rivelò a caldo ai giornalisti dopo la partita con la Bulgaria - Ma non fatene un dramma: le tragedie sono altre. Subito dopo la partita avrei fatto uno sciocchezza, fortuna che mi hanno aiutato i compagni". (A. Costacurta)

Lì tutto il mondo si accorge definitivamente che Billy (il suo soprannome perché amante del basket e l’Olimpia Milano degli anni ottanta ha come sponsor il noto marchio dell’aranciata) è uno straordinario difensore, che non ha bisogno del tutore per essere un leader della difesa. E quando nel 1997, Baresi si ritira col calcio giocato, Costacurta conferma la sua grandezza, continuando per un altro decennio a giocare ad alti livelli e non solo da centrale difensivo. Alessandro Costacurta ed il Milan, un rapporto durato per una vita, ventuno stagioni i rossonero gli hanno permesso di diventare una bandiera della nostra società: con 663 presenze ufficiali. Billy occupa il terzo posto assoluto nella graduatoria delle presenze rossonere di tutti i tempi, preceduto solo da Paolo Maldini e Franco Baresi. Insieme a Maldini e Baresi, e con l’apporto di Mauro Tassotti, ha composto la linea difensiva più forte di tutti i tempi, un sincronismo perfetto che attraverso mille battaglie ha permesso al Milan berlusconiano di vincere e rivincere tutto più volte. Una fedeltà assoluta passata, anche, attraverso episodi particolari come in ogni storia d’amore che si rispetti.
“Credevo di farcela a prendere le distanze, a staccarmi dal mio passato. Il momento più brutto è stato quando il Milan ha giocato la gara di andata contro lo Slovan Liberec: ho visto la partita in tv e sono stato assalito dalla nostalgia, è stata la peggiore sensazione che ho provato da molti anni a questa parte". (A. Costacurta)
Estate 2002, Billy è in scadenza di contratto, decide di dire basta col calcio italiano e di trasferirsi negli amati Stati Uniti per studiare da manager e disputare un campionato nella Major League. Alla vigilia della nuova stagione agonistica ed in pieni preliminari di Champions, Galliani decide che il reparto difensivo deve essere rinforzato, ed oltre al grande colpo Nesta, si fa guidare dal cuore nel riportare a Milanello proprio lui: Alessandro Costacurta. Il quale firma un contratto annuale a 750.000 euro d’ingaggio, ed in cuor suo il difensore non sperava altro che una chiamata dal club meneghino. È una sorta di premio, per un 36enne, che deve essere una soluzione di breve termine, ed invece la sua storia d’amore con i nostri colori dura altre cinque stagioni sempre sotto la guida di Ancelotti. Anche perché in quel lontano 2002, con tutti i dubbi del caso Alessandro si presenta a Milanello in perfetta forma tanto da bagnare il suo ritorno al Milan, entrando in campo al posto di Maldini al 68' dell'amichevole con l'Inter giocata il 1° settembre e vinta 1-0 con goal di Tomasson. Sul gong del calciomercato il club rossonero riesce a vestire di rossonero anche Nesta, ritrovandosi ad affrontare la stagione con una super difesa.

Al Milan Alessandro si impone subito, tanto che nel 1985, a soli 19 anni, viene già aggregato alla prima squadra, ma è stato nel corso di tutta la sua ventennale carriera che ha dimostrato una crescita continua, al limite del sorprendente, che gli ha permesso di giocare da grande protagonista fino a 41 anni, nonostante intorno a lui scalpitassero ragazzini affamati di gloria che però sono costretti a segnare il passo di fronte a quel monumento. Nonostante non abbia delle qualità tecniche eccezionali e non fa della velocità il suo punto di forza, Billy Costacurta diviene un baluardo insuperabile grazie ad una grande intelligenza tattica, un grande senso della posizione, una ottima capacità di anticipo ed un fisico solido. Proprio queste caratteristiche gli consentono, nel tempo, di occupare tutti i ruoli della linea difensiva, permettendogli, inoltre, di ritagliarsi un posto importante nel Milan anche quando la coppia centrale era quella intoccabile formata da Maldini e Nesta.

Forse non tutti ricordano, che durante la fase cruciale della Champions League del 2002/03, il ruolo di terzino di fascia destra titolare è ricoperto proprio da lui, compresa la vittoriosa finale di Manchester contro la Juventus. Ancelotti, suo vecchio compagno nel Milan di Sacchi, sa di poter contare sempre sul veterano difensore, e negli ultimi anni vederlo giocare come esterno, sia a destra che a sinistra, non è più una sorpresa.
A permettergli di fermare gli attaccanti più sguscianti lo aiutano l’esperienza e la personalità.
L’esperienza la ha accumulata sui campi di tutto il mondo nel tempo, la personalità, invece, aveva dimostrato di averla fin dall’inizio.
Basta tornare per un attimo alla sua gara d’esordio da titolare in campionato, la seconda in assoluto (l’esordio ufficiale è stato nella trasferta di Verona del 25 ottobre): il 20 dicembre 1987 il Milan affronta il derby con l’Inter con il suo capitano Franco Baresi squalificato.
Arrigo Sacchi schiera al fianco di Filippo Galli il giovanissimo Costacurta, facendo nascere in noi tifosi una sorta di paura collettiva.
Il Milan vince 1-0, ed una grande prestazione fece conoscere a tutti quel ragazzino di Orago e le sue qualità.

A partire dalla stagione successiva Billy diventa il partner fisso di capitan Baresi, facilitato anche dai tanti infortuni accorsi a Filippo Galli, e quella maglia da titolare non la sfila più. Una carriera infinita, interminabile, fatta di eroiche “campagne di conquista” che lo hanno reso uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi, con i tanti trionfi conseguiti: 7 scudetti, 5 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 3 Supercoppe Europee, 1 Coppa Italia e 5 Supercoppe nazionali.

E come se non bastasse, col gol segnato nell’ultima gara della sua carriera (contro l’Udinese il 19 maggio 2007) è il giocatore più anziano ad aver mai segnato in serie A coi suoi 41 anni e 25 giorni, e che disputando nel 2006 ad Atene la gara contro l’Aek detiene il record di calciatore più vecchio mai sceso in campo in Champions League all’età di 40 anni e 211 giorni.
Nonostante i tanti trofei vinti, il rapporto fra Costacurta e le finali non è stato comunque sempre idilliaco.
Nelle 21 stagioni con la maglia rossonera, il difensore, nato il 24 aprile 1966, ha vissuto complessivamente 36 finali: di queste 9 non le ha giocate, mentre 27 sono state quelle che il giocatore lombardo ha disputato sul campo, con un bilancio di 19 vinte, 6 pareggiate (partite di andata e ritorno) e 11 perse.

La prima finale in assoluto giocata da Costacurta è anche indimenticabile: è il 24 maggio del 1989 e il Milan di Sacchi travolge 4-0 al Camp Nou di Barcellona lo Steaua Bucarest. Billy, che proprio in quella Coppa dei Campioni si è imposto a livello internazionale, poi da difensore centrale accanto a Baresi, parte titolare e gioca una bella gara, venendo poi sostituito al 74' con Filippo Galli. Non dimenticherà mai quelle emozioni.
"È la finale più bella tra quelle vinte. Non c’è mai stata una partita in cui i tifosi abbiano influito così tanto. Li avremmo battuti anche in undici contro ventidue. Sotto la guida di un genio come Sacchi abbiamo imparato a muoverci come una persona sola. Tutto iniziava con Van Basten e Gullit, i primi a farsi un mazzo così”. (A. Costacurta)
Chiusa l’attività agonistica ha intrapreso la carriera da allenatore, un anno lo ha vive come collaboratore di Carlo Ancelotti al Milan per poi sperimentare la professione da allenatore a Mantova. L’avventura mantovana dura pochi mesi e secondo la mia opinione gli è servita per capire che quel mondo non fa per lui. Negli ultimi anni fa parte del team di Sky sport, ora io non mi addentro in giudizi sul suo operato, anche se devo dire che qualche uscita verso la nostra squadra mi ha lasciato interdetto. Mi sono semplicemente limitato a provare a descrivere la sua carriera in rossonero, e nel rettangolo di gioco ha meritato di entrare nella Hall of fame del Milan.
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