top of page
Immagine del redattoreMassimo Volpato

Il der Italianer

di Massimo Volpato




Ero piccolo e sfogliavo gli album panini del Milan di mio padre, e un giorno restai colpito da un giocatore alto, con i capelli biondi e questa maglia a righe sottili rossonere. Provai a leggere il nome, ma io che ero piccolino ed il nome era impronunciabile.

Papà chi è questo Karl Heinz?” chiesi, mio padre emozionato perché ritornava ai suoi vent’anni quando poteva ammirare quella meravigliosa squadra, rispose “Schnellinger? Un grande terzino del Milan.” E così io m’imbattei per la prima volta in quel giocatore teutonico.

Come il suo erede Maldini, Schnellinger è un destro naturale che si adatta a giocare a sinistra, giocatore dotato di una buona tecnica ma, soprattutto, di ottime qualità fisiche ed atletiche. Tanto che da essere soprannominato “Volkswagen” dal paron Rocco per le sue grandi qualità atletiche. Nonostante Karl Heinz sia un tedesco tutto d’un pezzo è molto legato al nostro paese, tanto da aver scelto di vivere e lavorare nel nostro paese anche dopo il suo ritiro dall’attività agonistica. Ma la cosa che mi piace evidenziare è il suo grande attaccamento, che ancora oggi sente nei confronti della nostra squadra e dei suoi colori.

« Il Milan lo porto dentro come una maglia. Mia moglie Ursula va sempre a San Siro. Io non ce la faccio, soffro troppo .Sto male io quando non segnano, quando non vincono. Comincio ad agitarmi e a sudare. Dalla mia faccia non si direbbe, io sono sempre uguale. Ma dentro sto malissimo. Ed allora me lo vedo alla tv e quando sento la difficoltà vado in cucina, mi faccio un caffè e mi fumo una sigaretta. E spero...». (K.H. Schnellinger)


Nulla da dire un vero cuore rossonero, innamorato dei nostri colori e queste sono frasi che fanno entrare i calciatori nel cuore di un tifoso, per sempre!

Il feeling con il nostro paese ha rischiato di andare in fumo in una notte d’estate, precisamente il 17 giugno 1970, quando al 90’ della semifinale dei mondiali messicani tra l’Italia e la Germania Ovest segna il gol dell’1-1.

Gol che poteva infrangere sul filo di lana il sogno degli azzurri di arrivare alla finale contro il Brasile di Pelè.


Ma italiani e milanisti non si arrabbiarono con Schnellinger, perché alla fine l’Italia grazie al gol del suo compagno e capitano in rossonero Gianni Rivera vincono lo stesso, ma soprattutto, perché quel gol trasformò quella partita, nella “partita del secolo”, la stratosferica Italia-Germania 4 – 3.

Il suo gol rimandò tutto ai supplementari, ma senza quel gol non si sarebbe mai dato avvio ad una “giostra” di cinque gol in mezz’ora, per dei supplementari da leggenda.


"E’ stato un regalo di Dio. Se mi ricordano ancora è per quel gol...E' un ricordo splendido che mi ha accompagnato per tutta la vita". (Schnellinger) La cosa che lascia stupefatti e' che fare gol non è mai stato il suo forte: quello dell’Azteca è stato l’unico gol realizzato con la maglia della nazionale tedesca. Mentre in nove campionati in maglia rossonera ha segnato solo 3 gol in 222 presenze, tra l’altro tutti in Coppa Italia. Eppure Schnellinger era uno che in avanti ci andava spesso, soprattutto quando si trattava di dover andare sul fondo e crossare per gli attaccanti.

Karl è un giocatore che ogni allenatore sapeva di poter fare sempre affidamento, e che nonostante questa grande determinazione ed irruenza fisica interpreta il ruolo sempre con grandissima correttezza, infatti è stato espulso solo due volte in tutte le sue stagioni rossonere.

Le qualità tecniche e fisiche Schnellinger le mise in mostra fin da giovanissimo tanto che nel 1958, a 19 anni è già titolare inamovibile della Germania Ovest che partecipa ai campionati mondiali in Svezia.

Nel 1962 oltre a vincere il campionato tedesco, fu insignito del titolo di miglior calciatore tedesco occidentale dell’anno e partecipò al suo secondo mondiale, in Cile manifestazione in cui è inserito nella Fifa All – Star team del torneo e vincere il premio come miglior giocatore tedesco.


“Sono andato in Italia perché guadagnavo solo 24 marchi in Germania” (K.H. Schnellinger)


Nel 1963 viene acquistato dalla Roma, che lo paga 1 milione di marchi e a lui ne dà 300.000 subito, già alla firma, prima di girarlo in prestito al Mantova.

Come se fosse un segno del destino, il suo esordio in serie A arriva contro il Milan, il 15 Settembre del 1963. Il Mantova perde la partita 1 a 4, ma Schnellinger si fa comunque notare, con giocate di classe e una serie di tempestivi recuperi che gli valgono i primi elogi degli addetti ai lavori. La Roma così decide di riportarlo alla base e dopo un’altra annata straordinaria in giallorosso, ed il Milan decide di acquistarlo.



Siamo all’inizio della stagione 1965/66, ed inizia una straordinaria avventura che rende Schnellinger uno dei calciatori più forti e vincenti della nostra storia.

Nella foto degli album Panini di mio padre, Karl ha la maglietta con le righe rossonere strette e viene raffigurato in una posa a trequarti, e poi lei, quello che mi colpì quando ero piccolo quell’inconfondibile chioma bionda, senza ciuffi, senza creste.

La sua prestanza fisica, 1 metro e 80 centimetri per 80 chilogrammi di peso, la sua costanza nell’applicazione e il suo ottimo rendimento, gli valgono diversi altri soprannomi. Da“Volkswagen”, sino a “Panzer” e “Carlo Martello”. Mio padre mi racconta che quando il terzino tedesco esagerava spingendosi in avanti, Nereo Rocco preso dalla rabbia gli urlava: “Te lego, tedesco, te lego”.





Le sue energiche spazzate sono un marchio di fabbrica, anche in salto e di testa, con il pallone scaraventato verso il centrocampo, pronto ad essere raccolto da Rivera o da Prati. Ancora più irresistibili sono le sue scivolate a piedi uniti, quando improvviso plana sull’erba per sradicare il pallone agli attaccanti.

Col Milan di Nereo Rocco comincia un ciclo di vittorie incredibile, inaugurato con la conquista della Coppa Italia nel 66/67, proseguito con quella dello scudetto e della Coppa delle Coppe nel 67/68, della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale nel 1969.


Proprio la battaglia della Bombonera di Buenos Aires che permise al Milan di diventare Campione del Mondo per Club viene ricordata da Schnellinger come la “conquista più esaltante” della sua carriera, soprattutto per il clima in cui quella partita si giocò.

Link del mio racconto sulla partita della bombonera.


Arretrato nel ruolo di libero, negli ultimi anni di carriera rossonera riesce a conquistare altre due Coppe Italia ed a bissare la vittoria nella Coppa delle Coppe nel 1973. La stagione terminata con la delusione della “Fatal Verona” rappresenta per lui l’ultima da titolare con la maglia del Milan, anche se la sua esperienza rossonera si concluderà definitivamente l’anno successivo. Oramai la sua casa è Milano ed è lì che ha deciso di vivere con la moglie, tre figlie e quattro nipoti. Del calcio moderno gli piace poco, non sopporta i simulatori, i giocatori poco leali e i troppi tatuaggi ma soprattutto i procuratori.

Questo è stato Karl Heinz Schnellinger, un giocatore che ho imparato a conoscere grazie a mio padre, che alla fine è rimasto il Der Italiener.

249 visualizzazioni1 commento

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page