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Intervista a Cristiano Prati, figlio di Pierino indimenticabile Attaccante del Milan di Rocco

di Massimo Volpato



In questi giorni parlando con mio papà del suo Milan di fine anni sessanta mi ha chiesto: “Ma cosa aspetti a scrivere qualcosa su Pierino Prati” risposta “eh Papà la storia rossonera è lunga quasi 122 anni sai quanti giocatori” e lui “ma non mi puoi farmi aspettare così tanto per leggere qualcosa su Prati, l’unico a segnare tre gol in finale di Coppa Campioni”.

Ecco come faccio a dire di no e quindi per accontentare un autentico casciavit

ho il piacere e l’onore d’intervistare Cristiano il figlio di Pierino Prati indimenticatoattaccante del Milan di Rocco campione d’Europa e del Mondo fine anni sessanta. È stato un colloquio piacevole ed incredibile grazie alla sua

disponibilità. Qui sotto la nostra chiacchierata.


Ciao Cristiano è un onore per me poterti intervistare per e far conoscere il papà sotto un altro punto di vista, innanzitutto come stai in questo periodo abbastanza complesso che stiamo vivendo?

Grazie per la Tua /Vs richiesta. Compatibilmente con la situazione

generale , abbastanza bene per me e per la mia famiglia. Speriamo che la

situazione sia in continuo miglioramento e poco alla volta tornare alle vecchie abitudini, anche se ci sono varie nubi ancora che alleggiano. Speriamo bene.”


Che cosa suscita in te che ancora tanta gente come mio papà, tifosissimo

del Milan abbiano un ricordo così intenso, oserei direi affettuoso verso tuo padre?

“Fa un enorme piacere, la gente che incontro, di persona o sui social, in

ogni ambito, la prima cosa che mi dice: tuo papà era una Gran Persona,

Un Grande Uomo, e poi mi dicono, era un grande bomber. E sinceramente, nella vita di oggi e ancor di più nel calcio di questi tempi, sono elementi rari. Un calcio, e personaggi che hanno fatto la storia, ma umili, veri, mai personaggi oltre misura ma uomini seri e dal grande cuore.

Questi ricordi mi rendono molto orgoglioso, anche se avrei preferito

condividere di persona con lui questi valori, come spesso abbiamo fatto

in passato, perché anche quando era in vita la gente l’ha sempre ben voluto.”



Ho letto che sei tifosissimo della Fiorentina tanto da chiamare tua figlia

Viola. Il Papà ha giocato solo un anno a Firenze. Cosa ti ha colpito della

città toscana tanto da diventare tifoso?

“Mi portava allo stadio, agli allenamenti e palleggiavo con Antognoni,

Giovanni Galli, avevo 8 anni e sono episodi che ti entrano per sempre. Anni prima andavo al Tre Fontane a Roma e giocavo con i giocatori della Roma, successivamente facevamo le sfide ai rigori con papà dopo gli allenamenti a Savona. Per cui sono tifoso Viola , ma tutte le squadre in cui ha giocato papà, le porto nel cuore.”


Entriamo nel Papà calciatore, c’è un giocatore attuale che ti ricorda papà?

“Direi di no. In vari calciatori di oggi c’è un qualcosa di suo, ma non in

uno in particolare. Era un attaccante completo, destro, sinistro, forte di

testa, in acrobazia, gol di rapina e gol in manovra, punizioni, anche assist,

le prendeva e le dava. Nel calcio di oggi non ne ricordo di cosi’ completi

Un suo compagno di squadra, nonché gran allenatore Nevio Scala, nel

solito incontro/pranzo che facevano alla Panini di Milano, mi disse “io

non ho mai capito se tuo padre era destro o sinistro, tirava delle castagne

con entrambi i piedi“, stessa cosa me l’ha confermata Malatrasi altro suo

compagno.”



In quei magnifici anni sessanta, quel Milan ha vinto tantissimo, se non

sbaglio 1 scudetto, 2 Coppe Italia, 1 Coppa Campioni, 2 Coppa Coppe e 1

Intercontinentale. C’è una vittoria a cui il papà era più legato o ricordava di

più di altre?

“Sicuramente la finale di Madrid , non solo per la tripletta in finale, ma

per il percorso che aveva portato a quella partita. Praticamente giocarono tre finali. Andare a vincere fuori casa con il Celtic (impresa in quel periodo) e eliminare il Manchester di Best, Charlton campione in carica non era cosa di poco conto. E poi la partita/rissa alla Bombonera in coppa Intercontinetale con l’Estudiantes, ma di quella partita aveva pochi ricordi, essendo uscito dopo poco l’inizio per commozione cerebrale, più che altro la ricordava per le botte prese in campo...una vergogna!!”

Che emozioni e sensazioni portava il papà di quella meravigliosa serata di primavera del 1969?

“Sentiva che era la sua serata, aveva ottime sensazioni. Giorni prima andò in una concessionaria a Milano dove c’era una macchina che gli piaceva , entrò e disse al proprietario: ” tienimi via quella macchina chese mercoledì prossimo va come dico io vengo a prenderla”..e cosi fu!!

E poi mi disse che nel riscaldamento aveva provato a calciare con i palloni della finale che erano tutti bianchi, ma molto leggeri, e che partivano dei missili, e fra sé disse,stasera tiro da fuori!! Il secondo gol è magnifico.”



Pierino ha avuto tantissimi compagni di squadra nei suoi anni rossoneri

con chi ha legato di più e con chi è rimasto in contatto anche una volta

finito con il calcio giocato?

“Aveva buoni rapporti con tutti. Mi ricordo che parlava spesso e si vedeva in vari eventi con Anquilletti, Gino Maldera, Lodetti, Rivera,Trapattoni, Sormani , Malatrasi.”


Siete rimasti in contatto con qualcuno di loro? Anche dopo la morte?

“Erano rapporti per lo più tra ex compagni, che si ritrovavano in qualche evento, al di fuori delle famiglie. Per cui non ho rapporti.”



Nel 1973 finisce la lunga storia d’amore tra il papà e il Milan finisce e si trasferisce a Roma come ha vissuto quel momento di distacco dalla sua

squadra del cuore?

“Ci rimase molto male, perché era nato nel Milan, aveva fatto tutta la trafila nelle giovanili, i prestiti, era tornato, con tenacia era esploso e in tre anni aveva vinto tutto con la sua squadra e quasi tutto con la nazionale,si sentiva una colonna.

Dopo Rivera, se si pensava al Milan di quei anni c’era Lui. Però da subito il rapporto con Buticchi, il presidente di quel periodo non fu buono. Papà aveva la pubalgia, che all’epoca era un infortunio insidioso e lungo da guarire, sembrava essere passata e poi di botto ritornava. Per il presidente era invece un malato immaginario, la verità èun’altra. Buticchi aveva bisogno di soldi, e siccome Rivera era intoccabile, l’unico che aveva mercato e valeva era papà e così decise di cederlo, per ripagare debiti di gioco come confermato dal figlio Marco in un libro (Casa di mare). “



Che cosa ha trovato Papà a Roma che a Milano non aveva?

"A Roma si vive per la magica è un rapporto quasi fisico, anche se non ha vinto nulla è stato l'idolo degli anni 70. a Milano pur essendo attaccanti è normale vincere."


28maggio 1969 penso che sia una data storica sia per la storia del Milan e

soprattutto per Papà, quella sera diventavano campioni d’Europa

annichilendo l’Ajax di Cruijff grazie ai suoi tre gol. Papà cosa ti ha

raccontato le emozioni di quella sera?

“Come detto precedentemente, sentiva che era la sua serata, anche se a dire il vero non iniziò benissimo. Dopo pochi minuti prese un palo ma da li in poi fu una cavalcata incredibile. Il suo marcatore era Suurbier , nazionale olandese ed uno dei più forti difensori dell’epoca, ha dichiarato in un’intervista

recente che l’attaccante che lo ha messo più in difficoltà nella sua carriera era stato: “ Pierino Prati del Milan”


Secondo te Cristiano o secondo papà qual era il segreto di quella

meravigliosa squadra?

“Il gruppo incredibile che aveva creato Rocco. Mix tra vecchi e giovani che

in per tre anni vinse tutto.Amici in campo e rispettosi dei propri ruoli.”


Che cosa rappresentava per tuo padre la figura di Nereo Rocco?

Il rapporto con Rocco fu molto speciale. All’inizio non credo che gli

piacesse molto mio padre, ma era il suo modo per spronarlo e migliorarsi.

Rocco era un gran Uomo, fine, pungente, che sapeva gestire ilgruppo e fargli tirar fuori il massimo. Personaggio incredibile che andrebbe studiato e fatto conoscere a chi non sa cosa ha rappresentato

per il calcio di quegli anni.”


Hai qualche aneddoto da raccontare tra tuo papà e il Paron?

“Ne ho una valanga. Rocco è stato un mito anche per questo oltre ad essere un

vincente.

Famosa è stata la presentazione a lui di mio padre, amichevole all’estero e

a Rocco portano un giovane con capelli lunghi, vestito di velluto rosso e

anelli alle mani, “sig.Rocco , questo è Prati disse un accompagnatore, Nereo rispose aspetto il Prati calciatore, non il cantante, questo portalo da dove è

venuto”


oppure


allenamento “Ragazzi facciamo questo esercizio , non so perché si fa, ma

dicono che faccia bene e lo facciamo anche noi” e tutti a ridere.


Oppure


Finale di Madrid, la sera prima Rocco, parla alla squadra, su un foglio c’è il

disegno delle due formazioni Milan e Ajax con i nomi dei giocatori. Rocco

inizia, e distribuisce le marcature, tu prendi questo, tu prendi questo e così via. Alla fine rimane un nome: Rocco:”cavolo e mo che facciamo” una voce si alza e dice .”Mister quello è l’arbitro” e il Paron:”a meno male”


Oppure


Rocco aveva il premio doppio a vittoria. Per mio padre, la stagione 67-68

inizia cosi così prime 6 partite 0 gol , alcuni sbagliati abbastanza facili, non sempre viene schierato titolare. Rocco in settimana gli parla e dice “se vai avanti così ti rimando in prestito a Savona” Papà: ”mister ho capito ,anzi domenica faccio gol e le pago 2 bottiglie di Champagne” da li in poi 22 gol, in 38 partite tra campionato e coppe ,

capocannoniere e scudetto...e tante bevute di champagne!!



Papà ha fatto parte del gruppo che nel 68 giocando le due partite contro la

Bulgaria segnando un gol sia all’andata che al ritorno, la semifinale della

monetina con l’Unione sovietica, la prima finale con la Jugoslavia e

rimanendo in panchina nel ripetizione? Che ricordi ha di quella

manifestazione?

“Ne andavo molto fiero, perche fino a quest’anno è stato l’unico Europeo

vinto dall’Italia. Poi il gol fatto a Napoli contro la Bulgaria, in tuffo di testa a

pelo d’erba , molti mi dicono che sia stato uno tra i più belli ed importanti

gol realizzati in maglia azzurra.”


Mentre purtroppo a Messico 70 il Ct Valcareggi non lo considera

lasciandolo per tutta la manifestazione in panchina. Immagino il

rammarico di Pierino. Cosa ti ha raccontato della rassegna iridata?

“Effettivamente è l’unico cruccio di una carriera straordinaria .Già la

convocazione era stata rocambolesca. Anastasi convocato, accidentalmente

si infortuna; vengono chiamati Boninsegna e Prati che erano in Italia e

viene mandato a casa il povero Lodetti. Papà mi disse che voleva far capire

a Valcareggi che anche se Riva era inamovibile lui poteva starci. Prima

amichevole corre e scatta come un pazzo, dopo 20 minuti vista annebbiata,

benzina finita, non aveva considerato che era in altura e non si era ancora

acclimatato. Boninsegna andò meglio e parti titolare, il resto si sa come è

andò.”


E vero che papà prima della finale contro il Brasile si è avvicinato al ct

Valcareggi dicendogli “Mister io ho vinto tutte le finali giocate con il Milan”

“Verissimo.Pur di giocare le provò tutte.”



Una curiosità mia, dai racconti di mio papà sono sempre rimasto

affascinato dalla partita della Bombonera dove papà è stato uno dei

giocatori più colpiti tanto da uscire dopo 16 minuti perché svenuto in

campo? Quali erano i suoi ricordi di quella incredibile partita sia dentro e

fuori dal campo?

“Un po’ si aspettavano un clima caldo. Nella partita dell’andata si erano

promessi dei regolamenti di conti che rendevano la partita di ritorno complicata, ma non a questi livelli: sottopassaggio, dagli spalti pioveva

caffè bollente, sputi, sassi, insulti, ecc. In campo gli avversari calciavano i palloni addosso, di continuo, e se li incrociavi sputi ed insulti. E’ stata veramente una guerra, tanto da far cambiare il regolamento e far disputare la finale in partita unica in paesi terzi ..(Giappone).”


Tuo padre è stato molto vicino al Milan, facendo spesso commuovere molti

tifosi per il modo in cui manifestava il suo attaccamento ai colori anche

molti anni dopo aver smesso di giocare. Ci puoi raccontare qualcosa sul suo legame con il Milan negli ultimi anni?

“Papà faceva le scuole calcio per il Milan in giro per l’italia ed anche all’estero, oltre a fare da uomo immagine in alcuni eventi. Come dicevo era un uomo umile, vero, semplice, di poche parole ma dai grandi valori, che ha cercato di fare la sua professione sempre al massimo, con serietà e professionalità.

Ci sono vari video su youtube dove spiega alcuni segreti per essere un

buon attaccante, supporta un bimbo un po’ in difficoltà con dei compagni

un po’ cattivelli, tutte situazioni in cui traspare la sua umanità. Poteva

fare il personaggio, ma non l’ha mai fatto.”



A me piace pensare che una società come il Milan non abbandoni i suoi

eroi, il Milan come società è stato vicino a papà?

“A parte quello detto in precedenza, nessuna cosa in particolare. Credo

che il calcio di oggi viaggi, come la società, a velocità elevata, e si perda

il contatto con valori e simboli veri. Solo dopo ce ne rendiamo conto.”


Mi sapresti spiegare com’è vivere con un papà così famoso? Perché a me

da sempre la sensazione che a volte si può essere schiacciati da tanta

personalità.

“In effetti è abbastanza pesante, anche perché io ho giocato a calcio, e fino a poco tempo fa, anche quando avevo 40 ann , e giocavo in categorie dilettantistiche basse , per alcuni giocavo perché ero il figlio di.

Mio padre sarà venuto a vedermi 5, 6 volte in 25 anni di carriera sui campi

di provincia, e non ha mai spinto per farmi giocare.

Comunque devi dimostrare due volte il tuo valore; quando ero un ragazzino è stato sicuramente un peso. Nonostante tutto ho fatto la mia carriera tra i

dilettanti, togliendomi diverse soddisfazioni.”




Cristiano quale qualità umana pensi di aver preso, o quale pregio pensi di

aver ereditato da papà?

“Come dicevo era un uomo umile, vero, semplice, di poche parole ma dai grandi valori, che ha cercato di fare la sua professione sempre al massimo, con serietà e professionalità ,e sono i valori che cerco di portare avanti. Agli altri il dire se ce l’ho fatta.”



Sono oramai quasi 2 anni che Pierino non è più con voi. Quanto ti manca

Papà?

“Un anno e mezzo per la precisione, mi sembra ieri quel maledetto lunedi.

Mi manca moltissimo, mancano le nostre serate, con il suo amico Bruno, Idà a vedere e discutere sulle partite di coppa e campionato A cena a gustare i

manicaretti della moglie Bruna, con i figli Beppe,Vanessa e Valentina.

I sabati sera con Viola e mia moglie Simona a mangiare carne, i pomeriggi

dove tutto orgoglioso spiegava alla sua nipotina il come far crescere frutta

e verdura nel suo amato orto, vederlo sul trattorino a tagliare l’erba, manca

tutto questo, manca il papà Pierino Prati.

Purtroppo in 15 gg la situazione è precipitata , con alcune complicanze

pregresse divenute ingestibili; la situazione della pandemia ha aggravato il tutto;mi sono prodigato in ogni modo, purtroppo non è servito.”


Siamo arrivati alla conclusione della chiacchierata con Cristiano dove abbiamo cercato di ricordare Pierino come giocatore ma anche come padre e nonno. Ringrazio Cristiano per la disponibilità nel raccontarci il suo amato Papà. E per l’ennesima volta ho avuto la conferma che quel gruppo forgiato da un altro grande uomo come il Paron, aveva dei valori umani molto elevati e che i loro figli stanno portando avanti in modo egregio. Grazie Cristiano per che grazie a te ho fatto contento anche il mio papà che per quella squadra ha una passione sconfinata. Grazie ancora

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