di Massimo Volpato
Personaggio molto controverso, guascone e scontroso in campo, quanto timido fuori dal campo, caratteristiche che hanno un nome ed un cognome: Sebastiano Rossi. Personalmente non l’ho mai amato molto, forse proprio per questo suo modo di atteggiarsi in campo, ma questo non toglie che sia stato uno dei più grandi portieri rossoneri al pari di Ghezzi, Cudicini, Albertosi, G. Galli, Abbiati e Dida. Ovviamente parliamo degli inizi degli anni novanta, con l’avvento dell’era Capello, nasce il mito degli “Invincibili”: quelli che hanno vinto tre scudetti consecutivi, quelli che hanno vinto un campionato senza perdere mai, quelli che non hanno perso per 58 partite consecutive, quelli che per tre anni vincono senza la concessione di un calcio di rigore, e quando glielo concedono si permetto il lusso di sbagliarlo, insomma quella squadra che non perde neanche a volerlo. Ed in tutto questo Seba Rossi si convince veramente di essere “invincibile”, al punto da strappare al mitico Dino Zoff il primato di imbattibilità della propria porta in campionato che resisteva dalla stagione 1972/73 con 903 minuti portandolo a 929’, record battuto poi da Buffon nella stagione 2014/2015 portando il record 974 minuti.
“Io la nazionale la strameritavo, stavo bene, strano poi…C’era la difesa del Milan, il centrocampo del Milan, l’attacco del Milan. Perché non c’era il portiere del Milan? Io quei rigori con il Brasile…Chissà…li Paravo?” (S. Rossi)
Forse proprio l’irascibilità del suo carattere non gli ha permesso di ottenere, al di fuori dei confini rossoneri, quei riconoscimenti che avrebbe meritato, come ad esempio la possibilità di mettere in mostra le sue eccezionali qualità in Nazionale. Ma in quegli anni, gli sono stati preferiti Angelo Peruzzi e Gianluca Pagliuca, portieri a cui Rossi non ha nulla da invidiare. Anzi, si può tranquillamente affermare che tra il 1991 ed il 1994 Seba Rossi è uno dei migliori portieri a livello europeo e mondiale.
Ai mondiali americani Sacchi gli preferisce Pagliuca, Marchegiani e Bucci, solo successivamente alla competizione iridata il numero 1 rossonero è convocato ma soltanto in due occasioni, senza mai scendere in campo.
Portiere dalle doti fisiche eccezionali, dalle ottime qualità tecniche, da un grande senso del piazzamento, Rossi ha trascorso al Milan dodici stagioni, e mette soprattutto in mostra un grande carattere ed una grandissima determinazione.
Non sono stati pochi i portieri che in quegli anni novanta si presentano a Milanello con l’etichetta di “potenziale titolare”, soprattutto perché, per diversi e spesso anche misteriosi motivi, le guide tecniche e la dirigenza ritengono che fosse necessario affiancare al portiere romagnolo, un portiere di più sicuro affidamento.
Vuoi per l’età, vuoi per un tentativo di ringiovanirsi nel ruolo, vuoi per le mode del momento, il Milan decide di affidare la difesa della propria porta ad una schiera innumerevole di estremi difensori, da Pazzagli ad Antonioli, da Taibi a Lehmann, a Pagotto passando per Abbiati e Dida dei primi anni, ma la storia alla fine è sempre la stessa. Rossi se ne sta lì a lavorare in silenzio credendo fortemente nei propri mezzi e perfettamente convinto che alla prima occasione che gli viene data la maglia da titolare sarebbe tornata ad essere indiscutibilmente sua!
Ci sono molti giocatori che fanno bene in provincia o, comunque, in squadre di media levatura, ed una volta giunti alla corte di una grande squadra come il Milan, non riescono a confermare le attese, ad esprimersi al meglio ed a reggere le pesanti pressioni dell’ambiente.
Ecco, Sebastiano Rossi è l’esempio lampante di cosa voglia dire essere un giocatore da grande squadra, di cosa significhi trarre dalla concorrenza gli stimoli per migliorarsi sempre, di cosa significhi portare dalla sua parte la pressione che allenatori, dirigenti, giornali e tifosi esercitano in ogni calciatore professionista.
Insomma, il buon Seba è riuscito a conquistare la maglia da titolare e, soprattutto, il cuore dei tifosi rossoneri che non hanno mai smesso di ammirare quella capacità di tirarsi fuori e di tirare fuori il Milan, dalle situazioni che sembrano, calcisticamente parlando, disperate!
Sebastiano Rossi nasce a Cesena il 20 luglio 1974, e dopo aver preferito il calcio al basket (198 cm per 95 kg), comincia proprio in Romagna la sua splendida avventura.
Dopo aver militato nelle giovanili del Cesena dove con Sacchi allenatore della Primavera diventa campione d’Italia nel 1982, Rossi gioca a Forlì, nel Cesena, nell’Empoli e nella Rondinella prima di tornare definitivamente nella squadra della sua città, dove diventa per quattro stagioni titolare fisso, ed esordisce in serie A il 13/09/1987 in Cesena-Napoli.
Nell’estate del 1990 il suo maestro, Arrigo Sacchi, lo vuole al Milan per fare da riserva ad Andrea Pazzagli e sostituire in rosa Giovanni Galli. Pazzagli reduce dalla famosa “alternanza” della stagione 89/90 con Giovanni Galli, nella quale, il portiere toscano, alterna pregevoli prestazioni a grossolani errori, attribuibili all’eccessiva pressione a cui è sottoposto. Nella stagione 90-91 il buon Andrea, finisce col pagare a caro prezzo la concorrenza di Sebastiano Rossi, inizialmente titolare solo nelle gare di coppa Italia. Il 6 marzo 1991, 3 giorni dopo un roboante 4-1 inflitto al Napoli a San Siro, a Milano arriva l’Olympique Marsiglia per giocare l’andata dei quarti di finale della coppa campioni. Quella partita, segna la fine dell’era del Milan di Sacchi e l’inizio di una crisi di due settimane, che dopo l’1-1 di San Siro contro i francesi, finìsce col travolgere Andrea Pazzagli, non esente da critiche nella sconfitta di Genova con la Sampdoria, e soprattutto dopo la sconfitta del 17 marzo contro l’Atalanta a Milano. Fu proprio la partita con i bergamaschi l’ultima da titolare di Pazzagli. Il 20 marzo al Velodrome di Marsiglia, Arrigo Sacchi, nella partita di ritorno con i francesi, lancia quello che a tutti gli effetti, nella sua mente, è ormai il titolare della porta del Milan: Sebastiano Rossi. Ma la notte viene ricordata per altro e ben più clamoroso motivo. Il 24 marzo 1991, quattro giorni dopo il fattaccio di Marsiglia, Sebastiano fa il suo debutto in campionato con la maglia del Milan. L’esordio avviene addirittura nel derby contro i cugini nerazzurri. Il Milan vince per 1-0 grazie a una rete di Marco Van Basten. La grinta, la freddezza, uno splendido intervento in presa aerea su una punizione di Lothar Matthaus e le uscite perfette per scelta di tempo e coordinazione, danno il via alla lunga permanenza tra i pali della porta rossonera.
Nella stagione 1991/92 sulla panchina milanista arriva Fabio Capello, ed a difendere la porta in quella che è una lunga e trionfale cavalcata rossonera verso lo scudetto viene confermato proprio lui.
Il Milan è spettacolare, non perde una partita, segna 74 reti e ne subisce solo 21.
Nasce la leggenda degli Invincibili, con una difesa che con Rossi in porta e Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini è praticamente imperforabile.
Nella stagione successiva (‘92/’93) Capello decide di lanciare come titolare Francesco Antonioli. Il portiere proveniente dal Monza si mostra poco esperto ed indeciso in molte occasioni come nel gol subito nel derby da De Agostini, ma nonostante tutto Capello rinnova la fiducia al giovane portiere.
La domenica dopo il derby arriva il grande scontro diretto contro la Juventus a Torino.
Al 19’ Antonioli in uscita si procura un infortunio alla spalla e deve lasciare il posto a Rossi.
E qui la storia del portiere cesenate cambia nuovamente, mentre finisce quella di Antonioli con il Milan.
Il Milan va in vantaggio con Simone al ’68, ma è nel finale di partita che il portiere rossonero diventa protagonista.
L’arbitro assegna un rigore alla Juve e sul dischetto si presenta lo specialista Vialli: tiro sulla sinistra e gran parata di Rossi, il quale sulla ribattuta a botta sicura di Casiraghi compie un altro autentico miracolo.
Vince il Milan e da allora Rossi non lascia più il posto di titolare relegando Antonioli al ruolo di dodicesimo.
Rossi è in stato di grazia e in quel campionato para ben 3 calci di rigore tutti decisivi (a Vialli, a Di Biagio del Foggia ed a Ganz dell’Atalanta).
Il Milan vince il suo secondo scudetto consecutivo, e dopo aver vinto anche la Supercoppa Italiana deve però subire la delusione della sconfitta nella finale di Champions League contro il Marsiglia.
“Ricordo che tutto il pubblicò si alzò in piedi ad applaudire. Lì per lì non mi resi conto che per celebrare il mio record d’imbattibilità, ero troppo concentrato sulla partita. Ma quando ho capito, mi sono emozionato come mai nella mia vita. Un briviso lunghissimo. Meraviglioso” (S. Rossi)
La stagione trionfale è quella successiva: 1993/94. In tutte le grandi vittorie rossonere (Supercoppa Italiana, Campionato e Champions League) il nostro “Ascensore Umano” ci mette il suo zampino.
Il Milan del campionato è poco spettacolare (segna solo 36 gol), ma fa molto affidamento sulla sua imperforabilità difensiva.
E’ in questa stagione che Sebastiano Rossi stabilisce il nuovo record di imbattibilità.
Tra il minuto 37 della sedicesima giornata di Milan-Cagliari (gol di Villa) ed il minuto 66 della ventiseiesima giornata di Milan-Foggia (gol di Kolyvanov) Rossi non subisce nessuna rete e con 929 minuti strappa il record che appartiene allo juventino Zoff .
Al minuto numero 904 tutto San Siro si alza in piedi e gli regala un lungo applauso all’indirizzo del portierone rossonero che ringrazia commosso. Se è vero che la linea difensiva contribuisce molto all’ottenimento di quel record, è anche vero che in non poche occasioni Seba compie degli autentici miracoli.
Il fatto che durante i novanta minuti non è molto impegnato, rende tutto difficile perché deve sempre essere attento in quelle poche occasioni in cui viene chiamato in causa. Cosa non trascurabile o di poca importanza perché essere decisivo solo su un tiro è molto più complesso di un portiere sempre sollecitato dagli avversari, in questo Rossi è il migliore al mondo.
Oltre alla conquista dello scudetto, il Milan vince anche la Champions League ad Atene in finale contro il favoritissimo Barcellona. Grande partita di tutta la squadra, ed anche in quella circostanza la porta di Rossi rimane inviolata. La stagione successiva (1994/95) non è felicissima sotto l’aspetto dei risultati, il Milan vince solo la Supercoppa Europea contro l’Arsenal, ma la stagione del numero uno è comunque di buon livello. La quinta stagione consecutiva di Capello (‘95/’96) si conclude con l’ennesima conquista dello scudetto, il quarto in cinque anni, ed ancora una volta il tecnico friulano può fare grande affidamento sulla straordinaria solidità del suo estremo difensore (solo 24 i gol subiti). La stagione 96-97 è un incubo che coinvolge tutti, persino Arrigo Sacchi, richiamato per sostituire Oscar Tabarez il 2 dicembre 1996, dopo la clamorosa sconfitta del Milan per 3-2 a Piacenza contro la neopromossa squadra locale. Il Milan termina undicesimo il campionato di serie A, dopo aver perso tutto ciò che poteva perdere, anche l’orgoglio e la faccia dinanzi ai propri tifosi il 6 aprile 1997 nella sconfitta interna per 6-1 contro la Juventus campione d’Europa di Marcello Lippi. Sebastiano Rossi, nel mirino delle critiche, vince una nuova alternanza, col giovane portiere dell’under 21 italiana Angelo Pagotto, anche lui finito nel tritacarne e ceduto a fine stagione. Non va meglio nel 97-98. Fabio Capello, come scritto in precedenza, di ritorno da Madrid, non riesce a guarire i mali del Milan. La minestra riscaldata purtroppo è di pessimo gusto. Il portiere arrivato da Piacenza, prodotto del vivaio rossonero, Massimo Taibi, fallisce dopo mezzo campionato trascorso come titolare. Qualche papera di troppo e Sebastiano Rossi si ritrova nuovamente titolare per tutto il girone di ritorno del campionato 97-98. Ma anche lui è ben lontano dallo stato di forma e reattività da recordman del campionato italiano. Quel campionato si conclude con un decimo posto e il ritorno nelle competizioni europee sfuma persino con sconfitta nella finale di coppa Italia contro la Lazio. La sconfitta in coppa Italia dà il via ad un’altra rivoluzione. Si rompe col passato, e la squadra è affidata all’emergente Alberto Zaccheroni. Il Milan vince uno scudetto incredibile, in rimonta sulla Lazio all’ultima giornata. Dopo l’esperienza nefasta di Lehmann , alla sesta giornata la porta viene affidata ancora una volta a Seba Rossi.
Ma il 17 gennaio 1999 si verifica l’episodio che condiziona in negativo il resto della sua carriera in rossonero, da quel giorno inizia una lenta discesa. La fiducia riposta dalla società in Sebastiano, è tradita. In campo a San Siro il Milan e il Perugia per l’ultima giornata del girone di andata. Sul punteggio di 2-0 per i rossoneri, al 90° minuto, gli umbri godono di un calcio di rigore, che viene trasformato dal centrocampista della nazionale giapponese Hidetoshi Nakata. Quello che accadde successivamente è incredibile. L’attaccante perugino Bucchi va di corsa verso la porta per raccogliere il pallone nella rete e portarlo a centrocampo per affrettare il gioco, operazione che gli fu impedita da un gancio destro all’altezza del collo da parte del portiere romagnolo. Bucchi resta a terra dolorante, mentre intorno a Sebastiano si scatena un furioso parapiglia. Non contento Rossi si reca da Bucchi sollevandolo di peso da terra mentre l’arbitro Bettin, disorientato e assente ingiustificato durante gli avvenimenti, andava a confrontarsi sull’accaduto col suo collaboratore di linea rivolgendo poi il cartellino rosso al gigante di Cesena. Una svolta importante della stagione del Milan e una triste macchia per la carriera dell’“ascensore umano”. Il giudice sportivo usa la mano pesante attribuendo 5 giornate di squalifica che costringono Alberto Zaccheroni a lanciare quella che sarebbe diventata la rivelazione della stagione, uno dei simboli dello scudetto più sorprendente dell’epoca Berlusconiana, Christian Abbiati, da terzo portiere a primo e inamovibile, protagonista di interventi prodigiosi e nuovo beniamino del pubblico rossonero. Le presenze maturate al Milan nel torneo 1998-1999 furono comunque sufficienti a Rossi per fregiarsi, per la quinta e ultima volta in carriera, del titolo di campione d’Italia. È ancora la riserva di Abbiati nella stagione successiva, nella quale è anche messo fuori rosa per un violento scontro verbale con l’allenatore Zaccheroni e l’amministratore delegato Adriano Galliani. Ma questo non gli impedisce di compiere l’ennesimo miracolo: chiamato in causa in pochissime occasioni (5) è ancora protagonista.
A S.Siro arriva il fortissimo Parma, il Milan vince 2-1 (doppietta di Boban), ma al 90’ l’arbitro decreta un rigore per il Parma. Siamo sotto la Sud e sul dischetto va Crespo: sulla sua battuta angolatissima sulla destra il portierone romagnolo compie l’ennesimo miracolo: palla deviata in calcio d’angolo. Mucchio selvaggio dei suoi compagni ed alla ripresa della partita Rossi guarda verso la curva urlando a squarciagola il coro “Forza vecchio cuore Rossonero”!
E’ la rinascita di un amore mai sopito. Dal 2000-2001, diventa il terzo portiere rossonero, dietro anche al brasiliano Dida, ma all’arrivo di Cesare Maldini al posto dell’esonerato Albero Zaccheroni c’è l’ennesima rinascita di Superseba. La porta viene affidata di nuovo al gigante romagnolo, e nonostante un campionato mediocre, Rossi si toglie l’ultima soddisfazione rossonera. E’ lui a difendere la porta del Milan nel clamoroso e storico derby vinto dai rossoneri per 6-0 contro l’Inter. La sua ultima partita in maglia rossonera è disputata il 6 febbraio 2002 a Torino in coppa Italia contro la Juventus nell’incontro terminato 1-1. Alla fine della stagione 2001-02, conclusa senza nemmeno una presenza in campionato, lascia il Milan per andare a giocare proprio a Perugia, ironia della sorte, in serie A, dove chiuse la carriera all’età di 39 anni con le ultime 12 presenze. Col Milan disputa in totale 330 partite (240 in campionato), con un palmares di tutto rispetto fatto di 5 scudetti, 1 Coppa dei Campioni, 2 Supercoppe Europee, 1 Coppa Intercontinentale e 3 Supercoppe Italiane. Purtroppo il suo carattere spavaldo ed impulsivo a carriera conclusa lo portano ad avere qualche guaio con la giustizia e a fargli assaggiare il carcere. Ma nel cuore dei tifosi rossoneri resta sempre l’ascensore che difendeva a con coraggio la porta di quel grande Milan.
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