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LA FORZA DI UN URAGANO

di Massimo Volpato



Chi nasce ad Amsterdam, tra un giro in bicicletta ed una passeggiata con gli zoccoli fra gli sterminati campi di tulipani ed è innamorato del calcio ha un solo sogno: giocare nell’Ajax.

Frank Rijkaard ha questo sogno, ed inizia a giocare nelle giovanili dei lancieri, e quando finisce il suo allenamento si ferma a guardare i suoi idoli allo stadio DeMer, che in breve tempo, diventano i suoi compagni di squadra. Vince tre scudetti di fila e due coppe nazionali, ed arriva ad indossare anche la maglia oranje, secondo sogno di Frankie.

Nell’estate 1987 in occasione del Mundialito, organizzato da Fininvest, tra le squadre vincitrici della Coppa Campioni, Rijkaard ha il primo incrocio con la maglia rossonera. Frank arriva in prestito dall’Ajax e a guardare le partite del torneo c’è Arrigo Sacchi, l’allenatore prescelto da Berlusconi per riportare il Milan sul tetto del mondo con il bel giuoco. Sacchi guarda il ragazzo tulipano che gioca con la forza di un uragano e il tecnico se ne innamora perdutamente.

In una delle tante cene di Arcore, il Presidente, Sacchi e Galliani litigano in maniera paurosa, perché Sacchi e l’AD vogliono l’olandese in squadra, mentre il Cavaliere è fissato con l’argentino Claudio Daniel Borghi già sotto contratto con i rossoneri e girato in prestito al Como, ma autore di una stagione anonima in riva al lago.



“Non si può vincere nulla se in campo hai giocatori che non hanno la mentalità giusta come Rijkaard”, con questa frase Sacchi riesce a convincere l’imprenditore meneghino e l’allenatore da Fusignano si assume una bella responsabilità nei confronti del suo presidente.

Da quella sera per prendere Rijkaard nasce una trattativa lunga e al quanto bizzarra. Alla fine della stagione 87/88 il ragazzo ha pasticciato con le firme sui contratti e ha firmato sia con l’Ajax che con lo Sporting Lisbona nella stessa stagione, e alla fine della controversia tra le società il cartellino del giocatore è dei portoghesi. Che però tessera il ragazzo in ritardo per le competizioni europee e viene girato in prestito al Real Saragozza. Appena arrivato in Spagna s’infortuna, ponendo fine ad una stagione nata sotto la cattiva stella.

Ma la storia del ragazzo originario del Suriname sta per cambiare nuovamente, Sacchi stravede per lui e lo vuole a tutti i costi e l’idea di riproporre il trio olandese con i colori rossoneri, dopo la vittoria all’europeo 88 dei tulipani è troppo ghiotta. La trattativa ha il suo culmine all’interno dello stadio portoghese, i tifosi dello Sporting sono furiosi, cercano di ostacolare in tutti i modi la trattativa. Tanto che ad un certo punto sfondano la porta per invadere gli uffici societari, Ariedo Braida, che per fortuna aveva già tutte le firme sul contratto scappa: “con il contratto nascosto nelle mutande…”



Frank, si ambienta subito a Milano, ad aiutare il ragazzo è Gullit già suo amico fin dai tempi olandesi. Curioso che a facilitare l’inserimento è una particolare coincidenza, la prima moglie di Gullit (Yvonne) è stata compagna di banco della moglie di Rijkaard, anche se poi entrambi divorzieranno dalle consorti.

190 centimetri di altezza per 80 chili di autentica classe, visione di gioco e forza fisica. E’ il giocatore totale che completa il cerchio del calcio sacchiano. E pensare che all’inizio per l’infortunio di Filippo Galli, Sacchi lo utilizza come difensore centrale al fianco di Baresi, e avere due registi aggiunti che iniziano dalla difesa a costruire il gioco è tutt’altro che un brutto vedere. Poi il mister romagnolo si converte alla vocazione di Francolino e lo sposta a centrocampo al fianco di Ancelotti e promuove Costacurta titolare.



Mancano pochi giorni alla finale di Vienna del 23 maggio 1990, alla finale i rossoneri arrivano con meno certezze e sicurezze dell’anno prima, il campionato è appena andato con la seconda “Fatal Verona” dove Rijkaard è espulso e lo scandalo della monetina di Bergamo che colpì Alemao consegna di fatto lo scudetto ai partenopei, in semifinale di Coppa Campioni hanno eliminato con fatica il Bayern Monaco ai supplementari con un magnifico pallonetto di Borgonovo, mentre in Coppa Italia perde in finale contro la Juventus.

Rijkaard quello che parlava poco, qualche giorno prima della finale caricò i suoi compagni, mostrando le sue doti da uomo spogliatoio, e lancia una domanda provocatoria “Avete paura del Benfica? Segnerò io, vinceremo 1-0”


Queste sono le sue parole per tenere alto l’ambiente rossonero depresso dagli ultimi insuccessi. Dopo tre stagioni vissute al limite Sacchi sa che ci potrebbero essere tutti i pressuposti per il fallimento rossonero. Ad una domanda su chi poteva decidere la finale l’allenatore di Fusignano rispose “Domani ci può salvare solo Frank…”



Al minuto 68’ di quella finale viennese, Van Basten si piazza tra le linee della squadra avversaria e con il suo pennello da pittore fiammingo disegna una traiettoria perfetta per Frankie, che con la forza di un uragano taglia verso la porta:” Rijkaard, Rijkaard, Rijkaard…tiro e gol! Gol di Rijkaard! Rijkaard porta in vantaggio il Milan al ventitreesimo del secondo tempo!” (telecronaca B.Pizzul).



Il buon Frankie ed Arrigo furono felici profeti e il Milan quella sera alza la seconda Coppa Campioni consecutiva.

La carriera di Frank al Milan dura 5 stagioni, 2 scudetti, 2 supercoppe italiane, 2 Champions League, 2 supercoppe europee e 2 coppe Intercontinentali non dimenticando l’europeo 88 vinto da protagonista. Era un campione serio, di cui si è parlato sempre poco, che parlava poco, perché era un tipo silenzioso e misurato in campo.




“Se dovessi cominciare a costruire una squadra di calcio partirei da Frank Rijkaard e poi metterei giù gli altri” così parlava Sacchi. Perché ne è valsa la pena di litigare con il capo per averlo in squadra a discapito del pallino presidenziale.

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