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ROBERTO DA CISANO

Di Massimo Volpato






Estate 1986. Una folla entusiasta attende all’Arena Civica di Milano i suoi giocatori per il primo raduno estivo dell’era Berlusconi. Ad un certo punto dagli autoparlanti si diffondono le note della “Cavalcata delle Valkirie” e dal cielo scendono gli elicotteri che portano i giocatori.




Dai velivoli scende una faccia nuova, un bergamasco da Cisano, dai capelli ricci e destinato ad entrare nella storia del Milan.

Questo ragazzo tanto schivo e timido quasi a scomparire si chiama Roberto Donadoni, proviene dall’Atalanta.


“Berlusconi si è abbattuto sul calcio trasformandolo da sport a spettacolo televisivo. Donadoni è stato il primo pezzo che ci ha strappato, per di più da una nostra assidua fornitrice. Nulla sarà come prima”, così sfogava l’Avvocato Agnelli la sua delusione per il mancato approdo del gioiello orobico in bianconero.

Perché la squadra di Bergamo in quegli anni ha un rapporto solido con la Juventus e tutti i suoi migliori giocatori, come Scirea o Cabrini, alla fine vestono il bianconero. Ma quella primavera qualcosa s’interrompe, perché dopo aver rilevato il Milan da Farina, Berlusconi entra deciso sul giocatore che la Juventus con superficialità sentiva suo. Donadoni era il gioiello più brillante dell’Atalanta e oltre al Milan e Juve sul ragazzo si avventa anche la Roma.

L’Atalanta si trova in difficoltà visto il rapporto privilegiato che ha con i bianconeri di Torino, ma questa volta è diverso. Berlusconi invita l’allora presidente bergamasco, Achille Bortolozzi, a cena ad Arcore e sbroglia la situazione. Oltre all’avvocato anche il presidente Giampiero Boniperti va su tutte le furie quando le comunicazioni con Bergamo s’interrompono.

Però il giocatore neroazzurro nella trattativa per il passaggio in rossonero ci mette del suo, perché lui fa pressione sul direttore sportivo orobico per andare al Milan.


“Al di là del mio tifo per il Milan, mi specchiavo in Rivera: quasi ogni sua giocata ti lasciava a bocca aperta…quando misi le mie prime adidas Rivera, nere con strisce rosse, mi sembrava di volare.” (R. Donadoni)



Il 30 aprile 1986 per 4 miliardi di lire più i cartellini di Andrea Icardi e Giuseppe Incocciati, Donadoni da Cisano Bergamasco è ufficialmente un nuovo giocatore del Milan. Il primo smacco di Silvio alla vecchia signora è servito.

Al primo anno in rossonero s’inserisce alla perfezione negli schemi di Liedholm e nonostante i ritmi bassi riesce a dare velocità alla manovra e a rifinire l’ispiratissimo Virdis. L’allenatore svedese non finisce l’anno, viene rimpiazzato da Fabio Capello che porta il Milan in Coppa Uefa vincendo lo spareggio di Torino contro la Sampdoria.


“Sacchi rivoluzionò il calcio mentalmente oltre che tatticamente. Quel suo Milan doveva imporre sempre e comunque, anche in partitella. Per questo giocammo partite d’attacco anche al Bernabeu contro il Real Madrid.” (R. Donadoni)


Con l’avvento di Arrigo Sacchi, Roberto diventa un giocatore sempre più offensivo, è l’anno dell’undicesimo scudetto che si apre con un bellissimo gol all’incrocio dei pali nella partita d’esordio a Pisa. La stagione è una lunga rincorsa al Napoli di Maradona che si conclude con il sorpasso e il trionfo rossonero.

Tutto parte da lì, l’Europa inizia a conoscere la squadra che dominerà il palcoscenico della Coppa dei Campioni per un biennio e il ragazzo bergamasco esporta il suo talento fuori anche dall’Italia.


“Se quel giorno a Belgrado il dottor Monti, per rovesciarmi la lingua, non mi avesse quasi fratturato la mandibola, sempre che non lo fosse già e poi non mi avesse intubato subito, non sarei qui a raccontare le ore dopo quello scontro…” (R. Donadoni)


11 novembre 1988, una data che Donadoni non dimenticherà mai, si gioca il recupero della famosa partita della nebbia, e sul finire del primo tempo il numero sette rossonero ha uno scontro violento con il difensore slavo Vasilievic, il giocatore italiano cade e picchia la testa nel terreno freddo dello stadio Marakana di Belgrado, Donadoni è a terra privo di conoscenza i più vicini a lui sono preoccupati, Maldini e Costacurta piangono abbracciati, Van Basten ha le mani nei capelli.



“Roberto era senza conoscenza, con gli occhi rovesciati, i denti così serrati che non riuscivano ad aprirgli la bocca” (P.Maldini). Come racconta lui stesso è il dottor Monti a salvargli la vita sul campo intervenendo con prontezza per evitargli il soffocamento srotolando la lingua. La leggenda dice che abbia usata una penna bic.

Donadoni rimase fuori parecchie settimane dal campo da gioco, ma quando rientrò contribuì al trionfo del Milan.


“Ancora oggi tutti mi parlano della massa di tifosi che avevamo attorno, certamente li ho notati, ma se penso a quella giornata, la cosa che mi porto con me è la concentrazione che avevamo. Quel giorno non ho pensato alla sofferenza di Belgrado, pensavo solo a vincere”.

La finale è un partita a senso unico, il Milan vince 4-0 contro lo Steaua di Bucarest ritornando sul tetto d’Europa in un Camp Nou completamente colorato di rossonero. Donadoni vede il suo nome scolpito nella storia del club è questo è solo l’inizio.

21 marzo 1990, il Milan gioca la partita di ritorno a San Siro contro i belgi del Malines, la partita di andata è finita 0-0 e “Luci a San Siro” non gioca quella partita, ma quella sera il ragazzo bergamasco decide di scaldare la platea rossonera in quella freddissima notte milanese, giocando quella che tutti indicano la sua partita migliore della carriera.



“Donadoni 9. Una prestazione incredibile. Dove c’è lui, c’è il pallone. Sempre in movimento rapido, opportunista, mette ripetutamente in crisi la difesa belga, costretta a rincorrere quasi sempre al fallo. Una partita da incorniciare.” (Pagella della Gazzetta dello Sport 22 marzo 1990)


Donadoni mette in mostra il più vasto repertorio di finte, dribbling che mettono in difficoltà il mal capitato difensore belga Cljsteers, che pur di fermare il numero sette rossonero è costretto ad innumerevoli scorrettezze pur di fermarlo, ad un certo punto esasperato Roberto accenna una reazione e viene espulso, sullo stadio cala nuovamente il gelo che solo i gol di Van Basten e Simone riescono ad alleviare la delusione per quel cartellino rosso sventolato nella sua migliore serata di sempre.



La reazione costa cara al giocatore rossonero: tre giornate di squalifica e niente finale di Vienna per lui dove il Milan bissa il successo dell’anno prima battendo il Benfica.


Donadoni con i nostri amati colori vince 6 scudetti, 3 Coppe Campioni, 2 Intercontinentali, 3 Supercoppe europee, 4 Supercoppe Italiane. Questo è stato Roberto da Cisano Bergamasco un giocatore che accendeva la luce a San Siro con il suo talento, con i suoi dribbling che nessun sembra più riuscire a fare, perché non è un semplice “andare via in velocità” è altro, è uno stile, un’arte.


“Donadoni eh eh Donadoni oh oh Donadoni eh eh per sempre rossoner” dentro e fuori dal campo.


“La fortuna l’ho avuta io a trovare lui e non lui a trovare me, è sempre stato pronto a dare tutto quello che poteva e anche oltre.” (A.Sacchi)

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