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Un baffo indimenticabile

  • Immagine del redattore: Massimo Volpato
    Massimo Volpato
  • 18 mag 2021
  • Tempo di lettura: 6 min

di Massimo Volpato



Quando ricordiamo i capitani la sequenza che diciamo è: Cesare Maldini, Gianni Rivera, Franco Baresi e Paolo Maldini. E qui commettiamo un errore perché ci dimentichiamo sempre che tra il Golden boy ed il Piscinin c’è stato un‘altro capitano che ha indossato la fascia per due stagioni dal 1980 al 1982 ed ha rappresentato il Milanismo puro e genuino: Aldo Maldera.


Maldera è stato uno dei primi terzini sinistri a giocare su tutta la fascia, elegante e potente, uno dei precursori più importanti e “creativi” del suo ruolo. Aldo nasce a Milano il 14 ottobre del 1953 è il terzo dei fratelli Maldera, Luigi detto “Gino” gioca con il Milan per 5 stagioni e per questo motivo è conosciuto come Maldera III. È alto 180 cm. e pesa 73 kg. Cresciuto nelle giovanili del Milan, debutta in maglia rossonera il 2 settembre 1970, a diciassette anni, in una partita in Coppa Italia contro il Varese, ma per vedere il suo “vero” debutto in serie A bisogna aspettare il 26 marzo 1972 contro il Mantova (in quella stagione anche 1 presenza in Coppa Italia). Una stagione a Bologna col dirsi a farsi le ossa e poi ritorna al Milan, per dare inizio ad una carriera tutta a tinte rossonere che dura per 10 stagioni. La stagione 1973/74 è quella che segue la delusione della “Fatal Verona”, Maldera riesce a mettersi in luce mettendo insieme un totale di 28 presenze e segna il suo primo gol in serie A il 17 febbraio 1974 contro la Roma, a volte il destino è bizzarro.



In queste partite mette in mostra una grande capacità di difendere ma, dimostra anche di saper giocare su tutto l’out sinistro dove abbina la qualità al cross a quella della conclusione. Difensore forte nei contrasti ed abile di testa, bravo sia in marcatura che nella spinta in avanti, Maldera può giocare anche da mediano o come esterno offensivo pronto a “crossare” e a cercare il fraseggio coi compagni e non disdegnava d’andare egli stesso ad impensierire i portieri avversari.


Dalla stagione 1975/1976 diventa titolare, e da quel giorno non esce più dagli undici titolari che vestono la maglia rossonera. La stagione successiva (‘76/’77), con Marchioro allenatore, il Milan vive un autentico calvario, la squadra rossonera arriva decima rischiando di retrocedere in serie B, ma il Diavolo riesce a dare un senso a questa stagione disgraziata vincendo la Coppa Italia: il 3 luglio 1977 a S.Siro si gioca la finale tra il Milan e Inter, ed è proprio Maldera a sbloccare la partita. Il Milan vince 2-0 con il secondo gol realizzato nei minuti finali da Braglia.



Nel 1977 è l’anno della svolta per la sua carriera, sulla panchina del Milan siede l’allenatore che segna in maniera indelebile la sua carriera, tanto da convincerlo ad abbandonare i suoi amati colori rossoneri per seguirlo a Roma: il barone Nils Liedholm. L’allenatore svedese inizia a plasmare la squadra che l’anno successivo riesce a conquistare la tanto sospirata Stella. Con il modo di giocare di Liedholm Maldera si scopre goleador, in 28 partite di campionato segna ben 8 reti. Con il tempo l’intesa con Rivera inizia a dare i suoi frutti e lo schema è molto semplice: Maldera corre come un cavallo sulla fascia, passa la palla a Rivera, il capitano lo rilancia e lui conclude a rete. Schema semplice ma redditizio.



Questa intesa si rivela l’arma vincente nella stagione 1978/79, quella della conquista del tanto sospirato decimo scudetto. Il Milan in quel campionato parte molto bene vincendo 5 partite consecutive, e dopo la sconfitta con la Juve, alla settima giornata si gioca il derby. Il 12 novembre ’78 è il giorno che dà la consapevolezza al popolo rossonero sulle possibilità di scudetto del Milan. Dopo lo 0-0 del primo tempo, al 49’ con un perfetto colpo di testa è proprio “Aldo Gol” a segnare il gol decisivo per il Milan che fa suo il derby. Da lì la marcia verso lo scudetto si fa in discesa. E riesce a domare un Perugia che termina imbattuto quel campionato. Molti sono i protagonisti di quella cavalcata tricolore, Albertosi, De Vecchi, Chiodi, Bigon, Baresi, Buriani ma tra tutti è proprio il nostro Aldo Maldera l’assoluto protagonista perché riesce a segnare 9 reti in 30 partite, e per un difensore scusate se è poco. Alla fine il terzino rossonero è il secondo marcatore del Milan alle spalle di Bigon che di reti ne realizza 12. La stagione per Aldo è esaltante: segna anche 3 gol in Coppa Italia ed 1 in Coppa Uefa. Numeri di una stagione strepitosa che convincono il Ct Bearzot a convocarlo tra i 22 nazionali che partecipano ai mondiali in Argentina.



Purtroppo la sua avventura in nazionale sarà molto breve e si conclude con appena 10 gettoni in maglia azzurra, perché nel suo ruolo il ct friulano gli preferisce il giovane rampante Cabrini e i risultati daranno ragione a Bearzot. L’anno successivo con lo scudetto sul petto il Milan si classifica al terzo posto, ma la stagione è caratterizzata dallo scandalo scommesse che ahimè coinvolge anche il Milan che viene penalizzato con la retrocessione a tavolino in serie B Ed è in questa stagione che Maldera dimostra il suo grande amore verso i nostri colori e la nostra storia. Aldo decide di non lasciare il Milan, e dopo l’addio di Bigon e di Rivera nell’anno dello scudetto, assume la responsabilità di guidare con la fascia da Capitano il Milan nel campionato della risalita verso la serie A. Questo atto d’amore verso il Milan significa per il giocatore milanese anche il definitivo addio alla sua carriera in Nazionale. In quel primo campionato cadetto Il Milan ritorna in Serie A abbastanza agevolmente dove Aldo segna 3 gol in 31 partite.



Il Milan torna in A, ma purtroppo la sua stagione è disastrosa e culminerà con la seconda retrocessione nella serie cadetta, e stavolta avviene sul campo, nonostante una rimonta finale (con Galbiati allenatore) che è vanificata solo nei minuti finali dell’ultima giornata a causa di un “truffaldino” pareggio del Genoa a Napoli. Dopo la seconda retrocessione e dopo dieci anni di gloriose corse lungo quella fascia, Maldera non se la sente più di continuare nella sua avventura rossonera, e decide di cedere al richiamo del suo maestro Liedholm che lo porta alla Roma dove vivrà tre stagioni esaltanti, culminate con la conquista di uno scudetto, una Coppa Italia e con la finale di Coppa dei Campioni, che purtroppo per lui è costretto a saltare per squalifica a causa di un cartellino giallo rimediato nella semifinale di ritorno contro il Dundee United, la partita della grande rimonta. Anche nella Roma divenne presto un intoccabile, Liedholm pur di farlo giocare è capace di inventarsi Sebino Nela terzino destro. Entrambi i giocatori beneficiarono di quella scelta. Soprattutto Nela che gioca a destra anche in Nazionale. Maldera invece diventa famoso per la sua duttilità. In totale con la maglia del Milan disputa 10 stagioni, collezionando 315 presenze e 39 gol (in campionato 228 presenze e 30 gol, in Coppa Italia 53 presenze e 7 gol, nelle coppe europee 34 presenze e 2 gol), vincendo 1 scudetto e 2 Coppe Italia.



Nel Milan è il braccio, Rivera la mente. Molti hanno descritto Maldera come il nuovo Prati, secondo me esagerando parecchio perché sono due giocatori totalmente diversi. Aldo ama fare il terzino e sorprendere le difese avversarie. Alcuni tifosi milanisti lo ricordano per essere stato l'ultimo rossonero ad arrendersi nella stagione 1981-82, quella della retrocessione sul campo, quando forse già sa di essere destinato ad abbandonare Milano per Roma. Indimenticabile è il suo gol in rovesciata a San Siro contro l’Avellino e la sua esultanza sfrenata. Lui, milanese, s'innamora della vita romana. Maldera sa trascinare i giallorossi e farsi amare a Roma tanto quanto è stato amato a Milano. In giallorosso ha giocato dal 1982 al 1985, vincendo uno scudetto e una Coppa Italia. Gioca la sua ultima stagione da professionista nel 1986-87 con la maglia della Fiorentina. Maldera si è arreso ad un male incurabile a Roma il 1 agosto del 2012 a soli 58 anni. Ha lasciato in tutti gli sportivi, milanisti e non, tracce indelebili delle sue “gesta” e della sua umanità. Aldo Maldera ha sempre entusiasmato la gente non solo per le spiccate doti caratteriali, umile, educato e riservato come pochi ma anche, per una classe innata divenuta “cristallina” nel corso della carriera. Non è stato un Fuoriclasse ma un Campione, si. Ciao Aldo sempre nei cuori dei Casciavit tu che lo sei nel tuo animo profondo.

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