di Luigi Matta
Eccoci qui. L'ultima volta ci eravamo lasciati dopo la bella vittoria in casa con la Roma. Al successo contro la banda di Mourinho, hanno fatto seguito altre due vittorie: una in campionato contro lo Spezia e quella 'fresca' di ieri sera contro il Genoa, valevole per gli ottavi di finale di Coppa Italia. Prima di analizzare il rendez-vous con i vecchi amici di sempre Shevchenko e Tassotti, partirei dal successo del Penzo, ben diverso da quello che è stato descritto in questi giorni.
A Venezia, il Milan, ha fatto esattamente quello che fa una grande squadra: ha approcciato il match con la stessa veemenza vista contro la Roma. Sono bastati 8 minuti contro i giallorossi per passare in vantaggio. Ne sono serviti appena 2 contro gli uomini di Zanetti. Un segnale non da poco perché, specialmente in match scorbutici come quello di Venezia, i minuti iniziali sono quelli che indirizzano il canovaccio della partita. Basti pensare a quanto visto ieri sera, oppure alla debacle di fine novembre 2021 contro la Fiorentina. Due partite in cui, il poco che hai prodotto nelle battute iniziali, ha condizionato tutto l'andamento della sfida.
Se il post vittoria contro la Roma è stato contraddistinto dal solito show di Mourinho, non sono stati da meno i giorni successivi alla vittoria in laguna. Giornalisti accreditati, opinionisti da superbomba e non, hanno subito monopolizzato l'attenzione sugli episodi arbitrali: dal possibile rosso di Saelemakers in avvio al presunto rigore per fallo di Florenzi. L'uomo che, più di chiunque, avrebbe ogni interesse a spostare l'attenzione sull'arbitro ha invece dato una grande lezione di stile. Si parla ovviamente del tecnico Paolo Zanetti che sa bene come, dalle sorti del suo Venezia, dipenda direttamente il suo prosieguo di carriera come allenatore.
Massima obiettività e la signorilità di chi guarda a cosa si può migliorare. Lo stesso allenatore che, invece, ha evidenziato eccome il fallo di mano sul gol di Muriel nel match di Coppa Italia contro l'Atalanta. Per carità, giusto parlare della trattenuta di Florenzi su Henry, così come del fallo duro e ingenuo di Saelemaekers su Busio. E' solo triste rivedere quanto accadeva la scorsa stagione, quando si cercava di deviare i meriti di un Milan che è cresciuto in modo esponenziale, facendo in pochi mesi quanto solitamente accade in più stagioni quando si tratta di un progetto giovane. I moviolisti da lente d'ingrandimento e screenshot, gli stessi un po' sopiti quando si sono giocate Sassuolo-Inter o Milan-Napoli, sono tornati alla carica.
Ho sempre criticato quella parte di tifoseria che vive di complessi d'accerchiamento, quelli del 'ci odiano' oppure 'non vogliono che torniamo'. Al tempo stesso, però, è stato alquanto deludente vedere come, ancora una volta, quando il Milan di Pioli ribalta i pronostici, ci si applichi in modo considerevole per cercare altre motivazioni che esulino dal gioco espresso. Lo stesso vale quando si parla di infortuni e assenze.
Perchè, a quanto pare, ci sono squadre che possono giovare di numerose attenuanti se perdono tre match di fila in casa a dicembre e subiscono un 2-5 in Coppa Italia - pur trovandosi in superiorità numerica per praticamente un tempo - mentre pochi sottolineano che, la tanto temuta coppia difensiva d'emergenza Kalulu-Gabbia, è andata oltre le difficoltà portando a tre successi in altrettante partite. Sul francese classe 2000, poi, ci sarebbe da fare molti discorsi sulla crescita impressionante. Un gioiellino strappato a parametro zero dall'asse Maldini-Moncada-Massara. Ma, evidentemente, fa più comodo parlare dei parametri zero che vanno via, piuttosto di quelli che la dirigenza rossonera sa scovare.
Lunga parentesi conclusa. Arriviamo al match di ieri. Milan non brillante, sottotono nella prima parte del match, e ingenuo quanto basti per trascinare la sfida ai supplementari, annullando di fatto il 'vantaggio' di energie sulle rivali da vertice Inter e Napoli. Pioli si è preso le colpe, riconoscendo di aver sbagliato l'assetto iniziale. Non è la prima volta che mister Pioli commette l'errore di lasciare la prima parte di gara, invece che metterla in discesa per poi pensare al risparmio delle forze.
Sarò sincero, mi aspettavo un Milan titubante e non lucidissimo. Un po' perché la Coppa Italia sembra la kryptonite del Diavolo, fin dai suoi anni di gloria. Un po' perché, gli stessi giocatori, davano l'idea di non voler forzare dopo aver prodotto molto nelle ultime sfide di campionato. A questo si aggiunga che, le cosiddette seconde linee, ormai sono titolari di rotazione vista l'emergenza continua e l'intensità non può essere sempre la stessa. Emergenza che, ieri sera, ci ha privato anche di Tomori.
Lesione del menisco e circa 1 mese di stop. Altra brutta tegola. Molti hanno colpevolizzato Pioli ma è difficile accusare il tecnico di aver voluto dare minuti ad un giocatore fermo per Covid. Molti di noi avrebbero optato per la titolarità dell'inglese e si sa: col senno di poi avremmo tutti conquistato il mondo. Resta il passaggio del turno e un periodo di fuoco che sta per arrivare: Spezia, poi Juventus e Inter. Molto passerà da questo trittico. Servirà l'ennesimo sforzo oltre i problemi e, questa squadra, ha già abituato a stupire tutti. Compresi i moviolisti ad intermittenza.
Comments