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3 punti per continuare a sognare. Nessuno ammazza il campionato, ci pensano già arbitri e VAR

di Luigi Matta


E' stata dura, contro un Empoli dinamico e ordinato ma, alla fine, ci pensa Pierre Kalulu a regalare tre punti di fondamentale importanza per la rincorsa ai sogni del Milan di Stefano Pioli. I rossoneri bissano il successo ottenuto a Napoli, con lo stesso risultato e la stessa compattezza che stanno celando le mancanze tecniche e fisiche di un Milan, ancora, non in modalità 'sprint finale'. I rossoneri non sono ancora cinici e fluidi come nella prima parte di stagione ma è un normale fisiologico che, in ogni caso, non stiamo pagando a caro prezzo come accaduto nel corso della passata stagione.


Ed è così che, in attesa delle versioni migliori di giocatori come Calabria, Tonali, Saelemaekers e Rebic, il Milan va avanti con la forza del gruppo e di quei giocatori che non ti aspetti. O meglio, che non si aspettano gli altri. Proprio come il giovane classe 2000 francese che ha deciso la sfida contro la banda di Andreazzoli. Kalulu è l'immagine per eccellenza della filosofia portata avanti da Paolo Maldini, quella filosofia che pochi vogliono accettare, ancorati oltremodo alla gestione Made in Italy retro. Quella che, il calciatore, è forte solo se è stato pagato molto. Quella che, poi, porta gran parte degli addetti a stupirsi nel vedere il Diavolo lassù e veicolare il tutto sulla mediocrità del nostro calcio.


Ora, arriva una sfida di quelle dalle mille insidie: quella contro il Cagliari di Mazzarri, squadra ritrovatasi nel girone di ritorno e in piena lotta per la salvezza. Sarà un'altra sfida da cuori forti. Sarà un'altra sfida da margine di errore praticamente nullo, se si vuole continuare a sognare. Il Milan ha una grande chance perché, tra due giornate, le rivali Inter e Napoli se la vedranno, rispettivamente, contro Juventus e Atalanta in trasferta. Potrebbe essere sensibilmente incisivo guadagnare una sorta di 'mini-tesoretto' per il vero e proprio rush finale che vedrà il Diavolo affrontare partite davvero complicate.


La vittoria contro l'Empoli ha, veramente, proiettato il Milan in testa alla classifica perché, il parallelo pareggio dell'Inter a Torino, ha eliminato lo spauracchio del recupero contro il Bologna in quanto, il Diavolo, resterebbe primo a prescindere dal risultato della sfida del Dall'Ara. Strategia fallita, evidentemente, quella di procrastinare ad libitum i recuperi dei match saltati a gennaio, causa Covid. Questo accade quando i campionati si pianificano più a colpi di ricorsi che sui campi da gioco. Da questo momento in poi, il Milan, deve pensare solo ed esclusivamente a se stesso. Come sempre, del resto.


La sfida dello stadio Grande Torino, malauguratamente per i tifosi del Milan, ha lasciato l'amaro in bocca per l'episodio del possibile calcio di rigore per fallo di Ranocchia su Belotti. Un'altra uscita pessima della classe arbitrale e del VAR. Una riprova di come, scuse o non scuse dell'AIA, 'farsi sentire o non farsi sentire', gli errori esistono e continueranno ad esistere.


Non si sa se ridere o ad arrabbiarsi nel pensare che, a quattro anni dall'introduzione del VAR, questo non cancella la possibilità di vedere convalidare gol di mano o non assegnare rigori lampanti con immagini chiare e perfette. In attesa della big che ammazzerà il campionato e vincerà lo scudetto, ad ammazzarne la credibilità ci pensano i direttori di gara, avvolti nell'aura protettiva dell'"errore umano", dell'onestà intellettuale a targhe alterne e della spocchia istituzionale tipica italiana, quella del "un errore può capitare, restiamo i migliori al mondo". E pazienza. Come detto, il Milan, deve pensare solo ed esclusivamente a se stesso perché, qualora si realizzasse il sogno scudetto, sarebbe qualcosa di ancora più bello ed emozionante, dopo tutto quello che abbiamo visto quest'anno. Non solo ai danni del Milan, ma della credibilità del nostro movimento.


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