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La notte dei sogni, la vittoria totale di Pioli. Giroud, il solo rimpianto è non averti avuto prima

di Luigi Matta


Sono trascorse quasi 24 ore dalla magica serata di ieri ma, ancora oggi, è impossibile smaltire l'euforia e la gioia per la vittoria che ha saputo cogliere il Milan. Una vittoria da grande squadra, da uomini veri e col ghiaccio nelle vene. E' stata la vittoria di un gruppo coeso, unito e determinato in uno degli appuntamenti più ardui della stagione. E si sa, quando lo sforzo è maggiore, il sapore della vittoria è più dolce che mai.


L'ansia e l'adrenaline pre match erano impossibili da quantificare. Impossibile fosse diversamente. In una contesa scudetto così serrata, ogni dettaglio - principalmente umorale - fa la differenza. E poteva fare la differenza quella prodezza di Fabian Ruiz all'ultimo respiro contro la Lazio. L'ha fatta sicuramente nell'avvicinamento al match. Perché, mentre i partenopei gioivano e sentivano profumo di vetta, il Milan faceva il terzo pareggio consecutivo - tra campionato e Coppa Italia - e dava materiale per gli scettici.


Certo, la doppia frenata con Salernitana e Udinese, aveva demotivato - giustamente - gran parte della tifoseria ma, i paralleli stop di Inter e Napoli, avevano dato una risposta importante in merito alla lotta scudetto di quest'anno: se si vuole avere qualche chance in una contesta 'scacchistica', l'equilibrio e la concentrazione sono l'unica arma per prevalere. L'equilibrio che, ai più attenti, non ha fatto sfuggire il cambio di passo che ha saputo dare il Milan nel derby di Coppa Italia, pochi giorni dopo la pessima prova con l'Udinese, decisa in ogni caso da un grave errore arbitrale.


Guardando attentamente la Stracittadina, valevole per la semifinale d'andata, si era visto come, il Milan, avesse ripreso il suo ottimo piglio nel saper occupare con attenzione il campo. Lo 0-0 finale ha nascosto questi progressi e, di contro, il 2-1 al photofinish del Napoli ha celato le gravi difficoltà incontrate dai partenopei quando la Lazio di Sarri aumentava i giri del palleggio. L'equilibrio ha permesso a Pioli di lavorare nella giusta direzione e preparare una partita tatticamente perfetta. Spalletti si è affidato, perlopiù, all'entusiasmo e alla carica di una Napoli scintillante e pronta a vivere una serata di sogni.


Un cambio repentino per il tecnico di Certaldo che, nel pre-match con l'Inter, descrisse il suo Napoli come "una figata", aggiungendo: "Abbiamo passato la settimana col sorriso sulla bocca e si mantenuto anche durante la notte mentre dormivamo. Questa situazione è quella che amiamo, vivendo facendo questo sport". Parole di spensieratezza e gioia calcistica che portarono i partenopei ad un'ottima prestazione con l'Inter, nonché ad una risalita ai vertici mentre le milanesi titubavano.


Poi, qualcosa è cambiato nel preparare la sfida col Milan. I concetti spallettiani di 'spensieratezza' e 'sorriso sulle labbra' sono stati soppiantati da frasi come: "Sappiamo che ci giochiamo moltissimo e sappiamo che abbiamo la possibilità di rendere immortali le nostre carriere con una cosa del genere. Abbiamo la possibilità di essere ricordati o dimenticati, questo non capita sempre" oppure "Penso che insieme al pubblico ci sia anche il nome di Maradona e il suo stadio, e mentre ci siamo mettiamoci anche la benedizione di Diego. Per cui si diventa ancora più forti, quest'anno lo abbiamo già provato. Noi con il nostro pubblico al fianco ci sentiamo bene, quindi sarà una bella notte".


Equilibrio. Quello che ha saputo mantenere Pioli, spesso 'accusato' di non esporsi sulla volontà di andarsi a prendere questo scudetto, conscio di quanto, in passato, abbia fatto male alla mentalità del Milan parlare troppo presto di scudetto. L'equilibrio è la chiave mentale, ma lo è anche tatticamente. Il Milan di ieri sera non ha sbagliato nulla, né una lettura difensiva, né un'uscita dal pressing del Napoli, nè un'apertura o un ripiegamento. Nulla. Quando i primi 15 minuti di entusiasmo del Napoli si sono affievoliti, è salita in cattedra la 'trappola tattica' preparata dal tecnico di Parma. Non ha sbagliato Giroud, il più esperto e titolato della rosa, bravo a rimanere concentrato nel fare la lotta con Koulibaly - a caro prezzo visto il taglio sulla caviglia - e leggere con attenzione ogni sortita rossonera. Chirurgico nel 'pulire' il tiro sporco di Calabria e depositarlo in rete. Intelligenza tattica, movimenti da centravanti puro d'altri tempi e quell'incisività inarrestabile nelle notti che contano. Che quasi viene da dire: sarebbe bello averti avuto già anni fa Olivier.


Ora è difficile non sognare ma, non si scappa, l'equilibrio sarà la chiave determinante fino alla fine e, non si tratta di nascondersi, ma di mantenere le gambe leggere e senza pesi aggiuntivi, più di quanti non ne dia già questa emozionante volata a tre. Lo ha detto lo stesso Pioli nel post-partita quando ha affermato: "Dobbiamo migliorare contro le squadre che stanno nelle retrovie: non nominerei la partita con lo Spezia, abbiamo avuto qualche difficoltà, ma speriamo di aver imparato la lezione. Ora sarà importante l'atteggiamento e la qualità". La lezione, l'ha imparata Pioli a caro prezzo, dopo i due ko contro Fiorentina e Sassuolo. Ora la devono imparare i giocatori nelle sfide con le cosiddette 'piccole', senza fare l'errore che hanno fatto i nostri avversari, perché come non era morto il Milan, non lo sono certamente ora Inter e Napoli.

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