di LM
”La mossa Kansas City è quando guardano a destra e tu vai a sinistra”
“Non l’ho mai sentita!”
“Eeeh.. Non è che se ne parli tanto… […] Non è una cosa da poco. Richiede una grande programmazione, coinvolge un bel po’ di persone”.
Iniziamo così, da un estratto del celebre “Slevin – Patto Criminale”. Era opportuno iniziare così. Dopotutto, una bella mossa Kansas City, chi più e chi meno, l’abbiamo subita tutti ieri sera. Tutti sintonizzati a Reggio Emilia, mentre i giornalisti di Kicker, da Norimberga, sganciavano la bomba: “Salta l’approdo di Rangnick al Milan!”. La notizia inizia a circolare alle 22:20 circa. Intorno al 36’ di Sassuolo-Milan. Qualche decina di secondi prima che, sul campo del “Mapei Stadium”, Theo Hernandez si facesse ammonire, incassando la squalifica per il prossimo match(Milan-Atalanta, ndr). Qualche minuto prima che, lo sfortunato Çalhanoglu, impattasse il pallone col braccio, portando alla concessione di un penalty per il Sassuolo. Io non so se, a Casa Milan, l’abbiano pianificata volutamente così. In tal caso, complimenti. la trama era perfetta. Il thriller dell’estate. Il tifoso medio milanista, tra un pensiero e l’altro, leggeva la notizia; poi cercava conferme, o smentite, a seconda della propria speranza. Le conferme arrivano, eccome se arrivano. Allora il tifoso, per la sua sanità mentale, sceglieva di concentrarsi sul match, meglio pensarci a fine gara. Qui non si può mai stare tranquilli. L’umore poi… dopo il pareggio del Sassuolo. Non era il massimo. Il campo, fortunatamente, è stato benevolo: Cinque minuti dopo il pareggio, Ibrahimovic va in gol, dopo aver già segnato al 19’, portando il punteggio sul 2-1.
La partita cambia volto: i tifosi, dapprima coinvolti nell’ostico match, non possono non pensare alla notizia. Cercano di darsi spiegazioni, si confrontano sui social. A fine partita la conferma, il comunicato ufficiale del club: “Pioli rinnova fino al 2022”. Neppure Ibra si capacita, chiedendo a fine partita: “Davvero resta Pioli?”
Se ai vertici societari, mi riferisco a Gazidis e Singer, avevano l’obiettivo di stupirci. Che dire. Obiettivo raggiunto.
Dunque, Stefano Pioli confermato. Ah sì, ve l’ho accennato: ieri si è giocata una partita. In realtà, dall’ultimo recap settimanale, se ne sono giocate tre. Una settimana fa, ne analizzavamo i rischi. Il Milan li ha spazzati via, in attesa dello scontro-clou, contro l’Atalanta. Il Milan ne ha fatti 3 al Parma, 5 al Bologna e 2 al Sassuolo. 10 gol segnati, 3 subiti. Classifica post-lockdown spaventosa: Milan assoluta capolista con 23 punti(una partita in più, ndr). Quinto posto nella classifica globale, aspettando Roma e Napoli, impegnate questa sera, rispettivamente contro Spal e Parma. Nei dati post-lockdown, il Milan primeggia anche per le reti segnate: 27 in nove partite, meglio dell’Inter a 23, meglio della brillante Atalanta, che si ferma a 21. I rossoneri sono, dunque, la squadra più vincente e prolifica, dalla ripartenza della Serie A.
Numeri incredibili. Sicuramente inaspettati, anche nelle più rosee aspettative. Il Milan si mostra solido, determinato, cinico. 12 diversi marcatori in rete, nona gara consecutiva con almeno due gol(superato il filotto del 2009, ndr). Non si tratta di semplici mini trend: questo Milan produce numeri, seppur parziali, da alta classifica. Ibrahimovic si rivela ancora decisivo, a 38 anni. L’intesa con Çalhanoglu e, con il resto del reparto avanzato, è ormai totale.
Ora arriva l’Atalanta, la sorprendente Atalanta. L’unica imbattuta post-lockdown insieme ai rossoneri. Pioli ritroverà la squadra che, più di ogni altra, ha messo a repentaglio la sua panchina, in quel 22 dicembre 2019. Da quasi esonerato, a confermato per altri due anni. Sembrano trascorsi secoli. Questa volta ci sarà Ibra; lo svedese, dopo la doppietta, avrà grandi motivazioni. Dopotutto, il suo ritorno al Milan, è stato agevolato, proprio da quel famigerato 0-5 di Bergamo.
Ci sarà Ibra ma, sfortunatamente, mancheranno Theo Hernandez, Bennacer e Romagnoli. Come anticipato, il terzino francese è stato ammonito ed era diffidato. Stessa sorte per il centrocampista algerino. Per quanto riguarda il capitano, si tratta di un infortunio muscolare, capitatogli proprio contro i neroverdi. A fine partita, il tecnico Pioli ha parlato di stagione finita. I rossoneri, pertanto, dovranno concludere il campionato, malauguratamente, senza la colonna della propria difesa.
Torniamo al piatto forte: il clamoroso dietrofront di Gazidis.
Il nome di Rangnick, così come il suo accostamento al Milan, ha iniziato a circolare negli ultimi mesi del 2019. Il suo nome, fin dall’approdo sui giornali, ha creato svariati malumori nell’ambiente Milan. Il primo a farne le spese, con tanto di attacchi pubblici, era stato l’ex Chief Football Officer Zvonimir Boban. Dal suo addio(marzo 2020, ndr), si attendeva arrivasse presto anche quello di Maldini. Si è sempre detto, più o meno velatamente, che Rangnick fosse un desiderio condiviso, sia da Gazidis che da Gordon Singer. L’ambiente Milan era ormai pronto, ancora una volta, ad una rifondazione. Una ristrutturazione totale del metodo sportivo. Alla fine niente di tutto ciò. Nessun modello Lipsia. Nessun modello tedesco. Vince Pioli, vince il lavoro di Pioli, il silenzio di Pioli, l’umiltà di Pioli. Un uomo che, in un mese, ha rivoluzionato totalmente le prospettive dei piani alti. Un tecnico accolto nell’insurrezione, nel #PioliOut che raggiungeva la vetta delle tendenze globali. Un allenatore che, tra le tante, ha avuto la sfortuna di indossare due vesti: il traghettatore e il rimpiazzo. Il traghettatore di un Diavolo smarrito. Il rimpiazzo di un allenatore, apparentemente, più accreditato come Spalletti. Pioli ha conquistato il gruppo, il rispetto, i favori dei media. Ha conquistato una grande chance, la più importante della sua carriera. Oltre ogni aspettativa, oltre ogni scetticismo, il mio compreso.
Non cambierà nulla: appare, a questo punto, scontata anche la permanenza di Maldini. Non cambia nulla, anche se sembra cambiato tutto, persino il modus operandi di Gazidis.
Tra le tante ipotesi dei rumours, quella più gettonata, dice che l’AD avrebbe riformulato la proposta al tedesco, offrendogli il solo incarico di DS. Proposta non apprezzata dal manager.
Le motivazioni, dietro alla scelta di non privarsi di Pioli, si colgono nel comunicato del Milan, nell’estratto che cita proprio il pensiero di Gazidis: “Stefano ha dimostrato di essere in grado di offrire quella visione del calcio che pensiamo e vogliamo per il Club, un calcio entusiasmante, moderno e appassionato. Non è una decisione che si basa sui recenti risultati, piuttosto sul modo in cui Stefano ha costruito spirito di squadra e unità d’intenti, il modo in cui ha fatto sua la nostra visione, e su come trasferisce ai calciatori la sua personalità e i valori del Club”. Gazidis, dunque, fa saltare il tavolo. L’AD ha scelto di proseguire, di non rompere il giocattolo. Una scelta azzardata, per il futuro del Milan, oltre che per il suo. Questa volta non ci saranno parafulmini. Il manager accentra su di sé ogni responsabilità. Dopo aver fatto saltare teste(Leonardo, Gattuso e Boban, ndr), ora Gazidis sceglie di compattare, come lo chiama lui, il team. Una mossa che, nell’ardua sentenza dei posteri, non troverà spazio per mezze misure. Paradiso o Inferno. Gazidis spacca il tifo, ben consapevole dei rischi, difatti, se il progetto si dovesse rivelare ancora fallimentare, la testa che potrebbe saltare, sarebbe proprio la sua, se non agli occhi di Elliott, certamente agli occhi della vox populi rossonera. A questo punto non resta che aspettare, per vedere fino a che punto il piano è cambiato. Resterà Ibrahimovic? Resterà anche Bonaventura? Si guarderanno anche profili d’esperienza? Si acquisterà comunque Szoboszlai? Il budget sarà lo stesso che si mormorava?(75 milioni, ndr). Concludo con una menzione, doverosa, al sopracitato Boban. Dati i risvolti, appare ancor più strano quello sfogo, così come la sua decisione. Il rispetto per Boban non cambia, così come l’ammirazione per ciò che ha dato al calcio. È innegabile, però, che qualche perplessità resta, circa la gestione del suo rapporto con Gazidis. Peccato per il Milan, peccato anche per Boban. L’azzardo di Gazidis può rivelarsi un disastro, come può trasformarsi in un successo. Pioli e Maldini si sono costruiti una chance. Boban, c’è da dirlo: l’ha persa, o sprecata. A seconda dei punti di vista.
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