di Luigi Matta
Milan-Venezia 2-0. Parto dal grande interrogativo che molti hanno messo in evidenza: "Avremmo vinto questa partita l'anno scorso?" Quasi sicuramente nel finale di stagione no ma, ad essere sincero, la sfida di ieri sera contro i lagunari mi ha ricordato molto quella di inizio stagione dello scorso campionato, quando affrontammo lo Spezia in casa privi di Ibrahimovic e Rebic e con Lorenzo Colombo titolare.
Sbloccammo il match nel secondo tempo con l'ingresso di Calhanoglu, che favorì la rete del vantaggio di Leao a cui seguì quella di Theo Hernandez e poi nuovamente un'altra del portoghese.
Il discorso del 'cosa avremmo fatto l'anno scorso' forse era più valido per la trasferta dello Stadium. Quello che invece non deve assolutamente passare inosservato, ancora una volta, è la crescita continua e senza battute d'arresto dei giovani di questa squadra. Tonali oramai è un perno del centrocampo e, soprattutto, della manovra rossonera sia offensiva che difensiva.
Lo si evince anche dal modo in cui i compagni lo cercano costantemente quando - come si suol dire in gergo calcistico - c'è da 'ripulire' 'azione. Ottime sensazioni anche da Kalulu che cala nel secondo tempo ma è costantemente dinamico nella prima frazione, tanto da essere coinvolto nelle uniche due occasioni da rete del Diavolo: il tiro dello stesso francese fuori da poco e il cross per Florenzi mandato a lato di testa.
Il Milan non è 'martellante' nel primo tempo come visto in altre occasioni, vuoi il turnover, vuoi la stanchezza degli interpreti offensivi impiegati - ad eccezione di Florenzi - dal primo minuto sia allo Stadium, così come ad Anfield. Ma il Milan non rinuncia neanche un istante a fare il Milan, ovvero giocare in verticale e proporre il suo gioco. Citando l'ex tecnico della Roma Fonseca: "Cambiano i giocatori, ma non cambia l'identità".
Il Venezia parte con l'idea di sapere fin troppo bene di avere poche chances in avanti, ma si dispone molto bene a livello difensivo. Fin dai primi minuti, appare evidente lo schema tattico di Zanetti che mette ben quattro uomini a presidiare la zona in cui Brahim Diaz viene a prendersi il pallone. Il giovane Busio - uno dei giocatori più interessanti del Venezia - non si stacca da Bennacer. Aramu 'sorveglia' le linee tra i reparti e Johnsen chiude la 'gabbia' vigilando sulle possibili aperture verso Kalulu.
Il Milan fa girare il pallone con costanza e, quando entrano gli interpreti di 'prima fascia' come Saelemaekers e Theo Hernandez, il Venezia non può più reggere i ritmi e cade. Passa tutto da qui, dalla struttura che ha saputo creare questo gruppo. Ben distante dall'essere perfetto, assolutamente in grado di essere una squadra di valore che può giocarsela con ogni avversario.
Crescita dei giovani, struttura e soprattuto mentalità. La mentalità che ti impone di provare quanto si è costruito a livello tattico in quasi due anni di lavoro con Pioli. Ne è immagine per antonomasia il passaggio illuminante di Saelemaekers per Theo in occasione del secondo gol. Che dire della rabbia di Maignan nel finale sulla punizione di Aramu, perché va bene vincere ma in ogni match bisogna imparare qualcosa e puntare a migliorarsi costantemente. Questo Milan continua a divertire e far sperare per il prosieguo di stagione, sperando di non incappare in altri infortuni. Ora testa allo Spezia, c'è un conto in sospeso dall'anno scorso. E che conto salato..
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