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  • Immagine del redattorefabrizio.perotta

ATALANTA-MILAN 0-1 (1989-90)


Il viaggio da Milano a Bergamo nell’immaginario collettivo non è altro che la più classica delle gite fuori porta. Il fascino particolare della sua città alta la rende infatti una delle mete più comuni.

La trasferta in casa dell’Atalanta, al contrario, più che una scampagnata è spesso occasione di scontri, se non di una vera e propria guerriglia urbana. Viscerale attaccamento alla squadra e una forte identità cittadina caratterizzano infatti gli ultras bergamaschi, odiati ma parimenti rispettati da tutte le tifoserie.

La mia prima volta a Bergamo è nel settembre del 1989. Si gioca eccezionalmente (per l’epoca) di mercoledì sera dato che è l’anno dei Mondiali di “Italia 90” e il campionato deve terminare in anticipo per permettere alla nazionale di prepararsi adeguatamente al grande appuntamento.

E’ anche una delle mie prime trasferte con la Curva; l’eccitazione per un ragazzino di 17 anni è quasi impossibile da descrivere.

Ritrovo nel pomeriggio a Lambrate.

La piccola stazione è gremita all’inverosimile con i cori che rimbombano, amplificando il già grande impatto scenico.

All’arrivo la sorpresa personale di un lungo corteo sino allo stadio.



Circa un’ora di cammino, vissuta tra canti, goliardia ma anche grande attenzione per possibili attacchi dai parte dei tifosi locali. Nelle prime file i “vecchi” della Curva, figure carismatiche la cui autorevolezza è stata guadagnata in anni e anni a “difendere” i colori rossoneri.

Dalle stradine laterali qualche lancio occasionale di sassi e bottiglie sino all’arrivo nel piazzale antistante alla curva dove viene abitualmente collocata la tifoseria ospite.

Dalla nostra sinistra piovono fumogeni e parte, improvvisa, una carica degli ultras nerazzurri. Reazione immediata ma il grande dispiegamento delle Forze dell’Ordine impedisce il contatto fisico tra i due gruppi. Tra di essi un gigante, figura che diventerà quasi iconica con il suo giubbotto jeans, al secolo “RoboCop”, il cyborg poliziotto di un film molto popolare in quegli anni.



L’impianto è vetusto e l’atmosfera ricorda quella incandescente degli stadi argentini. È Bergamo ma potrebbe essere un barrio di Buenos Aires anche perché, grazie alla presenza di Claudio Caniggia nell’attacco nerazzurro, sugli spalti fanno capolino diverse bandiere della nazionale albiceleste.

Dopo una spettacolare torciata si inizia a giocare. Il Milan è alquanto rimaneggiato e privo del trio olandese così la partita non regala molti spunti tecnici pur essendo comunque vibrante, a tratti persino ‘cattiva’. Nella battaglia si esalta Carletto Ancelotti autore anche del gol vittoria con un tiro da lontano di rara potenza.

Sono due punti importanti, conquistati in un campo che sarà molto ostico per tutti.

A fine partita, lunga attesa nel settore mentre fuori scoppiano tafferugli tra Atalantini e Polizia. Il corteo verso la stazione si rivela invece tutto sommato tranquillo.

L’urlo della partenza, con rinnovato vigore, annuncia il ritorno a Lambrate poco dopo l’una

MILAN ..MILAN.. MILAN..

La notte di Milano è rossonera, la notte di Milano è nostra.


BERGAMO AWAY (6 settembre 1989)

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