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Bentornati a casa, ce lo meritavamo. Caro Gigio...

di LM

È il lieto fine che tutti sognavamo, che tutti meritavamo. Una stagione così emozionante, in un senso o nell'altro, ce la ricorderemo a lungo. Il Milan sconfigge l'Atalanta per 2-0 e porta a casa accesso alla Champions League e secondo posto. Doppia soddisfazione perché - oltre al tanto atteso ritorno sul nostro palcoscenico - il Milan si colloca dove ha meritato di stare, alle spalle dell'Inter campione d'Italia e dominatrice assoluta della seconda parte di stagione, ma davanti alle squadre che hanno soffiato alle nostre spalle durante il nostro periodo di calo senza mai dimostrare di esserci superiori.


Le braccia alzate al cielo da Pioli verso la dirigenza, nel momento del 2-0 di Kessié, sono la fotografia perfetta della nostra stagione. Colma di speranza, esaltante, poi complicata, grigia fino alla liberazione di gioia di cui il popolo rossonero necessitava. Si chiude così il nostro campionato, con 79 punti. 4 punti in meno di quanti ne bastarono a Sarri - nella scorsa stagione - per sollevare il nono scudetto consecutivo della Juventus. 10 in più di quanti ne fecero Atalanta e Inter nella stagione 2018/19, condannandoci ad un altro anno di Europa League per un solo punto di distanza. Il famoso cerchio da chiudere, neanche a dirlo, si è chiuso e ora è il momento di una nuova fase per il Diavolo. Una fase che chiude sette anni di illusioni, speranze e progetti mai decollati. 79 come il numero sulla schiena di Kessié.


Bisogna arrivarci. Inutile girarci attorno. 24 ore dopo l'esaltazione per il tanto agognato ritorno in Champions League, l'ambiente Milan apprendeva dell'imminente acquisto di Mike Maignan, 25enne portiere ormai ex Lille che, nella giornata odierna, è stato annunciato ufficialmente dal club. L'arrivo del talentoso estremo difensore francese, di fatto, è stato parallelamente l'annuncio dell'addio di Gianluigi Donnarumma. Annuncio posticipato giusto di poche ore quando, il direttore tecnico Paolo Maldini, lo ha salutato definitivamente al canale ufficiale Twitch del club rossonero.


Caro Gigio. Sarebbe facile crogiolarsi su datati discorsi di attaccamento alla maglia, onore prima dei soldi e quant'altro. Non che siano argomenti di poco valore ma, convengo: abbastanza démodé. Siamo una generazione cresciuta con gli addii di Shevchenko, Kakà, Ibrahimovic, Thiago Silva. Carta canta. Se poi la carta è di filigrana con il logo degli euro, canta in modo impossibile da non ascoltare. Abbiamo fatto i conti da tempo con il calcio 2.0, con i nostri padri a celebrare le gesta degli eroi, quelli che firmavano in bianco e siglavano l'accordo con una buona bottiglia di vino. Quando i contratti erano noie burocratiche, distanti anni luce dalla predominanza mediatica che hanno assunto di questi tempi. C'è dell'altro però in questa vicenda.


Siamo stati tutti bambini. Abbiamo tutti improvvisato una porta con dei giacconi, in un parco o in spiaggia. Siamo saliti tutti su una panchina sgangherata emulando un'esultanza da finale di Champions con 80mila spettatori. Abbiamo sognato e molti di noi non ce l'hanno fatta. Perché il talento è cosa rara, per pochi. E tu ne hai tanto, tantissimo. Probabilmente sarai un grande portiere perché, con quei guantoni, prendi palloni che pochi riescono. Inventi voli che, la maggior parte dei portieri della tua età, può solo immaginare. Oltre questo cosa sei? Non mi soffermo neppure sulle indiscrezioni della famosa frase "Faccio quello che dice Mino". Sarà vero? Magari sì, magari no. Ma poi sono i fatti che contano e i fatti dicono che 8 milioni non sono bastati per mantenere vivo quell'amore che, da parte dei tifosi, brucia ardentemente anche se pagano invece di essere pagati.


Non è bastato l'affetto di una folla che - dopo quello che è accaduto nel 2017 - ti ha protetto e abbracciato comunque perché eri propaggine di una squadra che fa parte delle nostre vite. Sei un grande portiere e lo sarai ancora dopo il Milan. Ma campione... no. Questo non potrai esserlo. E forse è l'unica cosa che hai scelto tu. In bocca al lupo, ovunque tu vada. Senza rancore. Il rancore fa male ai rancorosi e noi, dopo sette anni, non abbiamo più motivo per sentire dolore dopo essere tornati a casa nostra. Che tu possa trovare la tua.





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