di Luigi Matta
Milan-Verona, Bologna-Milan e Milan-Torino. Tre match insidiosi, intervallati da match di Champions League (contro il Porto, ndr) e dal turno infrasettimanale, a ricordarci che - nel calcio moderno - è praticamente impossibile ormai avere un calendario dai ritmi normali. Il risultato di questi tre incontri è di 9 punti conquistati su 9 a disposizione. In attesa di immergersi nel tour de force Roma-Milan, Milan-Porto, Milan-Inter, la squadra di Pioli esce dal trittico con tante certezze e, a prescindere dal risultato del Napoli, in vetta alla classifica.
Se la prova di Bologna aveva, ragionevolmente, fatto storcere il naso a molti per la superficialità soggiunta nel secondo tempo in superiorità numerica e avanti 2-0, la prova di martedì sera ha ricompattato la fiducia dei tifosi. 1-0 di 'corto muso' com'è usuale dire in registro ippico dalla celebre dichiarazione di Max Allegri.
Non sono mancata le critiche e le differenti chiavi di lettura. Perché, gli 1-0 che per altri sono vittorie di carattere, per il Milan sono state lette - da alcuni - come un'involuzione e, a tratti, una vittoria fortunata vista la grande mole di gioco creata dagli uomini di Juric. Allora il passaggio da corto muso a corta memoria è breve. Corta memoria, ma anche corta capacità di capire il momento del Milan e, soprattutto, quanto questo tipo di vittorie siano la fotografia perfetta della crescita del Diavolo. Innanzitutto partirei dalle dichiarazioni degli sconfitti: da Tudor a Juric, passando per Mihajlovic.
Il primo: "Dobbiamo continuare a lavorare per crescere ancora. Speriamo che la prossima volta con due goal di vantaggio di portare a casa almeno un punto. Guardiamo comunque con ottimismo verso il futuro, dispiace per i ragazzi che hanno dato tutto".
Mihajlovic:"In 11 siamo stati superiori del Milan, i ragazzi devono essere orgogliosi di quello che hanno fatto e hanno dimostrato di essere una squadra forte. Abbiamo perso punti, che è la cosa più importante, ma abbiamo vinto in tutto il resto".
Infine, il tecnico del Torino: "Abbiamo fatto una grandissima partita. Il Milan ha avuto solo quella occasione, per il resto abbiamo dominato. E’ girata male. I ragazzi hanno dato tutto, sicuramente è stata la miglior partita fatta fino ad ora".
Un unico filo conduttore nelle dichiarazioni dei tre, ovvero che abbiamo affrontato la miglior versione di queste squadre per grinta, determinazione e capacità di approcciare il match e, non senza fatiche, l'abbiamo spuntata con tre jolly differenti. Contro il Verona è stato fondamentale il cuore di uomini come Castillejo e, soprattutto, l'esperienza di un uomo come Giroud che, con il gol in avvio di ripresa, riapre una partita che sembrava arduo raddrizzare.
Contro il Bologna ha vinto il talento e la tecnica di uomini come Bennacer e Ibrahimovic che, in un momento complesso soprattutto a livello mentale - per come si era messa la partita - hanno sfoggiato la giocata da campione, tra un tiro fulmineo dal limite ad un colpo da biliardo.
Arriviamo all'ultima serata contro il Torino. Altra grande prova del gruppo. Il Milan è bravissimo innanzitutto a sbloccare il match nel primo quarto d'ora, costringendo il Torino ad inseguire. Il Torino gioca una partita straordinaria: corsa, velocità, dinamismo e grandi letture tattiche. I granata, per lungi tratti del match, dominano il possesso palla e il Milan non si fa spaventare. Accetta la contesa e, dei 12 tiri del Torino, appena 2 vengono indirizzati verso lo specchio della porta difesa da Tatarusanu. Pensare che vincere una partita di quel tipo, provenga solo da una buona dose di fortuna, è assai limitato.
La fortuna, in una serie di partite così ravvicinate, ti aiuta una volta sola e ha scelto di farlo contro il Verona concretizzandosi nell'autogol di Gunter, al netto della reazione grintosa della squadra. Contro il Torino ha vinto la capacità di questo gruppo di cambiare veste, sopperendo alle proprie difficoltà. Sì, difficoltà che volte sembrano venir dimenticate in fretta.
Come, ad esempio, il fatto che ben 5 uomini di movimento siano stati schierati sistematicamente in tutti i match citati, così come nella trasferta di Oporto. Chi per 90 minuti, chi per 45', chi per 60'. Altri guai fisici hanno colpito il Diavolo: dall'assenza di Kessié contro il Verona, dove ha dovuto lasciare il campo anche Rebic, all'infortunio di Castillejo che ha costretto Saelemaekers agli straordinari, così come il croato ha fatto sì che si spremesse ancora uno dei giocatori più in forma: Rafael Leao. Il tutto condito dalle note assenze di Theo e Brahim che, finalmente, potranno tornare in campo ricostituendo l'ossatura tattica della squadra, ancora orfana di Maignan.
Nella sfida contro il Torino un'immagine mi è rimasta impressa. Quella di Kjaer e Ibrahimovic che 'sgridano' Tatarusanu nel finale per un'uscita non perfetta. L'Ibrahimovic intransigente dell'anno scorso, quello del "I don' fu**ing understand you!", ha lasciato spazio ad un Ibra più leader motivatore che ha guardato il portiere e, con le mimica della mani, gli ha fatto capire che doveva bloccarla senza infierire nella dialettica.
Lo ha fatto probabilmente per compensare la foga del difensore danese - fresco di rinnovo al 2024 - che invece ha inveito contro l'estremo difensore, come si era già visto nelle ultime partite. Cose di campo, voglia di vittoria, da un leader che non le mandò a dire neppure a Tomori dopo Milan-Genoa dello scorso anno quando affermò: "Prendiamo troppi gol di m***a, come quello di oggi". Gol in cui, Tomori, non fu eccezionale in marcatura su Destro.
Questo è il Milan e questa è la sua forza: l'equilibrio. Caratteristica da cui discende tutto il resto: l'equilibrio di saper compensare 'urla' e comprensione, dinamismo e solidità. Dominio del match e gabbia tattica. Incoscienza dei giovani ed esperienza dei leader. Ora arriva la Roma e per molti sarà un test.
Perché dal match con i giallorossi molti, in un senso o nell'altro, saranno pronti a rivedere anche la visione dell'ultime tre partite. Pazienza. I test, per ora, li facciano altri. Quelli del Milan arriveranno più avanti. Contro la Roma, così come contro il Porto e contro l'Inter, più che un test sarà l'ennesima occasione per mettere in atto le nostre capacità, andando oltre tutto il resto. Per fare davvero il Milan e continuare a sognare.
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