di LM
Campionato fermo. Sosta Nazionali e, inevitabilmente, si ripiomba nel "gossip". Ce lo aspettavamo ma, in fondo, è sempre una sorpresa. Neppure la pandemia internazionale arresta il chiacchiericcio attorno alle trame del Diavolo. Dopo una settimana, tutto sommato tranquilla, a raccogliere i cocci dei due punti persi col Verona, la macchina delle parole si è riaccesa, riaprendo antichi dibattiti ed annosi vaniloqui. Il piatto forte è stato il rinnovo di Hakan Çalhanoglu. Una storia che, già nelle settimane scorse, dava tutta l'idea di essere in procinto di esplodere. L'avevo comparata ad un thriller, o meglio, una fiction. Ora sta assumendo i contorni più di una serie tv di stampo giuridico. Infatti, stringi stringi, l'inghippo è mutato in un processo. Un consesso di innumerevoli voci contrastanti che, come preventivabile, crea ancora una volta fazioni e/o schieramenti contrapposti.
La scintilla che, malauguratamente, ha fatto divampare il fuoco delle parole, è stata la presunta richiesta di 7 milioni d'ingaggio formulata al club rossonero. Follia. Non esistono possibili attributi sostitutivi. Nel mezzo si aggiungano articoli, per lo più di testate importanti, ad acuire la querelle. Il gioco è fatto. Non si parli ancora di frattura ma la strada è quella. Ed eccoci qui. Questa volta il "nemico" non è Mino Raiola, ma tale Gordon Stipic, uomo di punta dell'agenzia ISMG International Sport Management. Non si hanno conferme di tale richiesta ma, senza dubbio, è palese la volontà del procuratore di agitare un vero e proprio polverone, attorno al duro negoziato in corso. Qualora fosse confermata la domanda d'ingaggio, Stipic punterebbe a fare di Çalhanoglu il giocatore più pagato della sua scuderia.
Dalla Bild, settimane addietro, avevano fatto sapere di dialoghi fitti con il Manchester United. Che siano loro ad offrire 7 milioni al turco? Remunerando Çalhanoglu alla stregua di Juan Mata, Fred e Lindelof?. Beh, allo United non mancherebbe certo il grano, specialmente se andasse a risparmiare totalmente sul costo del cartellino. Strano a credersi per molti, ma chi può dirlo? Li offrirebbe la Juventus? La stessa Juventus che, pur di abbassare il monte ingaggi in estate, ha realizzato una minusvalenza sull'addio di Higuain? La Juventus che ha spinto per la rescissione di Matuidi e, tutt'ora, spinge per quella di Khedira. Ribadisco: strano a credersi, ma chi può dirlo?
Tuttavia, qualcosa si può dire eccome. Questa serie di patemi legati ai rinnovi contrattuali, certamente, sta diventando una cosa troppo abituale. Troppo dannosa per gli equilibri del club. Certo, nessuno sogna più le bandiere. Ce l'hanno insegnato fin troppo bene negli anni. Così com'è certo che tu, caro A.C. Milan, ti ostini a rimanere un club che, sistematicamente, non ingrassa sacchi pieni di fiorini a titolo di commissione. Prima o poi la paghi, in un sistema che purtroppo ruota così. Al di là del sarcasmo, è evidente che il club debba scegliere una linea, affinché non si arrivi a situazioni di questo tipo. Troppo a ridosso della scandenza. Troppo in balia degli impulsi esterni. A giudicare dalle prime mosse per il rinnovo di Kessiè, parrebbe che il club stesso se ne sia reso conto.
C'è da dire poi, che il buon Çalhanoglu, dal suo silenzio assordante, paga anche il fatto, suo malgrado, di non essere mai entrato troppo nel cuore di una gran parte di tifosi. Non solo per le prestazioni altalenanti ma, anche e soprattutto, per il retaggio del dirigente, inviso a molti tifosi, che lo ha portato in rossonero: Massimiliano Mirabelli. Poco importa che sia cresciuto a dismisura, in così poco tempo. Poco importa che, nonostante gli alti e i bassi, abbia segnato 27 reti in 140 partite e fornito 40 assist. Poco importa che, al momento, con 27 passaggi chiave sia il maggior creatore di occasioni pericolose del campionato.
I processi sono così. C'è l'accusa e c'è la difesa, oltre che le parti lese. La parte lesa resta sempre il Milan e il suo ambiente che, di vivere nell'equilibrio, proprio non ne vuol sapere. Solo il tempo dirà davvero cosa sta accadendo. Solo il tempo ci dirà se Çalhanoglu stia davvero giocando vilmente a rialzo o se, come spesso accade, sia tra l'incudine di un procuratore arrivista, e il martello di un fuoco di parole pronto a divampare. Lo stesso fuoco che, negli ultimi giorni, ha puntato i riflettori sulla fantasmagorica vicenda dulla proprietà del Milan che, a detta di alcuni, non sarebbe in mano ad Elliott.
Intanto domenica si gioca, contro un Napoli che non vede l'ora di procurarci la prima sconfitta e che, oggettivamente, ha le armi giuste per metterci in difficoltà. Dal Napoli passa una bella fetta di ambizioni e consapevolezza, sia per domenica sera che per il futuro. Domenica sera in cui mi auguro di avere il miglior Çalhanoglu. Futuro in cui mi auguro di avere sempre la potenza di Elliott.
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