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Gap ancora ampio di tecnica e d'esperienza, ma che emozioni ad Anfield. Ora la sfida dello Stadium

di Luigi Matta

Eh sì. Ci abbiamo sperato, nella consapevolezza delle tremila difficoltà annesse ma, ad un certo punto, quella magia l'abbiamo di nuovo respirata dopo 7 anni di assenza dalla Champions League. Il Liverpool era proprio come ce lo immaginavamo: organizzato, tenace, roccioso, esperto, spietato. Che dire di Anfield, uno dei tanti templi del calcio europeo. Che emozioni. I ragazzi ne vengono inevitabilmente travolti, producendo una prima mezz'ora di gioco quasi assente e determinata dai tanto preannunciati timori reverenziali.


Anfield fa tremare il prato e il Liverpool gioca quasi a memoria, sapendo perfettamente dove andare e cosa fare. Poi lo squillo, anzi il doppio squillo. Quella scintilla che riporta alla mente dei nostri come siamo arrivati ad Anfield, passando per il Natale disastroso di Bergamo del 2019, per il gol di Becao ad Udine senza aver tirato in porta, per quei 24 rigori di Vila do Conde.


Non solo il percorso ma anche l'identità. Il Milan si ricorda cosa significhi essere Milan e in 90 secondi scatena la follia. Due gol lampo che ribaltano l'iniziale vantaggio di Alexander-Arnold e provocano emozioni che covavamo da anni e aspettavamo solo di rivivere. Due gol bellissimi, figli di un gioco definito fondato sulla rapidità di pensiero e le geometrie precise. Anfield si gela, circa 400 eroi rossoneri esplodono di gioia nello stadio di Liverpool.


Il Milan ha avuto il grande merito di portare la corsa ai millimetri e, si sa, spesso i millimetri premiano quelli più bravi. Quei millimetri che negano la gioia del 3-1 a Kjaer per il fuorigioco di Theo, che avrebbero dato il via a tutt'altra partita. Quei millimetri che invece tengono in gioco Salah quando segna il 2-2, gli stessi millimetri che passano tra la mano di Maignan e il pallone perfetto scagliato da Henderson all'angolino basso.


Torniamo da Liverpool con 0 punti, ma con tante certezze. La certezza di essere tosti come un chiodo, belli come i nostri colori e ambiziosi quanto il lavoro svolto ci ha permesso di essere a questo punto. E se il gap è ancora ampio, abbiamo gli elementi per ridurlo maturando e crescendo ancora.


Torniamo con la certezza di poterci letteralmente lasciare alle spalle quelli che - a detta dei più - erano le grandi perdite del Milan: Donnarumma e Calhanoglu. Uno potrà dire di aver esordito in Champions dopo Daniel Maldini e di essere ancora uno spettatore pagato 12 milioni, l'altro potrà dire di essere già sommerso dalle perplessità dei suoi nuovi tifosi, mentre 'quello che non poteva sostituirlo davvero perché gli faceva da riserva' ha già segnato 2 reti in 4 partite, togliendosi la soddisfazione di aver già lasciato l'impronta anche alla prima in Champions con il Milan in uno stadio come Anfield. Un messaggio anche per chi adesso 'fa i capricci' e ha potuto vedere ad Anfield cosa è in grado di fare un certo Fabinho con ingaggio da 5,2 milioni..


Mike Maignan è già entrato nel cuore dei tifosi e, il rigore parato a Salah, è una chiusura netta al passato che molti vorrebbero rendere ingombrante ma, loro rammarico, non lo è con buona pace di chi ha seguito ambizioni diverse. Molto meglio il presente e, soprattutto, il futuro. L'immediato futuro ci offre un'altra sfida di quelle da affrontare con carattere. Domenica sera si va all'Allianz Stadium, contro una Juventus ferita e con un solo punto in classifica. L'occasione è ghiotta ma la situazione dell'avversario non deve illudere.


Fu allo Stadium che, nella passata stagione, il Milan riaccese il sogno Champions in una serata che - nelle previsioni - doveva vedere il Diavolo uscire definitivamente dalla corsa all'Europa che conta. Il Milan ribaltò ogni pronostico vincendo per 3-0, grazie anche ad un'eccessiva sottovalutazione generale. E citando il principe Ettore nel celebre kolossal Troy: "Ieri i greci ci hanno sottovalutato, non ricambiamo il favore".


La Juventus deve necessariamente ridare vigore al suo avvio di stagione e, una volpe come Allegri, sa bene come riemergere dalle sabbie mobili delle critiche, con cinismo e con un unico obiettivo. Lo spettro di un possibile -11 scuote gli uomini del tecnico livornese. Il Milan scenda in campo da Milan, quel Milan che tutti amiamo e che è tornato da tempo a farci emozionare.



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