di Luigi Matta
Che settimana. Dovevano essere giorni di festa e soddisfazione per il ritorno in campo del Milan, dopo la sosta nazionali. Si è trasformata in una lunga, fastidiosa e non necessaria conta dei feriti. Da Maignan a Theo Hernandez, culminando con un'altra perdita pesante per il Diavolo, annunciata ieri in tardo pomeriggio: Brahim Diaz. Un, anzi dei duri colpi. Il tutto in un momento cruciale per il Milan.
Con tre partite sul proprio cammino - sulla carta - abbordabili e tanti scontri incrociati tra le rivali. Un'occasione per dare slancio alla propria rincorsa alla vetta e, nel mezzo, affrontare con massima determinazione il doppio impegno di Champions League con il Porto. Fondamentale per capire il destino dei rossoneri nel proprio girone.
Purtroppo, ancora una volta, il Milan conosce la parola 'emergenza'. Tanto ingombrante nel corso della passata stagione, nuovamente penalizzante agli albori di quella attuale. L'infortunio del portiere ex Lille è stata una botta pesante. Per l'assetto di Pioli, per gli umori della tifoseria, per questi due mesi che sembreranno interminabili.
Sarà Tatarusanu a sostituirlo e, per evitare altre sorprese, il Milan ha tesserato Mirante per avere due portieri a disposizione, visto anche l'infortunio datato di Plizzari e la giovanissima età del Primavera Jungdal.
Staff medico sotto accusa. Sicuramente non per i casi Covid di Theo e Brahim, quanto per la gestione Maignan che, secondo molti, non è stata ottimale. Pochi elementi - e non chiari - per dare una valutazione precisa su come il Milan si sia mosso sulle condizioni del proprio portiere, che ha iniziato questa 'lotta' con il polso dalla sfida di Anfield contro il Liverpool, datata 15 settembre. Un mese fa.
Esulando dal k.o. di Maignan, serpeggia scetticismo e malcontento attorno alle condizioni di una squadra che, mentre continua la caccia alla continuità di risultati, sembra non poterne trovare dal punto di vista della stabilità fisica. In questo senso, erano già stati pesanti gli stop di Giroud, Florenzi, Bakayoko e Messias.
Di fatto la maggior parte degli innesti estivi. Perché, nella buona sostanza, l'obiettivo di approcciare la stagione con una panchina lunga e maggiormente qualitativa, non è stato ancora raggiunto.
Rosa corta, animi scoraggiati ma il Milan - e i suoi tifosi - devono obbligatoriamente guardare avanti senza paura. Tanta sfortuna e qualche perplessità sulla gestione fisica, non possono togliere coraggio ad una squadra che ha un obiettivo preciso e con la voglia di fare bene. Ci sarà tempo per i processi, se necessario farli. Ora, non possiamo proprio permetterceli. Forza Milan e forza Tataursanu.
Nel mezzo delle nubi e delle fredde assenze, arrivano due bei raggi di sole. Il primo è sicuramente il ritorno dell'amministrare delegato Ivan Gazidis. Il dirigente è ritentato a Milano e, le cure per il carcinoma alla gola, procedono bene per la gioia di tutti noi. Il secondo è il rinnovo di Alexis Saelemakers, che ha firmato un nuovo contratto fino al 2026. Uno dei giocatori più in crescita, tecnicamente e tatticamente. Da terzino di riserva ad esterno alto titolare, con una scalata dirompente sia nel Milan che nella Nazionale belga.
Chissà che non sia proprio Salamandra a risultare decisivo contro il Verona, a mandare un segnale e un messaggio agli 'indecisi' e ai loro portavoce con la tastiera. Dietro ai voli pindarici, i giri di parole, le verità dette a mezza bocca e i proclami poi sconfessati, bastano solo due elementi: volontà e chiarezza.
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