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Il Derby che ci meritavamo. Maignan e Giroud mettono la firma, ma il capolavoro è di tutti

di Luigi Matta


Come si inizia a raccontare un weekend meraviglioso? Si potrebbero dire tante cose. Magari partire da una citazione gloriosa, o da un motto di quelli che glorifichi l'accaduto. Credo che invece mi limiterò ad un: Grazie Milan. Perché forse, di questi tempi, lo si è detto troppo poco, concentrandosi eccessivamente su cosa si poteva fare meglio, dimenticando il percorso di questa squadra. Nonostante il mancato acquisto del centrale, la mancata cessione di Castillejo, il mancato acquisto del trequartista, il mancato acquisto di Vlahovic e Gosens, il mancato 'farsi sentire' post Spezia, siamo andati a fare un bello scherzetto ai campioni d'Italia, scongiurando uno scenario che - complice anche la vittoria della Juventus - avrebbe creato seri problemi.


Il Milan vince ma, soprattutto, vince facendo quello che, più di ogni altra cosa, ti avvicina all'essere una grande squadra: vince soffrendo e rimane concentrato anche quando la partita si fa dura. Era lo step mancante e, inevitabilmente, i tifosi sono tornati a sognare, anche quelli che, fino ad una settimana fa, vivevano di iperbolici, quanto imbarazzanti, complessi di inferiorità nei confronti di chiunque avesse concluso un acquisto a gennaio.


Il Derby rivela quanto si era già visto nel corso della stagione: l'Inter ha carattere, forza mentale, compattezza e giocatori di qualità, ma può crollare da un momento all'altro. La rosa dei nerazzurri non è così profonda come si è cercato di far credere e se, in 12 minuti passi da Lautaro-Perisic-Bastoni-Brozovic a Sanchez-Dimarco-Vidal-Darmian, la differenza si vede. Eccome se si vede. Si vede anche cosa può dare questa squadra quando si accende Brahim Diaz, quando il tandem Tonali-Bennacer imbastisce un palleggio veloce e rapido coadiuvato da fisicità e grinta. Si vede anche cosa significhi associare la 'spensieratezza' dei giovani, con l'esperienza di chi ha vissuto le notti di calcio vero come Olivier Giroud, capace di fare la guerra per 74' ma senza avere grandi possibilità, per poi accendersi in un istante e ribaltare un derby in 3 minuti.


Si vede anche il peso di un portiere straordinario come Maignan, capace di dare il meglio quando il clima è rovente, come visto a Liverpool e a Bergamo, differentemente da chi, spesso e volentieri, tendeva a soffrire facilmente la pressione delle grandi partite, tanto da pagare psicologicamente anche i fischi degli ex tifosi al ritorno a San Siro, ma con tante belle parole rivolte all'ambizione. Chiusa parentesi.


Nel magico sabato pomeriggio della Stracittadina, c'è tutta l'essenza del gruppo di Pioli che non conosce limiti, che si è ormai abituato a giocare con le alternative. Che sa trovare il guizzo anche quando i jolly non stanno dando il massimo, come ad esempio Leao, ingabbiato da un'ottima disposizione tattica dedicatagli ad hoc da Simone Inzaghi. Nel primo tempo, il Milan ha sofferto oltremodo la partenza arrembante dell'Inter. Delle quattro occasioni nitide costruite dai cugini nei primi 45', solo quella capitata sui piedi di Barella è stata figlia di una grande azione corale dei nerazzurri, che hanno fatto girare bene palla fino a produrre un'enorme occasione da gol. Per il resto parliamo di un tiro da fuori con deviazione (Brozovic), di un disattento Saelemaekers che fa passare troppo facilmente il filtrante di Lautaro per Dumfries e di un tiro fa fuori centrale di Lautaro. Tant'è che, l'Inter, passa in vantaggio su palla inattiva esattamente come nel derby d'andata.


A mio modo di vedere, oltre all'ottimo approccio della Beneamata, ha influito il posizionamento di Kessié sulla trequarti. Opzione che non mi ha mai convinto, neppure contro l'Empoli seppur l'ivoriano avesse realizzato una doppietta. Il Milan ha mandato un segnale di paura all'Inter ed è proprio quello che non puoi permetterti contro i nerazzurri. E' stata inoltre disinnescata completamente la fantasia e l'intraprendenza della transizione tra le linee, riaccesa dirompentemente dall'ingresso di un finalmente esplosivo Brahim Diaz.


Lo spagnolo entra al 58' e, dopo pochi istanti, va via a Brozovic facendo intendere che la retroguardia nerazzurra avrò una bella gatta da pelare fino al 90'. Le due fotografie che rendono l'idea del cambio passo rossonero sono l'azione del primo tempo che ha portato al tiro da fuori di Tonali, e l'azione del gol del pareggio. Nella prima, nel momento in cui Leao ha il pallone tra i piedi, ci sono quattro uomini rossoneri in area di rigore. Nella seconda, al momento del tiro di Brahim che precede la deviazione vincente di Giroud, sono ben sei.


L'Inter accusa il colpo, il Milan avanza: Calabria amplia il suo raggio d'azione agendo da mezz'ala, il resto è gioia ed emozione: Giroud controlla, si gira da vero 'nove consumato', manda a vuoto De Vrij e supera un imperfetto Handanovic. L'Inter imbastisce un forcing finale senza produrre una sola vera occasione da gol, perchè non ne ha più la forza: nè fisicamente, nè mentalmente, nè a livello di uomini. Ora il campionato si riapre perché il Napoli non ha sciupato l'occasione a Venezia e, la prossima, c'è proprio la sfida tra partenopei (al completo, ndr) e nerazzurri.


Può accadere quanto visto nel girone d'andata ma all'opposto. L'Inter recuperò i punti di ritardo da Milan e Napoli (7, ndr) facendo 4 punti tra derby d'andata e match con la squadra di Spalletti. Ora rischia di essere 'risucchiata', con una Champions League che incombe e toglierà tante energie. Impossibile pronosticare cosa potrà accadere fino alla fine, con il Milan che deve smaltire presto l'euforia e concentrarsi sui prossimi impegni: quarti di Coppa Italia con la Lazio e match di campionato contro la Sampdoria, che ieri ha rifilato 4 gol al Sassuolo di Dionisi. Impossibile prevedere come si svilupperà la corsa scudetto. Così com'è impossibile non emozionarsi di fronte a questa squadra che, al netto di tutti i suoi errori e imperfezioni, è tornata davvero a farci emozionare.


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