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Il Milan sta tornando, ora non si deve sbagliare. Il paradosso di Jack e l’asse con Montecarlo...

di LM




Con stile. Con classe ed emozione. L’abbiamo conclusa così, questa strana stagione 2019/20. Sabato sera, tra le mura di San Siro, i rossoneri hanno ospitato il Cagliari. Fin dalle battute iniziali, il match ha mostrato l’assoluta superiorità del Milan. Il tecnico Pioli, come di consueto, ha proposto il suo efficace 4-2-3-1; la squalifica di Rebic, incassata contro la Samp, funge da chance per vedere titolare Rafael Leao. Il portoghese, reduce dal bel gol di Marassi, torna tra i titolari dopo quasi tre settimane, dal match casalingo contro il Parma. Proprio Leao è il più positivo: dopo appena dieci minuti, il numero 17 si addentra in area e, dopo una serie di finte, calcia verso la porta. Palo. Poi sciagurato rimpallo su Klavan, pallone in rete. Autogol. Milan in vantaggio. I rossoneri continuano a spingere, Ibrahimovic sfiora il gol al 23’. Pochi istanti dopo, Leao si inventa una mezza rovesciata: traversa. Sarebbe stato, molto probabilmente, il gol dell’anno. Dieci minuti più tardi, malauguratamente, avverte un dolore. Il portoghese, nel pieno di una ripartenza, arresta la corsa e si accascia sul terreno. Si tratta di un guaio muscolare e, purtroppo, Leao esce dal campo, sostituito da Bonaventura. Al 43’ l’arbitro Serra, su un’azione offensiva del Milan, ravvisa un tocco col braccio di Walukiewicz: calcio di rigore. Un rigore generoso, azzarderei creativo, sulla falsariga dei tanti assegnati quest’anno, figli di uno sciagurato regolamento. Va Ibra sul dischetto, lo svedese è prevedibile, Cragno è scaltro e reattivo e, con ostentata semplicità, blocca il rigore dell’ex Galaxy. Primo rigore sbagliato in stagione dal Milan, il secondo da Zlatan in rossonero, dieci anni dopo quello di Cesena. Fine primo tempo.

La seconda frazione, non si discosta dalla prima. Dopo appena tre minuti, Çalhanoglu si divora il raddoppio. Basta attendere fino al 55’, quando Castillejo trova Ibra in area. Lo svedese “incenerisce” Cragno, con un tiro micidiale sotto al sette. 2-0 per il Diavolo. Gli uomini di Pioli, però, non sono paghi. Passano due minuti, Castillejo e Bonaventura chiudono un pregevole scambio, dopodiché, lo spagnolo segna il 3-0, con un bel rasoterra. I due allenatori, dato il risultato, danno il via ad un giro di cambi, per far rifiatare i calciatori, oltre che per concedere spazio ai giovani. Tra le file del Diavolo, entrano i primavera Daniel Maldini e Brescianini. Zenga offre minuti a Ladinetti e Marigosu, rispettivamente classe 2000 e 2001. Il match non offre molto altro, se non un grande intervento di Donnarumma al 93’, sul colpo di testa di Faragò. Pochi minuti prima, precisamente all’89’, faceva il suo ingresso in campo Pavoletti: lo sfortunato bomber, è tornato dopo due rotture del crociato. I giocatori del Milan, con grande stile, si sono fermati ad applaudirne il ritorno. Bel momento di calcio. Poi finisce il match. 3-0 per i rossoneri.

Stagione chiusa con una vittoria. Contraddistinta, ancora una volta, dalla classe espressa dal gioco dei rossoneri. Al termine della partita, si è potuto assistere ad un momento emozionante. Giacomo Bonaventura, in procinto di lasciare il Milan, si è preso qualche secondo da solo, nel centro del prato di San Siro. Poi le lacrime, la commozione. Una camminata solitaria, per ricordare i sei anni in rossonero, con gli occhi lucidi. Un momento molto intenso che, inevitabilmente, ha toccato anche i critici dell’ex Atalanta. Non è mancato nulla a San Siro, come in questa strana stagione. Una stagione che non dimenticheremo, un periodo storico che rimarrà impresso. Intanto, il Milan cala il sipario, lo ribadisco: con stile, con classe ed emozione. La classifica dice sesto posto finale. Il campo, forse, aveva detto altro. Pazienza.

Abbiamo più volte, nel corso del nostro recap, sottolineato i numeri spaventosi del Milan post-lockdown. Ne aggiungiamo altri, data la fine di tutti i maggiori campionati. I rossoneri hanno segnato 35 gol, superando i 34 del Manchester City. Nessuna squadra, dalla ripartenza, ha segnato quanto il Milan. Numeri importanti che, da un lato aumentano i rimpianti, dall’altro alimentano le speranze. La stagione è appena terminata, tuttavia, mancano solo 46 giorni all’inizio della prossima. La FIGC, infatti, ha ufficializzato che la stagione 2020/21 inizierà il 19 settembre. Le speranze, a questo punto, non devono essere disattese. Dopo tanti anni, il Milan ha ritrovato un gioco brillante e, ancor più considerevole, una mentalità determinata e coesa. Si avverte un clima diverso. Un clima che suggerisce, a voce bassa, che il Milan stia tornando. Ora la società non deve sbagliare. Per la prima volta dopo tre anni, il Milan parte con un establishment solido che, almeno nelle posizioni di rilievo, non dovrebbe subire mutamenti. Non è un fattore di poco conto. Un’altra importante risposta, inevitabilmente, arriverà dal mercato che, stando ai rumours, inizia a muoversi. Tutto passa, però, dall’asse Milano - Montecarlo. Nel principato francese, più precisamente nel quartier generale di Raiola, si stanno spostando i tasselli del puzzle che, quanto prima, dovranno portare ai rinnovi di Ibrahimovic e Donnarumma. I due gioielli, con motivazioni differenti, sono imprescindibili per il Milan, oltremodo per la sua programmazione. Le voci parlano di accordo vicino, anche se, il negoziato è nel suo momento di spannung.

A proposito di Raiola, a proposito di assistiti di Raiola. Tornerei sul momento commovente di Bonaventura. L’immagine ha fatto il giro dei social e, come prevedibile, ha suscitato un ampio dibattito. Personalmente, non vedo in Bonaventura un perno fondamentale. Ne ho apprezzato le doti, nelle svariate occasioni in cui le ha sfoggiate, tuttavia, non l’ho mai inserito in un mio “Milan ideale”. Al tempo stesso, non posso che concordare con chi, in questi giorni, ha invitato a considerazioni, secondo cui, Jack possa ancora rivelarsi utile. Bonaventura è un tuttofare che, con discreti risultati, può ricoprire più zone del campo. È innegabile che, con gli impegni gli europei, avere Bonaventura come “carta di rotazione”, senz’altro, possa agevolare il rendimento della squadra. Qui, però, sovviene il paradosso. Il Milan non ha mai cacciato Bonaventura e, stando alle immagini di sabato, Bonaventura non è troppo felice di lasciare il Milan. Perché non continuare? Il problema si sa, sempre loro: quei dannati soldi.

Bonaventura ha percepito, finora, 2 milioni netti a stagione. Le indiscrezioni, che vorrebbero Raiola dedito a numerose trattative, riferiscono di una richiesta di 3 milioni. Verosimilmente, quello sarebbe “l’adeguato” ingaggio per trattenerlo. Difficile, molto difficile. Non per nulla, il club non ha preso in considerazione il rinnovo. Un grande peccato, per Bonaventura e per il Milan. Una riduzione dell’ingaggio, anche in piccola parte, avrebbe potuto agevolare una permanenza. Al giorno d’oggi, però, sembra che questa ipotesi non valga più, che quasi non se ne possa neppure parlare.

Allora, ne prendiamo atto. Contemporaneamente, però, mi rifaccio a Max Pezzali: “Nessun rimpianto, nessun rimorso”.

Grazie Jack, per tutto. Indimenticabile quel gol all’esordio contro il Parma(stagione 2014/15, ndr), ancor di più quel colpo di testa a Doha, il nostro ultimo trofeo. Grazie davvero “Jack di Cuori”.

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