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  • Immagine del redattoreMassimo Volpato

Intervista a Regina e Consuelo Maldera, moglie e figlia di Aldo Maldera.

di Massimo Volpato



Sfogliando il secolare libro della storia del Milan è impossibile non imbattersi in Aldo Maldera, un ragazzo milanese che ha incarnato l’animo casciavit nel suo più profondo significato. Oggi ho la fortuna ma soprattutto l’onore di intervistare due persone che lo conoscono molto da vicino, la moglie Regina e la figlia Consuelo. Le ringrazio per la loro disponibilità, cosa non sempre scontata.

Qui sotto la nostra lunga chiacchierata.


Buongiorno Regina e Consuelo, vi ringrazio per la vostra disponibilità nel dedicarmi del vostro tempo per questa intervista, visto il periodo pandemico che stiamo vivendo come state?

“Buongiorno innanzitutto la ringraziamo per l’opportunità che ci dà di ricordare Aldo, noi stiamo bene nonostante il brutto periodo che sta vivendo il nostro paese.”


Signora Maldera, lei ed Aldo come vi siete conosciuti? È vero che è stato galeotto un calcio di rigore quando Aldo giocava a Bologna?

“Ebbene sì, galeotto fu un rigore. La cosa strana è che lo tirava Aldo e in porta c’ero io. Lui era arrivato da Bologna e venne a vedere il campo dell’Audax Bresso. Io ero stata invitata dalla mia compagna di scuola al campo perché lei giocava nella squadra femminile. Aldo tirò il rigore lasciandomelo parare, un gentiluomo”


Seguite ancora il calcio attuale? So che Regina è milanista fino al midollo, invece Consuelo più rossonera o giallorossa?

“Io si, milanista doc, mio padre mi portò a vedere il Milan che avevo 4 anni”

“Consuelo: io non ho la passione di mamma e seguo poco il calcio”.


Che effetto vi fa che ancora oggi tanta gente, tanti tifosi rossoneri abbiano un ricordo così intenso verso Aldo?

È bellissimo vedere che ancora oggi Aldo è ricordato con immenso affetto, lui stesso si stupiva di questa cosa”.



Entriamo nell’Aldo calciatore, in questo ultimo anno Theo Hernandez per la capacità di attaccare a tutto campo viene molto spesso paragonato ad Aldo, secondo voi è un paragone che ci stà o ci sono altri giocatori che vi hanno ricordato Maldera?

“Lo confesso, la prima volta che ho visto scendere Theo sulla fascia ho avuto i brividi, mi ha subito ricordato Aldo nel modo di giocare.”


Aldo è stato un pilastro del Milan anni 70, ha vinto lo scudetto della stella, dove in quella stagione segna 9 gol, e due Coppe Italia. Che ricordo aveva di quella meravigliosa stagione che culminò con la vittoria tricolore? E lei signora che ricordo personale ha?

“Aldo ha vissuto la stagione della stella con gioia immensa, è stata un’annata meravigliosa, per me è stato un sogno che si avverava e per di più grazie ai tanti goals di Aldo.”



La stagione della Stella Aldo gioca un calcio a livelli altissimi, forse replicati nella stagione dello scudetto giallorosso, che gli valsero la convocazione ai mondiali in Argentina, dove gioca la finalina per il terzo posto. È prevalsa più la gioia per la partecipazione o la delusione di non essere stato protagonista in quella manifestazione.

“Purtroppo quella del mondiale in Argentina non fu una bella esperienza per Aldo, che non riuscì a connettersi con Bearzot che di fatto scelse il blocco juventino.”


Dopo la stella iniziano anni bui per il Milan, c’è il calcioscommesse e di conseguenza la retrocessione in serie B. Come vive Aldo quel momento particolare lui che era milanista nell’anima?

“Lo visse molto male, lui amava il Milan. Ricordo di aver visto piangere nel mio salotto Aldo, Novellino e Antonelli. Una scena che non dimenticherò mai e soprattutto la loro amarezza: avevano dato tutto per la maglia.



Cosa ha rappresentato per lui, essere il capitano del Milan soprattutto in serie B?

“Per Aldo essere il capitano del suo Milan ha rappresentato un momento di orgoglio, si è sentito responsabile per il gruppo e lo ha seguito in serie B. Aldo lottava per la maglia e ricordo che tornava da trasferte lontane e mi diceva: “la Serie B è veramente dura”


La scelta di seguire il Milan in Serie B nel 1980 di fatto gli ha precluso la carriera in nazionale, che si chiude con 10 presenze. Ha mai detto qualcosa di questa sua scelta, se ne è mai pentito?

Direi di no, purtroppo con Bearzot, Aldo non è riuscito ad instaurare un rapporto costruttivo, e il Mister preferì puntare sul blocco juventino, quindi avrebbe giocato a prescindere Cabrini, che era tutt’altro che un cattivo giocatore”



Nel 1981 il Milan ritorna in Serie A ma, la stagione seguente è un calvario che finisce con la retrocessione sul campo, dopo i fatti di Napoli che vanificano la vittoria di Cesena. C’è una immagine a me molto nitida di quella stagione, avevo 8 anni ma già rossonero dentro. L’immagine che porto con me è l’esultanza di Aldo dopo il bellissimo gol contro l’Avellino che diede speranze di salvezza ai tifosi di San Siro. Signora Regina cosa voleva rappresentare quella esultanza per Aldo, il suo modo di essere tifoso rossonero?

“Ah il goal all’Avellino. Un capolavoro lo specchio dell’anima di Aldo, lui dava tutto se stesso in campo e soprattutto per la maglia, quella sera sperava veramente che il Milan si sarebbe salvato sul campo, era proprio felice quella sera”


Nel 1982 Aldo cede alla corte del Barone Liedholm e si trasferisce a Roma. Quanto gli è costato lasciare il suo Milan.

“Le dico questo, nel 1982 noi eravamo convinti di andare al Napoli, sembrava fatta ma poi arrivò la chiamata del Barone e queste sono state le parole testuali “Aldo vieni che vinciamo lo scudetto”. Aldo mollo tutto e andò a Roma. Il mister era quasi un mago.”



La stima di Liedholm per Aldo è iniziata a Milano. Volete raccontarci il rapporto che c’era tra loro due?

“È stato un padre per Aldo ma veramente e non per scherzo. Nils era sempre ironico ma aveva una sensibilità rara in quel mondo, ed in questo era uguale ad Aldo. Quando il Barone ci ha lasciato Aldo non smetteva di piangere”


Anche gli anni romani sono anni di successo, Maldera vince uno scudetto storico con la Roma, e s’innamora di Roma e dei romani. Cosa ha trovato Aldo a Roma che non aveva a Milano?

“Aldo ha sofferto molto per il modo in cui il Milan lo ha scaricato, credeva di finire la carriera a Milano, ma i tifosi della Roma s’innamorarono subito di lui. Roma è un mondo difficile da spiegare, il tifoso romanista è speciale, la vittoria dello scudetto a Roma è una cosa incredibile difficile da spiegare. Aldo mi guardò e mi disse: “questi non sono normali”

Consuelo: Penso che papà a Roma abbia trovato un’amore molto forte dei tifosi, cosa che mai si sarebbe immaginato, mi raccontava sempre che era rimasto sconvolto dopo la vittoria del campionato dall’amore della gente.



Quanto pesò ad Aldo di non giocare quella famosa finale di Coppa Campioni nel 1984 contro il Liverpool per quel maledetto cartellino giallo in semifinale contro l Dundee?

“Non giocare la finale fu una delusione terribile ancora dopo tanti anni ripeteva se ci fossi stato io”.


Tra le mura domestiche vi ha mai raccontato la verità di cosa è successo realmente durante la scelta dei rigoristi quella sera?

“La verità sul rigore? Purtroppo Falcao non se la senti di tirarlo e si tirò indietro dicendo che non stava bene, Aldo lo avrebbe tirato anche con una gamba sola”.


Tante sconfitte ma anche tante vittorie, come viveva Aldo queste emozioni dentro casa. Da marito e da padre.

“In casa si viveva secondo il risultato lo so può sembrare strano ma allora era così e Aldo non faceva eccezione, in quel periodo i giocatori vivevano per la squadra. Ora è tutto diverso, hanno mille interesse e procuratori e anche troppi soldi”


Siete ancora in contatto con qualche suo compagno rossonero dell’ epoca? C’è stata vicinanza nel momento della malattia?

“Non ho più contatti con nessun compagno di Aldo ma ho rivisto Antonelli al funerale, ci siamo abbracciati in lacrime.”


Una domanda per Consuelo, Penso ad Agostino di Bartolomei compagno di papà alla Roma e penso anche Scirea compagno in nazionale, due ragazzi dal triste destino, del Milan mi vengono in mente Baresi e Maldini, campioni di una volta, leader con i fatti e non con le parole. Campioni di umanità, tanto da non avere nessun erede. Secondo te è un cambiamento della società in generale o un degrado specifico solo del mondo del calcio?

“Penso che il degrado nel calcio sia lo specchio della nostra società e purtroppo il mondo del pallone non è esente”



Domanda per la Signora Regina, 1 agosto 2012 sono 9 anni che Aldo ci ha lasciato. Che qualità ha dentro di Aldo che si porta dentro con lei.

“Aldo ci ha lasciato ma rimarrà sempre il ricordi della sua umiltà e della sua dedizione. Ci manca tanto e oggi sarebbe stato un nonno meraviglioso e un grande esempio per tanti ragazzini che vogliono fare il calciatore.”


Consuelo, una qualità ereditata dal papà?

“Da mio padre ho ereditato l’umiltà e la sensibilità e non l’opportunismo che si vede adesso.”


Rinnovo ancora il mio ringraziamento alla famiglia Maldera, in particolare a Regina e Consuelo che sono state sempre molto disponibili e mi hanno permesso di fare questa bellissima intervista. Vi lascio anche il link

https://rrossonera.wixsite.com/blog/post/un-baffo-indimenticabile del mio ritratto sempre scritto per Ribalta Rossonera su Aldo Maldera. Per chi non avesse avuto la possibilità di leggerlo.

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