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L'abito fa il monaco eccome. Ibrahimovic ha aperto il vaso di Pandora

di LM

Non è così semplice trovare un modo per iniziare. Uno termina la settimana, immerso in una fantasmagorica polemica sui calci di rigore, per ritrovarsi in pochi giorni catapultato nell'orda della lotta al razzismo. Questa stagione è strana, ma strana sul serio. Più passano le settimane, più il Milan si trova coinvolto in tematiche che, con il calcio, c'entrano poco e nulla. Ed è così che, il derby di Coppa Italia, diventa un altro modo per attaccare il Milan. Il paradosso è che, contro i nerazzurri, il Milan ha perso la seconda partita consecutiva tra campionato e Coppa Italia. Era il momento che molti aspettavano ma, ciononostante, non si parla di nulla concernente il match, o meglio non si parla di nulla che riguardi i 90 minuti di partita. Saranno contenti i cugini...


Il tema della settimana, è l'incredibile scontro che si è verificato tra Ibrahimovic e Lukaku, verso la fine della prima frazione di gioco. Romagnoli commette un evidente fallo sul belga, contenendolo con la spalla. Big Rom, che con Chiellini in Inter-Juventus appariva molto più tollerante, si rialza di scatto e va a cercare lo scontro con il capitano rossonero. Interviene Zlatan Ibrahimovic, lasciandosi andare ad una serie di provocazioni sul passato del giocatore, proferendo tali frasi: "You're little s**t! Go with your mom do that voodoo s**t! Call her! You're little donkey! You're little donkey!". Il belga che prima spinge via Saelemaekers, si infuria e risponde più che a tono: "I slap you! Want to talk about my mom?! F**k you and you mom! I f**k you and your wife! I'll shoot in your head!". Tradotto:

Ibrahimovic: "Piccola m***a! Chiama tua madre e vai a fare quelle str*****e voodoo! Chiamala! Asinello! Asinello!"

Lukaku: "Ti prendo a schiaffi! Vuoi parlare di mia madre? Mi sc**o te e tua moglie! Ti sparo in testa!


Eh già. Sembrava di essere finiti a guardare la UFC, magari un pre-match con il principe del trash talking Conor McGregor. Invece no, era un derby di Coppa Italia. La lite si è prolungata fino allo spogliatoio, con i compagni delle rispettive squadre dedite a placare gli animi. Ibrahimovic si farà espellere, perché dopo il primo giallo rimediato sia da lui che da Lukaku, lo svedese ne incassa un altro e lascia il Milan in dieci. In quel momento, finisce la partita dei rossoneri e inizia quella dell'Inter che, in una ricerca costante e confusa del 'tiro da ogni posizione' riesce a strappare la semifinale, solo grazie ad un rigore ed una punizione al 97'. Ci avrebbe potuto lasciare tanto di cui parlare, questo derby. Si poteva parlare di questa LuLa devastante che non segna su azione da cinque partite consecutive. Si poteva parlare di Tatarusanu, di Tomori, del ritorno decisivo di Eriksen. Invece no.


Si parla e si continua a parlare di razzismo. E certo. Il calcio è un veicolo di grandi temi sociali ma il razzismo? Sì, perché la frase sul voodoo di Ibrahimovic sarebbe una frase razzista, diretta alle origini congolesi del giocatore. Eh già. Lo zingaro, denominato tale per quasi vent'anni da ogni tifoseria italiana, milanista compresa quando Zlatan giocava nell'Inter, è accusato di razzismo. Il paradosso è che, di razzismo, non ha parlato Lukaku che, in realtà, non ha più parlato, e nemmeno l'Inter nelle figure dei suoi giocatori, del suo allenatore e dei suoi dirigenti. Non ha parlato di razzismo Valeri, il direttore di gara. Nessuno, ma ne hanno parlato tutti gli altri. Ibrahimovic è il cattivo, Lukaku è il povero agnellino.


Zlatan Ibrahimovic è stato un pessimo esempio, perché se a 40 anni hai bisogno di andare 'muso a muso' con un 27enne, provocandolo nel personale, dopo che ti proclami esempio per i giocatori, hai sbagliato sicuramente qualcosa. Lukaku che la questione l'ha innescata cercando la rissa con Romagnoli, si ritira nel silenzio di chi, sornione, passa per povera vittima. E mi ricordo i tempi di Mario Balotelli, uno che di provocazioni ne subiva in continuazione, da avversari, tifosi, allenatori. In tutti i modi, verbalmente, mediaticamente, fisicamente. Ma il refrain mediatico era sempre lo stesso: "Mario deve andare oltre, deve crescere, deve diventare un campione". Immaginatevi la scena, con Balotelli al posto di Lukaku e Materazzi al posto di Ibrahimovic. Cosa si sarebbe detto di Balotelli? Ve lo lascio immaginare.


L'abito fa il monaco, eccome se lo fa. Ora la platea vuole il sangue, la squalifica, la rimozione da Sanremo per Ibrahimovic, vuole che lo svedese venga colpito duramente dai pomodori e dalla gogna di 'quelli bravi e giusti'. Gli stessi che tacevano quando Sarri prese appena due giornate per aver dato del "frocio" a Mancini. Gli stessi che dicevano che Koulibaly non doveva applaudire ironicamente l'arbitro, mentre migliaia di razzisti veri gli scatenavano contro la loro bile intollerante da piccoli uomini. Gli stessi che condannarono Boateng per aver lasciato il campo durante l'amichevole con la Pro Patria. Gli stessi che non hanno detto una parola, quando il team manager di Gasperini ha urlato ad un supporter napoletano: "Terrone del c***o!".Gli stessi che sanno quando parlare e sanno chi colpire. E ora Ibra, con tutti i suoi difetti e i suoi limiti morali, li ha smascherati uno per uno. Testa a Bologna e al nostro campionato, splendido e meraviglioso. Non ce lo rovineranno.

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