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L'orgoglio di Firenze e le tabelle strappate. Le favole di Raiola e il 'condono' del FPF

di LM


Anima e cuore non sono bastati con il Manchester United. A Firenze vince l'orgoglio, ma non solo. L'orgoglio di reagire ma, senz'altro, è più semplice sfruttare la propria identità e le proprie convinzioni quando hai di nuovo il motore a pieni giri. Chi ci avrebbe creduto al 2-1 di Ribery? Pochi. Il Milan sembrava sfilacciato, stanco, pronto ad un'altra caduta all'insegna dei "se avessimo fatto... se avessimo provato...". Niente di tutto ciò perché, finalmente, è tornato l'assetto dei 'bei tempi' con il metronomo Ismael Bennacer. Si ricostituisce il nucleo dell manvora con un nuovamente incisivo Hakan Calhanoglu. Il tutto, coadiuvato dalla fisicità ormai non più sorprendente del carroarmato Franck Kessié. Le fortune del Milan sono spesso passate dal mix armonico ed efficace del suo centrocampo che, molti, si erano dimenticati fino a che punto.


Ed è così che il Diavolo rialza la testa e, oltre all'orgoglio, può di nuovo servirsi di imprevedibilità e geometrie davanti a cui la Viola non può far nulla. Una vittoria pesante, per respingere gli assalti alla Champions di Atalanta e Napoli e, al contempo, per approfittare delle cadute di Roma e Juventus. Una sosta all'insegna di una ritrovata serenità e, finalmente, ottimismo per il rush finale. Il calendario consente dolci pensieri ma - lo abbiamo imparato bene in stagione - nulla è scontato, quindi ora niente più calcoli, niente tabelle e previsioni. Ora c'è solo da provare a prendere tutto ciò che resta e, al termine della stagione, raccogliere ciò che avremo seminato. Niente tabelle Champions o ambiziose proiezioni scudetto. Il Milan deve essere concentrato solo sul suo destino, partita dopo partita.


Ora si tira il fiato, non per tutti date le convocazioni delle Nazionali ma, certamente, staccare dagli impegni del campionato farà bene ai rossoneri. La sosta porta riposo fisico e mentale ma, malauguratamente, porta con sé anche tante chiacchiere. E così riprende quota la spinosa situazione del rinnovo di contratto di Gigio Donnarumma. Quello che, fino a settimane fa, veniva esposto come un accordo già fatto e solo da ratificare, ora è tornato ad essere un problema. Non che ci sia da seguire le volatili opinioni di chi gioca a tombola con le cifre ma, senz'altro, si è avuta l'ennesima conferma di come le questioni dei rinnovi siano nocive per il Milan, per i suoi tifosi e per la programmazione.


Nonostante gli scenari apocalittici, appare difficile pensare che Donnarumma lascerà il Milan anche perché, sicuramente, avrebbe potuto già farlo in tempi in cui il progetto era decisamente più balbettante. Inutile soffermarsi sui numeri paventati per due motivi: innanzitutto perché si tratta di seguire voci che si rincorrono e cambiano quotidianamente. Poi è alquanto riduttivo lasciarsi andare a discorsi del tipo: "8 milioni per un portiere? Non li vale!". Il prezzo di un giocatore così come il suo ingaggio, di questi tempi, non lo fanno i tifosi e neppure le logiche di appartenenza. Purtroppo o per fortuna.


Sinceramente sembra ovvio che Mino Raiola voglia portare la questione sugli stessi canoni della burrascosa estate del 2017. Un caos mediatico che inneschi un tutti contro tutti, dove il potente Raiola prospera. Perché, se è vero che le trattative si fanno discretamente nei ristoranti, è altrettanto vero che il potere contrattuale lo acquisisci sulle colonne dei titoli drammatici dei giornali: "Gigio in uscita!" "Milan, ora Donnarumma è un caso". E va bene così, almeno per ora. Sarebbe bello che, i giornali, ricordassero le boriose giustificazioni di Raiola, quando si scagliava contro il suo Fassone-Mirabelli per la mancanza di stile. Sarà, ma ora di stile ce n'è da vendere con Maldini, ma Raiola è sempre lo stesso. Nel 2017 Raiola mostrava preoccupazioni per il progetto. Ok, ora il Milan è secondo in classifica e in piena corsa per la Champions. La società è stabile e priva di debiti, con un brand in crescita in tutto il mondo oltrepassando i campioni d'Italia, così come i loro 'quasi successori'. Quindi cos'è che non va? L'ingaggio? Le commissioni? Già.


Inutile scagliarsi contro Donnarumma, contro il Milan o tutto il resto che riguarda questa estenuante trattativa. I comportamenti di Raiola non dovrebbero essere materia dei tifosi ma delle istituzioni. Perché se i procuratori, da mediatori sono diventati co-proprietari dei cartellini, Uefa e Fifa non hanno che da dirlo, così come dicano se la figura del procuratore sia diventata un dipendente del club, invece che del giocatore. Altrimenti intervengano ma non con futili inibizioni da tre mesi o sanzioni da 'spiccioli', magari con la stessa intensità con cui si applicavano sulle sorti del Milan con l'inquisitore FPF che ora verrà ridimensionato. Che bello. Dopo essere stati lo spot dell'efficienza del FPF, ora ci dicono: "No tranquilli ragazzi, non succederà più... agli altri". Un po' come il condono, fesso tu che le regole le hai dovute osservare. Concludendo su Donnarumma, con tutto l'amore verso il Milan e i suoi giocatori, si dimentichi presto il concetto di 'bandiera alla Baresi' e si assimili ancor prima quello di 'grandi giocatori da mantenere'. Sarà meglio per tutti. Senza odio né rancore, semplicemente accettando quello che è il calcio oggi.



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