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La dirigenza unisce, la proprietà divide. Il salto di qualità da un terreno che scricchiola

di Luigi Matta

Caldo torrenziale, da perdere ogni lucidità e tolleranza. Un po' per il picco di temperature da capogiro abbattutesi sulla penisola italiana, un po' perché questo calciomercato non fa stare sereno praticamente nessuno. Nomi che si rincorrono, 'prendono quota' poi vivono fasi di 'stallo'. È il vocabolario del mercato moderno, fatto di 'passi avanti', 'forte interesse', 'contatti avviati' ecc. Ma il tifoso è irrequieto, come dargli torto. Perchè se gli dici che c'è ottimismo e che la trattativa procede spedita, è difficile poi deludere la sua fervida immaginazione - da tifoso passionale - con altre espressioni come 'brusco stop', 'manca ancora qualcosa'.


Allora conviene bere un bel bicchiere d'acqua e fermarsi a ragionare su ciò che è certo, in un senso o nell'altro. E appare quasi una contraddizione visti i tanti cambiamenti repentini di questo strano mercato post Covid, dove tutti sono fermi ma in compenso corre tutto il resto. Ciò che è certo è che il Milan ha bisogno di rinforzi se vuole continuare il suo percorso di crescita, così com'è certo che Paolo Maldini e Ricky Massara sono al lavoro 24h per puntellare una rosa che, quest'anno, è chiamata al grande salto della Champions League.


Già. Il grande salto, quello che vorrebbero tanti tifosi rossoneri magari con un acquisto altisonante. Un colpo di quelli da organizzare una nutrita trasferta fuori da Casa Milan per scattare foto e andare a comprare di corsa la maglia. In questo senso, qualche nome è stato fatto per poi abbattersi nel vituperato modus operandi delle offerte low cost e con innumerevoli dettagli economici da limare con minuziosa precisione.


Perchè diciamocelo apertamente: è bello il bilancio privo di pesanti debiti. Così com'è bello vedere la perdita d'esercizio dimezzata in un anno, specialmente nel periodo della crisi Covid. È altrettanto vero, però, che il calcio è uno sport e, in ogni sport, ciò che conta è vincere. Quindi potranno risultare antipatici i tifosi monotematici che vogliono i campioni, che vogliono i grandi acquisti. Quei tifosi negativi che si alterano facilmente risultando stucchevoli ma che, occorre riconoscere: non sono totalmente senza ragioni.


Però questo è il calcio attuale, in cui - a causa del Covid - sono andati in fumo quasi 4 miliardi di euro a livello europeo secondo il rapporto della Deloitte. Ed è in questa valle di lacrime e sangue che il Milan ha praticamente dimezzato la propria perdita finanziaria da -195 a -95 milioni di euro. Qualcuno ride, sogghigna. Ma c'è ben poco da ridere. Tutti vogliono il salto, come se i tifosi più 'ottimisti' non volessero vedere campioni nella propria squadra, ma è difficile saltare quando i piedi camminano su un terreno che si sta sgretolando, tanto da far perdere la stella più brillante (Messi) al club che ha vinto due Champions League nell'ultimo decennio (Barcellona), al pari di Bayern e Chelsea, meno solo del Real Madrid.


I discorsi economici non devono essere un freno troppo tirato, ma una costante da considerare al pari di tutto il resto. Purtroppo. Maldini e Massara hanno, nel complesso, la fiducia dei tifosi. Elliott invece divide i tifosi. Immaginate lo stesso Maldini calciatore, abituato ad essere il capitano di un team di talenti invidiati da tutto il mondo, andare a discutere di bonus, prestiti, opzioni di riscatto e fare il pignolo sul milione in più o in meno.


Nessuno è esente da colpe. Ma, sicuramente, ci si può ricordare degli umori di un anno fa. Non troppo dissimili, seguiti poi da un girone d'andata da sogno e un girone di ritorno colmo di problemi che non hanno impedito al Diavolo di piazzarsi al secondo posto. Giusto chiedere uno sforzo in più ad Elliott ma, a 19 giorni dalla fine del mercato, si faccia lo sforzo di attendere. E se ci saranno processi da fare, nessuno ne sarà esente nell'interesse di ciò che conta più di tutto il resto: il Milan.



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