di LM
Ce l'avevamo lì, ad un soffio. Distante solo dieci minuti, più il recupero. L'abbiamo accarezzata ma, purtroppo, ci è sfuggita dalle mani. Quanto sarebbe stato bello fare cinque su cinque, una manita di successi, con mini fuga incorporata a +4 sulla seconda. Invece rimaniamo avanti di due punti sul Napoli e con zero sconfitte, gli unici insieme a Sassuolo e Juventus. In testa alla classifica. Insomma, poteva andarci decisamente peggio. Dopo il successo europeo contro il Celtic, il Milan non va oltre il 3-3 casalingo contro la Roma. L'avvicinamento al match, stavolta, è stato contraddistinto da un'insolita ansia. Certo, prima di una sfida di cartello la preoccupazione subentra sempre; questa volta, però, non era un'apprensione nota, era qualcosa di diverso: erano vertigini d'alta classifica. In pochi si ricordavano la sensazione di veder minacciata la testa della graduatoria. Qualche tifoso calcolatore, verosimilmente, avrebbe firmato per il pari. Altri ambiziosi volevano i tre punti.
Insomma, l'ambiente Milan è tornato a rivivere ansie, scenari e, consequenzialmente, rimpianti legati alla pregevole posizione di classifica. Finalmente, verrebbe da dire. In altri tempi, con ogni probabilità, un match di questo tipo avrebbe avuto altra natura. Immaginiamoci i titoli di giornale: "Milan, un successo per ripartire", oppure "Pioli, una vittoria per salvare la panchina". Invece ci siamo ritrovati immersi in un potpourri di svariate valutazioni, accendendo i riflettori su dibatti che quasi imbarazzano e, per forza di cose, risvegliano l'essenza dei tifosi. Sia quelli del Milan che quelli avversari. Con una magica parolina che atterrisce, stuzzica, terrorizza e scombussola gli umori: scudetto. Sia chiaro: onde evitare fraintendimenti, non starò qui a dire se il Milan sia o no da scudetto. Per il semplice fatto che, dopo cinque giornate, nessuno può dirlo. In un senso o nell'altro. Il Milan sta bene, il Milan è una squadra scomoda da affrontare per tutti. Fine. Dove si arriverà, lo dirà il solo giudice supremo: il campo. Intanto godiamoci questo Milan, chi vuole sognare lo faccia. Chi vuole l'obiettivo minimo lo auspichi.
Nella mattinata di lunedì, giungeva la pessima notizia della positività di Gianluigi Donnarumma e Jens Petter Hauge. L'assenza di Gigio è pesante, in vista dei prossimi incontri; non solo per l'autentico talento che, spesso e volentieri, incide positivamente sul risultato dei rossoneri. L'assenza del 99 rossonero, aggiungo, è pesante anche da un punto di vista tecnico. Non è da sottovalutare, infatti, l'importanza di Donnarumma nel saper costruire dal basso con i piedi; una soluzione che frequentemente aiuta il Milan a divincolarsi da situazioni di pressing alto. Una brutta perdita che, ovviamente, prescinde dal fatto che è prioritario che il ragazzo stia bene al più presto, lui come Hauge. Per quanto riguarda il giovane norvegese, il rammarico è tantissimo. Forse anche più che per Donnarumma. L'ex Bodø/Glimt, infatti, era in un ottimo momento: aveva appena trovato il primo gol in maglia rossonera, contro il Celtic; poteva ritagliarsi dello spazio nei prossimi match, invece, si trova costretto a fermarsi. Speriamo di riaverli al più presto. Intanto rinnovo gli auguri ad entrambi.
Concentriamoci ora sul Monday Night, che ha visto il Diavolo fronteggiare la Roma. Il match ha alternato gioie e dolori. Pronti, via e siamo in vantaggio. Leao pennella poesia e, davanti, c'è un vero e proprio poeta del gol: Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese, non ancora pago di record, decide di segnare il gol più veloce con la maglia del Milan: 1 minuto e 48 secondi. Sembra il preludio ad un'altra serata trionfale. Le cose, purtroppo, non vanno come si spera. Al quarto d'ora, su calcio d'angolo, Tatarusanu esce male, Romagnoli si fa anticipare, Dzeko insacca ed è 1-1. Il Milan ci prova, cogliendo anche un palo con Kjaer, ma non basta. I rossoneri non sono brillanti come in altre serate, il primo tempo termina sull'1-1, Milan leggermente meglio della Roma, nient'altro. Ricomincia il match e si riparte esattamente come all'inizio: Leao, questa volta, abbandona la poesia per concedere l'esplosività dei suoi strappi veloci, come un fulmine. Bruciati Karsdorp e Ibanez, pallone arretrato per Saelemaekers, destro deciso e 2-1. Il Milan rimette la testa avanti. Da quel momento, i rossoneri si siedono, la Roma ci prova con convinzione. Dzeko e Mancini sfiorano il pari.
Bene. Prendo un bel respiro. Ok, andiamo avanti. Il Milan si siede, dicevamo. La Roma si alza. Giacomelli si "innalza". Il fischietto di Trieste, voglioso di partecipare attivamente al match, stravolge completamente il canovaccio di una partita che, fino a quel momento, stava offrendo spettacolo ed emozioni. Al 68' viene assegnato un clamoroso penalty alla Roma. Tatarusanu non trattiene un tiro di Mkhitaryan, Bennacer anticipa nettamente Pedro che, ormai in ritardo, frana sul calciatore. Fallo in attacco? Macché. I giocatori rossoneri insistono disperatamente: "Vai a rivederlo! Perché non vai a rivederlo?!". Giacomelli è irremovibile, così come la sua presunzione. Veretout dal dischetto non sbaglia. La Roma riprende il Milan ancora una volta, Leao viene ammonito per proteste. Dopo Giacomelli, sbaglia anche Pioli. Il tecnico commette l'errore di togliere proprio Leao, forse intimorito dal nervosismo in campo. Esce anche Saelemaekers, al loro posto entrano Krunic e Castillejo. Pioli lascia in campo Çalhanoglu fisicamente non al meglio, seppur fautore di giocate pregevoli, come al solito. Passano circa dieci minuti e torna Giacomelli in cattedra, già nel vivo del gioco con ammonizioni e atteggiamenti altezzosi, utili solo a surriscaldare animi già bollenti. Giacomelli fischia e, inevitabilmente, concede un altro rigore inesistente. La legge della compensazione, la norma dell'incompetenza.
Ibra non sbaglia: 3-2. Era una così bella partita. Ora è una caccia all'episodio, la tensione è alle stelle. Altre ammonizioni, stavolta Theo e Cristante. Il Milan è avanti, ora deve portarla a casa. Purtroppo, tuttavia, all'84', su azione d'angolo Ibra liscia il rinvio sul primo palo, il pallone arriva a Kumbulla, facile tap-in: 3-3. Nel finale Romagnoli spreca una clamorosa occasione: colpo di testa a lato su angolo, dopo aver impattato coi tempi giusti il pallone. Finisce così. Tra rimpianti e amarezza. Tre volte in vantaggio, tre volte ripreso. Il Milan, tramite la qualità delle sue giocate, dimostra di avere qualcosa in più della Roma, peccato che ciò non avvenga con costanza. Spesso i rossoneri commettono errori banali, figli di scarsa concentrazione, regalando pericolosi pallone ad un'avanguardia giallorossa, come prevedibile, appostata preventivamente sulla trequarti. Difficile comprendere perché Pioli abbia tolto Leao, in una delle sue migliori serate con la maglia del Milan. Altrettanto complesso risulta capire il mancato inserimento di Diaz, in un match in cui l'abilità di palleggio faceva la differenza, in termini di controllo. Tre gol subiti, due concessi da errori grossolani, errori non da Milan. Insomma, rimpianti. Nelle ultime tre partite, il Milan si è sempre trovato in situazioni di vantaggio per 2-1, in due occasioni ha vinto. Forse stavolta doveva andare così. Sarebbe stato bello assistere ad una mezz'ora finale, auspicabilmente, non distorta dalle mosse arbitrali scellerate a cui abbiamo assistito. La Roma, indubbiamente, aveva tutte le carte per pareggiare ugualmente. Avrebbe potuto farcela, o forse no. Non lo sapremo. Giacomelli ha deciso così, che amarezza.
Il Milan riparte dai buoni spunti della prestazione, ad intermittenza ma senz'altro buoni. Qualcosa è stato fatto peggio delle ultime uscite, può succedere. Ora, non c'è tempo per rimuginare. Domani va in scena il secondo turno di Europa League, contro lo Sparta Praga. Poi due impegni da non fallire prima della sosta: Udinese ed Hellas Verona. Coesione e determinazione, su queste attitudini ormai non dubitiamo. 22 match consecutivi senza sconfitte. Non è da tutti, signore e signori. Non è da tutti.
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