La scintilla del gruppo e il tuono del campione. Il Milan vince, chi era abituato bene rumoreggia
- LM
- 4 nov 2020
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di LM

Potrei iniziare in modo diverso, sulla falsariga degli esercizi scolastici e/o universitari. "Zlatan Ibrahimovic è ...". Perché, detto sinceramente, non ho più aggettivi per definirlo. Credo che ognuno di noi abbia una sua accezione, in base a ciò che smuove lo svedese, nei cuori e nelle anime del tifo rossonero. Sul campo, oramai, c'è poco da aggiungere. Ed è così che intorno alle 14 del primo giorno di novembre di questo fausto 2020, un fuoriclasse di 39 anni, si eleva dal suolo e porta tre punti pesantissimi alla sua squadra. In quella Dacia Arena, dove appena 14 mesi fa iniziavano i traumi del Milan di Giampaolo. In quell'Udine spesso ostile al Diavolo, dove Becao segnava la prima e, finora, unica sua rete in Serie A. La stessa Udine, in cui, Sua Maestà Zlatan Ibrahimovic ha segnato la rete numero 14 del Milan in campionato. Già, compare spesso queso 14. In numerologia, viene considerato il numero della trasformazione, dell'esplorazione di sé stessi, del mutamento. Nella smorfia napoletana, invece, rappresenta l'ubriaco. E allora mutamento sia, mentre ci ubriachiamo di questo nuovo straripante Milan. Questo Milan che piace sempre più ai suoi tifosi.
Nell'avvicinamento al match contro la Roma, avevamo parlato di vertigini d'alta classifica. Questa volta, era ansia da ora di pranzo. Eh già, il Milan non ha un buon
rapporto con questa fascia oraria. Prima del match di domenica, i rossoneri hanno giocato 16 partite alle 12:30 nelle ultime sei stagioni e, malauguratamente, solo il 25% di esse ha portato i tre punti. Infatti, il Diavolo ha vinto solo 4 di questi 16 incontri, rimediando inoltre 7 pareggi e 5 sconfitte. Uno score inquietante che, senza dubbio, non lasciava tranquilli i tifosi del Milan. Il match, come prevedibile, non è stato per niente semplice. L'Udinese ha offerto una grande prova, con carattere e solidità. Bravo il Milan a sbloccarla nei primi venti minuti, grazie all'asse Bennacer-Ibra-Kessiè. L'algerino apre per Zlatan, lo svedese vede l'ivoriano libero e, 'Franck The Tank', indirizza sotto al sette grazie ad un teso colpo di piatto. I rossoneri, purtroppo, commettono lo stesso errore già intravisto negli ultimi match: si abbassano troppo. Complice la stanchezza sulle gambe; complice un atteggiamento mai domo, da parte degli uomini di Gotti.
Il Milan va a riposo sull'1-0 ma, ovviamente, il match è ancora tutto da scrivere. Passano appena tre minuti, Pussetto sfida Romagnoli. Il capitano, ingenuamente, interviene in modo veemente, l'argentino cade e Di Bello fischia calcio di rigore. I rossoneri non ci stanno e protestano. Gigio Donnarumma, al rientro lampo dopo la negatività al tampone, si fa ammonire. Le immagini mostrano come il tocco di Romagnoli sia inizialmente sul pallone. Certamente il VAR avrebbe potuto aiutare ma, non si sa per quale motivo, pare che ormai sia diventato un oggetto arcano, nonostante le rassicurazioni di Rizzoli. In tutta onestà, per quanto sia evidente il tocco sul pallone del capitano, ritengo giusto il penalty. Troppo irruente l'intervento di Romagnoli, un'ingenuità da evitare in area di rigore, specialmente considerando che Pussetto stava allargandosi. Sul dischetto De Paul non sbaglia, nonostante il 99 rossonero intuisca la direzione. 1-1. Il Milan prova a reagire; Pioli inserisce Tonali e Brahim Diaz, rilevando Bennacer e Saelemaekers. I rossoneri cercano il guizzo che però non arriva. Il tecnico rossonero, allora, inserisce Ante Rebic, assente dal campo da Crotone-Milan. Il croato subentra al posto di Leao. Entra anche Dalot, sostituendo uno stanco Calabria.
La partita non sembra raddrizzarsi, fino a quando la scintilla di un Milan che non si arrende mai, innesca la forza del tuono di Ibrahimovic, il suo campione. 39 anni e non sentirli. Su una palla alta, malamente spazzata dalla difesa bianconera, Ibra si alza e segna in rovesciata, proprio davanti a Becao, pietrificato. Poi si dice che è solo uno sport. Incredibile. Ibrahimovic non aveva mai segnato in trasferta all'Udinese. Il primo gol in Friuli è una meraviglia. L'Udinese rimane abbagliata da tale lampo e, come un pugile stordito, non riesce a riprendersi. Il Milan vince e porta a casa i tre punti. Le parole di Ibrahimovic, a fine match, sono poesia: "La pressione me la prendo io, i ragazzi devono continuare a lavorare e crederci". Sei partite consecutive in gol in campionato, eguagliato un altro gigante come Andriy Shevchenko. Non era facile rimettersi in gioco a quasi 40 anni, in un ambiente così complesso com'è stato quello del Milan recente. Zlatan ha una risposta anche per questo: "Qualche mese fa ho sentito dire una frase, chi tornava al Milan falliva. Dicevano che con me sarebbe stato uguale, ma io non ho mai perso passione. Ho mentalità e credo in quello che sto facendo". Nell'ascoltare queste parole, non ho potuto non pensare ad una massima di Danilo Arlenghi: "Ci sono giocatori di calcio che credono che, all'inferno, ci sia il girone di ritorno". Che dire. Chapeau.
Il Milan continua la sua cavalcata. 24° risultato utile consecutivo. Testa della classifica saldamente tra le mani dei rossoneri che, ora, dovranno rigettarsi nella corsa europea, nell'angusto impegno di giovedì contro un Lille tonico ed insidioso. Il Milan vince e, naturalmente, qualcuno ha iniziato a rumoreggiare. Qualcuno che, negli anni, si era adagiato con un certo comfort sulle disfatte rossonere. L'attitudine di chi vive nella pulsione di sogguardare in casa altrui. Il Milan, al momento, è una bella realtà. Una storia romantica e piacevole che, partita dopo partita, arricchisce i capitoli di questa narrativa iniziata dopo il lockdown, come per addolcire i tempi drammatici che ci circondano. Il Milan sta raccogliendo il frutto di un lavoro iniziato tempo addietro. Quando tutto sembrava sbagliato, quando tutto poteva essere fatto meglio. Quando il Milan non era mai abbastanza. Quando le divisioni interne erano una lama tagliente, nell'anima di un Diavolo in declino. Quando ogni decisione, inevitabilmente, fungeva da veicolo per mettere in discussione l'identità di un club storico, con un DNA che pochi hanno in Europa e nel mondo. Ora la comfort zone è ridotta. Il Milan vince e fa sognare, appassiona e diverte. Punto. Oltre ogni cosa, oltre le futili illazioni arbitrali. Oltre le congetture sulla sorte, oltre le macchinazioni sulle porte chiuse. Ribadisco: oltre ogni cosa. Il Milan, da sempre, è un club oltre ogni cosa. Per buona pace di chi ha parole al vetriolo da donare al vento.
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