di LM
Sì, oggi i toni non sono serenissimi. Nonostante la bella vittoria di Parma e un altro passo verso la Champions, anche se è ancora tutto da scrivere. Domenica si va a San Siro, nell'ostico 'lunch match' delle 12:30 contro il Genoa. Non è un errore di battitura aver scritto 'si va a San Siro'. Perché quest'anno sembra che la nostra casa sia ostile a noi stessi in primis. Una tendenza che va risolta al più presto, per fare di nuovo del Meazza la nostra fortezza, anche senza i tifosi. Un match da non fallire, come tutti quelli che attendono il Diavolo da qui fino alla fine. Giocheremo contro il Grifone senza Zlatan Ibrahimovic, espulso contro il Parma in un episodio che - non stupisce - ha fatto meno rumore del 'pranzo di lavoro' in un noto ristorante di Milano.
Quello che è accaduto tra la partita di sabato pomeriggio e, la successiva squalifica del Giudice Sportivo, ha del surreale. Non lo dico da tifoso del Milan, né da sostenitore di Zlatan Ibrahimovic. Anzi. Ero uno di quelli che storse il naso davanti alla querelle con Lukaku, seppur al suo fianco nella deprimente quanto sterile crociata anti razzismo. Ero anche uno di quelli che la sua performance all'Ariston proprio non l'ha amata, così come il ritorno in Nazionale che ci ha restituito un Ibrahimovic sf(Ibra)to contro la Sampdoria. Scusate, gioco di parole pessimo. Ho semplicemente sempre messo in primo piano la squadra, come ogni tifoso sente di fare. Quindi finché Zlatan veste la maglia dell'A.C. Milan, lo si può criticare ma passare alla sceneggiate isteriche, proprio non mi riesce.
C'è poco di isterico nell'asserire con assoluta lucidità che quanto accaduto è gravissimo. Ibrahimovic viene squalificato per una fattispecie di trasgressione della norma che non esiste nel Codice di Giustizia Sportiva. "Critica irrispettosa". Esistono dei precedenti? No, non c'è traccia. Questo è quanto. Per difendere l'onorabilità e l'autorità del direttore di gara Fabio Maresca, si è deciso di fare una cosa 'all'italiana', ossia la classica mezza decisione che scontenta tutti. Perché sarebbe stato troppo onorevole riconoscere l'errore, scusarsi e rivedere quanto deciso. Sì, sarebbe stato troppo onorevole. Allora si smetta di riempire le pagine dei giornali di morali di buon insegnamento indirizzate al calciatore X, al tifoso Y, al club Z, perché se tanto chi deve davvero amministrare il calcio, dagli arbitri alle istituzioni, non ha mai il coraggio di offrire "esempi di onestà, coerenza e altruismo" come affermava l'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, allora è inutile stupirsi anche quando il calcio italiano permane culturalmente nella stagnazione che lo affligge da più di un decennio.
Da Ibrahimovic mi ricollego ai sermoni che si sono letti in settimana sulle partite di Champions League. Si sono letti elogi di ogni tipo. "Quanto siamo indietro", "Questo non è il nostro livello", "Ma come giocano in Europa, il calcio italiano è indietro anni luce". Tutto giusto, ci mancherebbe. Peccato che dietro queste frasi ci sia sempre il 'fantasma' aleggiante dello scarica barile. Il calcio italiano è indietro, molto indietro. E la colpa, purtroppo è di tutti. Come sottolineato da Franco Ordine in uno strepitoso editoriale per Milan News, basti vedere la lezione di giornalismo che la Bild ha dato all'Italia. Le parole sono importanti, anche quelle che sembrano banali.
E non a caso i giornalisti teutonici, nel parlare di Raiola e delle sue 'riunioni nei conventi' per piazzare Haaland, parlano di consulente. Già, perché un procuratore non è. O almeno non è quello che fa. Il procuratore è una figura di intermediazione, di supporto al calciatore e di dialogo. Non è una controparte che detta valutazioni sul cartellino, né un uomo che ha l'autorità di bloccare le trattative. Lo sapeva bene Raiola nel 2012, quando rispose ad una domanda su Balotelli ancora al Manchester City: "Io non so quanto valga, io ti direi 250 milioni ma il prezzo lo fa la dirigenza". Poi ha preso il vizietto delle opere d'arte, da "Ibrahimovic Gioconda" a "Donnarumma Modigliani" e lì ce lo siamo persi un po' tutti, vedendolo agire serenamente in modi che sembravano ambigui ma, visto il silenzio di FIFA e Uefa, evidentemente sono leciti. Un po' come se assumi un Family Banker e, mentre sei a cena con tua moglie, fa pressione affinché tu divorzi perché l'ultimo regalo di compleanno che le hai fatto era troppo costoso. Solo una parola, come per la squalifica di Ibra: surreale.
Ci si stupisca un po' di meno se il calcio italiano è così indietro e magari si faccia un po' meglio. Un buon inizio sarebbe puntare il dito contro le cose gravi del calcio nostrano. Gli atteggiamenti sbagliati, le decisioni che lo logorano. Sarebbe buona cosa anche evitare il tran tran inarrestabile della cifre da Monopoli, o gli scoop da Prima Pagina, limitandosi ad informare e non scrivere favole. Ci sono già i romanzieri per quello. E qui concludo perché di Donnarumma e Raiola, come noto, se ne dovrebbe parlare solo a fine stagione, quando le cose diventeranno calde sul serio. Per ciò che riguarda il nostro amato Milan, la sfida è domenica e, prima di affrontare il Genoa, il Milan dovrà affrontare se stesso, dando una forte spallata alle inquietanti statistiche sui match in casa, così come in generale quelli giocati alle 12:30. Per il ritorno sul palcoscenico della Champions, quello da cui ripartire, quello dove c'è tutta la nostra storia. E che storia.
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