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Le mirabolanti leggende post Derby e la cruda realtà. Hakan: chiacchiere e distintivo

di Luigi Matta

Eccoci qua, all'ultima sosta nazionali di questo 2021. Si chiude 1/3 di questo campionato e si possono tirare le prime somme. Impossibile non partire dall'ultimo impegno di quattro giorni fa: il Derby della Madonnina terminato 1-1, con la rete su rigore di Hakan Çalhanoglu e l'autogol di Stefan De Vrij. Alla 12a giornata, Milan-Inter, è stato probabilmente il match più bello ed emozionante di questo avvio di Serie A. In campo si sono affrontate la prima e la seconda classificata della passata stagione, nonché la prima e la terza di quella attuale.


Dalla meravigliosa coreografia della Curva Sud - che ha omaggiato medici e sanitari di Milano dediti ad una guerra contro la pandemia - ad una cornice di pubblico generale che ha riportato elettricità ed atmosfera ad una delle Stracittadine più belle al mondo. Le due squadre si sono affrontate senza esclusione di colpi, dando vita ad un match che, al triplice fischio, ha lasciato rimpianti di vittoria ed entrambe e la sensazione che il pareggio fosse il risultato più giusto.


Sorride Pioli che, in virtù del pareggio pomeridiano del Napoli contro il Verona, rimane in vetta in coabitazione con i partenopei. Mastica amaro Simone Inzaghi che, al netto dell'ottima prestazione dei suoi, fallisce la chance di ridurre la distanza dalla vetta e, considerando il prossimo impegno post-sosta contro il Napoli, una vittoria nel derby avrebbe dato uno slancio importante nelle convinzioni e nella classifica.


Termina la sfida sul campo e, inevitabilmente, comincia quella a colpi di penna. Il comun denominatore dell'analisi post Milan-Inter è uno: l'Inter ha dominato, il Milan è venuto fuori solo nel finale. I nerazzurri hanno trovato il gol grazie ad uno splendido gioco ed una netta superiorità, il Milan ha avuto la fortuna di pescare un autogol. Che personalità Hakan Çalhanoglu: partita dominante, da vero diez. Un autentico rimpianto per il Milan. Va anche a calciare il rigore sotto la Sud e zittisce quegli schifosi cori beceri di una tifoseria cafona che, lo abbiamo visto anche con Donnarumma, non sa accettare le scelte professionali di un atleta ambizioso che voleva giustamente essere valorizzato. La solita fortuna di quei sopravvalutati allenati da un allenatore mediocre che, quando non vincono con i rigorini o con le porte chiuse, la spuntano con un autogol.


Questo è il racconto. Purtroppo per gli avversari, la verità è ben altra. In realtà, purtroppo anche per noi. Sarebbe troppo bello se, con appena 15 minuti di partita, si potessero bloccare i campioni d'Italia e avere addirittura la chance di batterli. I narratori con la sciarpa al collo neppure si rendono conto di che autogol rappresenti tale tipo di analisi, ancor più spettacolare di quello di De Vrij. La realtà ci dice che, la grande forza del Milan nel derby, è stata proprio quella di rimanere mentalmente nel match per 90 minuti, sapendo resistere all'inizio di secondo tempo arrembante dei nerazzurri, andando oltre agli episodi che, in un match di tale portata, possono cambiare completamente il canovaccio di un incontro.


Inutile sciorinare le statistiche - favorevoli al Diavolo - o parlare di possesso palla e occasioni. Il Milan aveva approcciato benissimo il match nei primi dieci minuti, tirandosi la zappa sui piedi da solo con quella enorme ingenuità di Kessié, reiterata dalla pessima lettura di Ballo-Touré su Darmian in occasione del secondo penalty. Bravo il Milan a recuperarla pochi minuti più tardi ed eroico Tatarusanu ad impedire un nuovo vantaggio Inter. Per la cronaca: la parata su penalty è l'unica dell'estremo difensore rumeno in tutto il match, contro le 4 del collega Handanovic.


Ma quei due salvataggi, Ballo-Touré prima e Kalulu poi, sono bastati per parlare di dominio. E pensare che nel derby del marzo 2019, il salvataggio di D'Ambrosio ad evitare il 3-3 e a mandare l'Inter in Champions al posto proprio del Milan di Gattuso, era sintomo del carattere di un grande giocatore. Domenica sera, inevitabilmente, è diventata fortuna. Nulla di nuovo, ridiamoci su.


La sostanza è che, al netto delle assenze (quella di Theo pesantissima nel derby), il Milan esce ancora capolista da uno scontro diretto: il quinto in 12 giornate. L'Inter esce ancora senza vittoria in un big match, dopo aver affrontato Atalanta, Lazio, Juventus e Milan. I nerazzurri dimostrano di essere ancora una squadra da vertice: intensa, rocciosa e con tante armi a disposizione ma, al momento, la forza del gruppo di Pioli è eguagliata solo dal Napoli di Spalletti.


Concludo con un piccolo pensiero sul man of the match nel derby: il buon vecchio Çalhanoglu che mostra così tanta personalità da tirare un rigore centrale, quello che nei campi di periferia viene definito il rigore di chi non sa dove tirarlo. Gli insulti non sono stati cortesi, soprattuto quelli di natura personale. Ma sai: aspettarsi applausi dopo aver abbandonato la nave per 500mila euro, dopo che sei stato coccolato, aspettato e protetto per 4 anni, è un po' un controsenso.


Specialmente considerando che, senza i gravi problemi fisici di un collega, oggi saresti in Qatar perché l'ambizione è sempre la prima cosa, ci mancherebbe. In bocca al lupo per tutto Hakan. Qui, sponda rossonera, si sta sempre una meraviglia.





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