E’ una tiepida serata di metà ottobre, malinconico e tardivo saluto dell’estate che non sembra rassegnarsi all’implacabilità del calendario.
A San Siro il Milan affronta il Cagliari nella partita di andata del secondo turno di Coppa Italia e il pubblico non è certo quello delle grandi occasioni. In Curva, semi deserta, si cantano cori goliardici mentre una doppietta di Papin mette in cassaforte già nel primo tempo una qualificazione quanto mai scontata. La rosa del Milan nella stagione in corso è, infatti, semplicemente mostruosa e le cosiddette seconde linee sarebbero titolari inamovibili nelle più grandi squadre d’Europa (basti pensare che con la possibilità di schierare solo 3 stranieri, al trio olandese si aggiungono Zvonimir Boban, il Genio Savicevic e il Pallone d’Oro in carica Jean Pierre Papin).
In un ambiente a dir poco ovattato, appena dopo il terzo gol di Lentini, si assiste a qualcosa di semplicemente incredibile: dura carica della Polizia che, profittando dell’esiguo numero di presenti, “entra” in Curva, manganellando alla cieca.
Lo scontro è violentissimo, paradigma di una tendenza in fieri a partire dai primi Anni 90. Nella decade precedente, il movimento ultras assurge infatti a fenomeno di costume e anche le trasferte diventano eventi di massa. Le esigenze di tranquillità sociale portano a una militarizzazione degli stadi e alla conseguente difficoltà di arrivare a contatto con i tifosi ospiti. I primi “nemici” finiscono allora per diventare i rappresentanti delle Forze dell’Ordine.
I fatti del giorno si inquadrano proprio in questo contesto e si apprenderà essere una sorta di reazione della Polizia alle accuse di inefficienza nella gestione dell’ordine pubblico durante le ultime partite di campionato. L’intero stadio fischia l’aggressione, perché di vera e propria aggressione si tratta.
Gli incidenti continuano poi sulla rampa e all’esterno dello stadio con un bilancio finale di 6 fermati (di cui tre arrestati) e molti feriti da entrambe le parti.
Nel corso degli anni la repressione diventerà ancor più severa anche dal punto di vista legislativo, grazie soprattutto all’utilizzo indiscriminato di uno strumento preventivo e assolutamente arbitrario quale la diffida.
In un rapporto osmotico sempre più marcato la conflittualità tra ultras e “sbirri” raggiunge intanto il punto di non ritorno.
Per la Curva rossonera, in particolare, il climax si avrà nella stagione 1998-99.
Le trasferte di Firenze e, ancor più, Perugia (nel giorno della conquista dello scudetto numero 16) vedranno autentiche battaglie campali con lacrimogeni ad altezza d’uomo, arresti ingiustificati e violenze persino contro donne e ragazzini.
Un vero e proprio G8 di Genova ante litteram.
La morte di Raciti, prima, e di Gabriele Sandri, poi, porteranno infine alla realtà di oggi.
Biglietti nominali, tornelli, trasferte negate e divieti di ogni sorta. Questo è il calcio moderno.
“Leggi speciali: oggi per gli ultrà, domani per tutta la città” recitava uno striscione apparso in tutte le Curve Italiane all’inizio del nuovo millennio.
Semplice grido di protesta o inquietante profezia?
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