di LM
Altro giro, altri tre punti. La giuria popolare attendeva il passo falso, il passo falso che potesse dimostrare l'Ibra-dipendenza. Ma non esiste dipendenza. Non è mai esistita e, certamente, non occorre aggiungere particolari dettagli aggiuntivi. Appare un'impresa esplicare il processo di lunga durata che, senza dubbio, è alla base del magic moment rossonero. Un processo che parte da lontano. Così come "lontano", è dove il Milan vuole arrivare. Contro la Fiorentina manca Ibra, quindi emerge quello che molti non vogliono vedere. Chi per ostilità, chi per paura, chi per scaramanzia. E quello che si vede è la grandezza del collettivo e, consequenzialmente, la maturità attorno ad esso.
I precedenti spaventavano. Da due stagioni consecutive, infatti, la Fiorentina veniva a fare punteggio pieno tra le mura di San Siro. Spaventava anche il momento dei viola che, oltre ad essere in astinenza da vittoria, precisamente, dal 25 ottobre, erano oltremodo in astinenza da gol. Infatti, erano ben tre le partite che la Fiorentina non andava a rete. Poteva essere il match della svolta, grazie alla "cura" Prandelli. Invece no, prima non segnavano da tre partite. Ora da quattro. E così il Diavolo allunga in classifica a +5 sulla seconda, in virtù del doppio k.o. di Sassuolo e Roma, rispettivamente contro Inter e Napoli. Proprio i nerazzurri, grazie al successo sui neroverdi, balzano al secondo posto, riportando alla mente gli epici scontri per la vetta di anni fa. Le due milanesi, ad occupare la prima e la seconda piazza, infatti, non si vedevano dal 2011. Un ritorno totale, non solo del Milan ma, certamente, del calcio di Milano.
Si parlava di Ibra-dipendenza. La verità è che, questa squadra, è dipendente dalla voglia di vincere. Se qualcuno non coglie il senso di tali parole, riguardi la partita di Saelemaekers contro la Fiorentina. L'hanno chiamata fuga. Dà soddisfazione dirlo ma diciamo la verità: la vera fuga, il Milan, l'ha fatta da se stesso. Da anni di mediocrità contraddistinti da piccole gioie, presto annebbiate da un vortice che, incredibilmente, sembrava essere sempre più forte delle speranze del Milan. I rossoneri sono una squadra, vera, bella, unita. E si è parlato dell'assenza di Ibra, senza pensare a quella di Leao e Bennacer. Specialmente l'algerino, sostituito da un Tonali sempre più in crescita. All'ex Brescia manca solo uno step: abbandonare la faccia da bravo ragazzo, per indossare la maschera del Diavolo, di cui è innamorato fin da bambino.
Non è facile vedere questo Milan, per molti. Non parlo di tifosi avversari ma, spesso e volentieri, degli stessi supporter rossoneri. Fa paura avere ancora fiducia. E si rivivono quei momenti in cui la fiducia, purtroppo, è stata tradita. Ma qui non è questione di fiducia. È questione di mentalità. Una mentalità intensa ritrovata che, certamente, non impedirà al Milan di passare da altri momenti grigi, come già accaduto con il Lille. Quando sei in alto vengono le vertigini, ne avevamo già parlato a margine del match con la Roma. E ribadisco: ben vengano queste vertigini. Ben vengano le difficoltà, se poi il Milan le supererà con la determinazione attuale. Ben vengano gli ostacoli, i "nemici". Perché non puoi diventare grande, se non fai davvero qualcosa di grande.
E per fare qualcosa di grande, inevitabilmente, si passa da tante piccole cose. Una di queste è l'Europa League. Qualcuno azzarda l'ipotesi di tralasciarla, per concentrarsi sulla cavalcata in campionato. Soprassediamo... Il match di giovedì contro il Celtic è fondamentale. Una partita che non si può fallire. Il Milan deve riabituarsi all'impegno europeo. Così come deve riabituarsi a tirare fuori il meglio dalle avversità, anche quelle fisiche. Come sta facendo ora, a dispetto dei critici di professione. E che parlino. Parlino e riparlino. Mancava quest'aria, queste attenzioni, questi ragionamenti, questo fuoco. Mancava questo Milan che vince e divide. Mancava questo Milan che fa innamorare anche fuori dal campo. Con scene come quella della videochiamata a Pioli, al termine del match contro i viola. O come quando mezza squadra si è presentata a Milanello lunedì, nonostante il giorno di riposo.
Eh sì. Mancava davvero questo Milan. E ogni giorno senza partite, sembra un giorno vuoto. Perché ora è bello aspettare le partite del Milan. Ancor più bello è ascoltare la chiacchiere, il vero segnale che il Diavolo stia tornando dove gli compete. Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli.” Cit.
Comments