di LM
Sarà il caldo torrido. Saranno stati i buoni risultati. Sarà stato il colpo di scena della permanenza di Pioli. Sarà come sarà. Ma l’ambiente Milan sta vivendo, ormai da giorni, in un clima “frizzante” e, come non accadeva da tempo, di grande ottimismo. “L’ottimismo è il profumo della vita” diceva Tonino Guerra. Il profumo che si respira, dalle parti di Casa Milan, è inebriante. Quasi quanto le prestazioni che, dalla ripartenza post lockdown, sta offrendo il nostro amato Diavolo. Venerdì sera vi erano grande trepidazione, attesa e curiosità, attorno all’impegno contro l’Atalanta. Sia per lo stato di forma delle compagini, che per la débâcle dell’andata; il match era, purtroppo, condizionato dalle pesanti assenze di Hernandez, Bennacer e Romagnoli.
Le aspettative non hanno deluso: dopo appena 14 minuti, Çalhanoglu inventa il gol, probabilmente, più bello di questa stagione: punizione dal lato sinistro, la specialità della casa. Parabola velenosa sul palo del portiere: Gollini beffato. 1-0 per i rossoneri. Il Diavolo tiene testa agli orobici che, dal canto loro, si mostrano rapidi, dinamici e aggressivi, sfoggiando la solita brillantezza che ha contraddistinto, per lunghe fasi di questo campionato, la loro assoluta pericolosità. Passano 10 minuti e, grazie ad uno sciagurato pestone di Biglia su Malinovskyi, viene assegnato un calcio di rigore a favore della Dea, dopo un consulto col VAR. Palla sul dischetto, si prepara proprio Malinovskyi: l’ucraino calcia forte, non angolando abbastanza però. Gigio non perdona. Il numero 99 è reattivo e “balza” sul pallone. Diavolo ancora avanti. I ritmi della partita salgono, l’Atalanta cresce progressivamente e, dopo i vari sforzi, ottiene un bacio dal fato: al minuto 34, Freuler sfugge per vie centrali, tenta la conclusione ma, colpisce il petto di Gabbia, dopodiché, il pallone rimpalla in area dove si trova Duván Zapata. Calabria non è rapido né efficace nella chiusura, lo strapotere del colombiano ha la meglio: diagonale fulmineo e Donnarumma battuto. 1-1. Si va negli spogliatoi e, quando si torna in campo, il copione non cambia. Le due squadre si affrontano a viso aperto, Gomez sfiora il supergol in girata, Bonaventura colpisce un palo. Agonismo, giocate rapide e intensità, tuttavia, il risultato non cambia. Le due regine del post lockdown pareggiano, continuano a migliorare il loro gioco e, a parità di partite giocate, mantengono la testa della classifica parziale, in condivisione.
Dunque, altra ottima prestazione. Ormai non è più una sorpresa. Stasera si va a Genova: alle 19:30, allo stadio Marassi, i rossoneri se la vedranno con la Sampdoria. Gli uomini di Ranieri, reduci da due sconfitte consecutive(Genoa e Juventus, ndr), non hanno più obiettivi: la salvezza è già stata raggiunta, l’Europa dista anni luce. In ogni caso, occhio alle sorprese e ai numeri: il Milan, da ben due anni, non vince in casa della Samp. L’ultimo successo è datato 16 settembre 2016, quando Carlos Bacca decise il match(0-1, ndr). Anche il mister Pioli, a sua volta, non ha uno score eccellente contro i blucerchiati: il tecnico di Parma, in 16 partite contro la Samp, ha ottenuto solo tre vittorie, a fronte di otto pareggi e cinque sconfitte. Bisogna, pertanto, cambiare trend. Per inseguire l’ultimo obiettivo rimasto al Milan: l’accesso diretto all’Europa League.
A proposito di corsa Europa League, nel prematch Il tecnico Pioli ha dichiarato: “Dobbiamo credere al quinto posto, e fare più punti possibili. Purtroppo non dipende solo da noi, dipendono da noi i risultati, quindi anche domani servirà una grande partita. Siamo molto concentrati, poi vedremo cosa faranno gli avversari”. Eh già, non dipende solo da noi. Dipende anche dalla Roma? Sicuramente. I giallorossi saranno impegnati, allo stadio Olimpico, contro il Torino. Io, però, da settimane mi domando, insistentemente, contro chi stia lottando davvero il Milan.
Nella serata di domenica, nel corso del match Roma-Fiorentina, l’arbitro Chiffi ha assegnato un rigore che, per amor del galateo, definirò semplicemente come grottesco: sugli sviluppi di un’azione offensiva, la palla è carambolata proprio sul direttore di gara che, deviando il pallone, ha favorito il tiro di Spinazzola, poi parato dal portiere Terracciano. Sulla ribattuta, Dzeko ha provato a deviare in porta, fallendo ma scontrandosi con l’estremo difensore, in un normale contrasto di gioco. Nell’incredulità generale, il fischietto di Padova ha assegnato il penalty, regalando alla Roma un inaspettato vantaggio, difficilmente ottenibile altrimenti. Oltre al dubbioso contatto, è stato curioso notare la totale non curanza della Regola 9, punto 1:
“Il pallone non è in gioco quando:
• ha interamente oltrepassato una linea di porta o una linea laterale, sia a terra sia in aria
• il gioco è stato interrotto dall’arbitro
• tocca un ufficiale di gara, rimane sul terreno di gioco e
- una squadra inizia un attacco promettente o
- il pallone entra direttamente in porta o
- cambia la squadra in possesso del pallone
In tutti questi casi, il gioco verrà ripreso con una rimessa dell’arbitro.”
Incredibile credere che, né arbitro né VAR, siano potuti intervenire, al fine di ripristinare la regolarità dell’azione.
Questo grave errore di Chiffi, nell’ottica della corsa Europa League, fa seguito ad altri due match controversi: Roma-Parma e Roma-Verona. Contro i ducali, fu l’arbitro Abisso a “lasciare a bocca aperta”: vennero negati due evidenti rigori per il Parma: il primo per un fallo su Cornelius, il secondo per un evidente tocco col braccio di Mancini, non troppo diverso da quello che, due settimane dopo, è stato fischiato a Çalhanoglu, contro il Sassuolo. In Roma-Verona, infine, i giallorossi beneficiarono, tra le polemiche, di un calcio di rigore, per presunto fallo di Empereur su Pellegrini. Dalle immagini, riprese da più moviolisti, parve evidente l’assoluta inesistenza del fallo. Parliamo di sei punti “scottanti” che, probabilmente, non avrebbero dovuto esserci. Sei punti che, già da stasera, possono essere decisivi. Qualora la Roma, in trasferta contro il Torino, conquistasse i tre punti, si chiuderebbe aritmeticamente la corsa Europa League.
Mi chiedo, dunque, qual è il vero avversario del Milan? La Roma? I suoi errori in stagione? Le inefficienze di una classe arbitrale? Una classe arbitrale che, ancora una volta, a quanto pare, si dimostra non all’altezza, incidendo in modo significativo sulla contesa. Qualche esperimento di troppo? Mancanza di personalità? Errore umano? Regolamento complesso?
Le sto elencando tutte, credetemi. Tutte quelle che hanno elencato a noi, del resto.
Un mio vecchio allenatore asseriva: “Lamentati con l’arbitro solo quando i suoi errori sono più dei tuoi!” Appare difficile, al netto dei risultati, trovare particolari errori nel rush finale rossonero. 24 punti in 10 partite, 28 gol segnati. 10 punti su 12 contro quattro, delle prime cinque squadre in classifica. 5 punti in più della Roma, 8 gol segnati in più, 2 subiti in meno. Scontro diretto vinto. Eppure non basta e, purtroppo, da stasera, si potrebbe già dire “non è bastato”. Peccato, un giorno magari scopriremo cosa è andato storto. Oppure no. Una cosa è certa: se preliminari saranno, il Milan li affronterà in ossequio alla sua tradizione: da sempre, a testa alta.
Assorbito l’urto, dopo il terremoto post Rangnick, l’ambiente Milan è tornato a programmare il futuro. Nella giornata di lunedì, il Club ha comunicato il rinnovo della partnership con Fly Emirates. Un altro importante passo, dal punto di vista commerciale. Un altro colpo messo a segno dall’AD Gazidis, dopo Roc Nation. Non solo marketing: tra le manovre a Casa Milan vi è, anche e soprattutto, la composizione della rosa dei calciatori. In settimana, i due assistiti di Raiola, Donnarumma e Ibrahimovic, hanno raggiunto l’agente a Montecarlo.
Le indiscrezioni, da parte dei media, parlano di rinnovi ad un passo. Nel caso specifico di Ibra, secondo alcune voci, potrebbe anche esserci una conferma dell’attuale ingaggio. Ad alimentare le voci, soprattutto sulla permanenza dello svedese, ci ha pensato anche la presentazione Puma della nuova maglia, nel cui spot, il numero 21 rossonero appare nel finale, maestoso e dominante, nella sua tipica esultanza. Ibrahimovic è diventato una priorità, inutile negarlo. Sicuramente il club dovrà pensare ad investire su una punta ma, al tempo stesso, non potrà privarsi del carattere di Ibra. Se Zlatan ha mostrato di avere numerosi limiti atletici, dettati innegabilmente dall’età, ha altrettanto dimostrato di non averne alcuno, dal punto di vista della determinazione e della mentalità.
Le sue dichiarazioni, di tanto in tanto, possono far storcere il naso a qualcuno, me compreso; poi però, in un modo o nell’altro, ti tocca dargli ragione, anche quando atterra a Milanello in elicottero, autoannunciandosi come il presidente. Zlatan è così, come l’odioso Dr.House. Presuntuoso, odiabile, così come geniale e imprescindibile.
Possiamo concludere con un elogio assoluto, doveroso, al nostro portiere Donnarumma. Gigio ha già scritto la storia: 21 anni, 201 presenze con la maglia del Milan. Il rigore parato a Malinovskyi, alla prima da titolare e capitano, sembra un segno del destino. Un destino che Gigio merita dopo i tempi bui del 2017. Un destino che sembra sempre più rossonero. Un destino promettente anche grazie alla sua maturazione, come calciatore e uomo.
“Quello che chiamiamo il nostro destino, è in realtà il nostro carattere, e il carattere si può cambiare” Anaïs Nin
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