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Quanti infortuni, non è più sfortuna. Pioli, per questo 2021 serve altro

di LM

Incredibile, quasi grottesco il saliscendi emotivo che porta il dover giocare ogni tre giorni. Avevamo appena finito di esultare per la fantastica risposta emotiva di Roma che, ora, ci si ritrova a farsi tante domande su cosa sia nuovamente andato storto. Non giriamoci attorno, qualcosa è successo. O meglio: qualcosa è cambiato. Partiamo subito dal piatto forte: gli infortuni. Milan News ha proposto un accurato quanto inquietante quadro dei guai fisici del Diavolo, nel corso di questa stagione. 64 partite saltate in 25 giornate, tra titolari e prime riserve. Un numero enorme che, a quanto pare, interessa solo a noi milanisti. Nell'ottobre del 2019, i media si occupavano di sottolineare i 14 infortunati della Roma, nelle primissime fasi di stagione, parlando di maledizione. Nel caso del Milan, sicuramente interessa più Sanremo o il numero di rigori. E pazienza. Va bene così.


Gli infortunati sono tanti ma, la sfortuna, non può essere più un argomento valido. C'è un vero e proprio problema di preparazione fisico/atletica che va risolto al più presto. Sembra di essere ripiombati nella sciagurata stagione 2017/18, quando alla guida del Milan c'era Montella. La preparazione fisica era finito nell'occhio del ciclone, dando il via ad un avvicendamento tra il collaboratore di Montella Marra e Innaurato. Passano gli anni e la questione fisica torna ad essere centrale nelle sorti della stagione. Si ha quasi la sensazione che il Milan debba essere costretto a tirare il freno, non tanto per non perdere i giocatori, ma giusto per perderne uno alla volta. Se vai piano con la Stella Rossa, perdi 'solo' Bennacer e Manduzkic. Se poi alzi i ritmi e giochi bene a Roma, perdi addirittura Calhanoglu, Ibrahimovic, Rebic, Calabria e Tomori. Rallenti di nuovo con l'Udinese e perdi giusto Tonali. Non va bene. No. Bisogna iniziare a lavorarci seriamente.


Una sciagura fisica, che è una grande attenuante ma non un alibi. Il calo di prestazioni, unitamente a tutte queste noie atletiche, purtroppo, sembra suggerire definitivamente che la corsa scudetto vada abbandonata. Nessuno potrebbe portarla avanti in queste condizioni ma, al tempo stesso, impone al Milan un cambio di visione. 1 vittoria nelle ultime 4 (Serie A). Tra Serie A ed Europa, 1 gol su azione nelle ultime 6. Da un ipotetico +4 sulla seconda, 18 giorni fa, ad un prossimo -6, con il quinto posto a 6 punti, 7 considerando lo scontro diretto a favore con la Roma. Gli avversari ora conoscono il Milan e, soprattutto, conoscono i suoi punti deboli, così come quelli di forza. Contro l'Udinese, ancora una volta, l'avversario sembrava conoscerci alla perfezione. Milan quasi inesistente nell'area di rigore friulana. La sensazione è che, per gli avversari, basti chiudersi o alzare il pressing per annullare il motore del Milan. Questo perché, oltre alle dovute contromisure, il Milan sembra ostinarsi nel tentare di correre con una Panda.

Urgono soluzioni alternative che, sia chiaro, non si limitando ad un cambio di modulo ma di vero e proprio cambio manovra, che è assai più complesso. Difficile rendersi pericolosi con il lancio lungo sul centravanti, se quel centravanti non è Ibra o Manduzkic. Difficile cercare di 'stanare' l'avversario se non si cambia ritmo e velocità durante la transizione, come accadeva nel girone d'andata. Pioli è chiamato ad una sfida che, probabilmente, non aveva mai affrontato in carriera: rimanere lassù. Troppo semplice limitarsi ad accusare Romagnoli come unico colpevole. Romagnoli oppure Leao, l'uomo della discordia di ieri sera. Troppo semplice e, ora, quello che deve dare la svolta è proprio qualcosa di difficile che solo un uomo può provare a realizzare: Stefano Pioli.

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