di LM
Qualcuno, forse, tra tutto quello che è successo nel 2020 e l'inizio di questo 2021, ha dimenticato molti piccoli episodi riguardanti il Milan. Nello specifico, ha dimenticato tante cose dette/scritte circa la proprietà, principalmente il suo amministratore delegato Ivan Gazidis. "Ma Gazidis a parte prendere i milioni dov'è?". "Gazidis parli e si faccia vedere!". Ricordate anche, durante la prima ondata e il contestuale stop ai campionati, la polemica sul fatto che Gazidis non si vedesse da mesi a Milanello? Io me lo ricordo bene. Se ne potrebbero ricordare tanti altri di episodi, ma c'è il rischio di trasformare questo recap in un canto della Divina Commedia, quindi, va bene così.
Beh, non so se ve ne siete accorti ma Gazidis c'è. Eccome se c'è. La sua intervista rilasciata a Sky Sport è stata significativa e, senza fare paragoni scomodi, ha dato l'idea di una specie di "dichiarazione d'intenti". Ci vorrebbero gli esperti del linguaggio del corpo per avere denotazioni precise ma, osservando bene il modo di parlare del manager ex Arsenal, si notano tanti aspetti interessanti.
Nel momento in cui parla del suo percorso al Milan, Gazidis volge per un attimo lo sguardo per terra, quasi come a visualizzare tutti i passi che lo hanno portato ad oggi. Dai primi screzi con Leonardo, dalla veste detestabile del 'risparmiatore', della figura "finanziaria" che veniva a guardare i conti senza pensare al prestigio. Poi il duro scontro con Boban che si consumò sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, fino all'addio dell'ex fantasista del Milan nonché vice presidente UEFA. Probabilmente avrà rivisto nella sua mente anche la recente sliding door che ha cambiato la storia recente del Milan. Quel Ralf Rangnick pronto ad approdare a Milanello per dare il via alla terza rivoluzione in tre anni, poi scartato per confermare Pioli.
Quella convulsa sera di luglio, dopo la vittoria sul Sassuolo e l'annuncio del rinnovo del tecnico, scrivevo che Gazidis si era giocato l'all-in. Perché sconfessare un'operazione curata da mesi e che era già costata la testa di un dirigente, è stata una mossa davvero coraggiosa. Stava per lasciare Maldini, poi ora te lo trovi a capo di ogni decisione tecnica con risultati eccelsi. Gazidis parla a tratti anche di lui e gli scappa un sorriso, poi soppiantato celermente da un'espressione seriosa e da queste brevi ma emblematiche parole: "È un uomo che si distingue anche nei momenti difficili. È la storia del club ma non l'ho scelto per questo, vedevo qualcosa di speciale in lui". Eh già, perché se è vero che l'ex numero 3 era ad un passo dall'addio, è altrettanto vero che quando lasciò Leonardo, Gazidis ci mise 5 minuti a chiamare Paolo e dirgli: "Prendi il suo posto e scegli tu il direttore sportivo". Anche se molti hanno dimenticato anche questo.
Per la prima volta, sentendo parlare Gazidis, si avverte un'aura di milanisti puro, da una figura che col Milan non ebbe mai nulla a che fare. Perché Gazidis si è fatto conquistare, dal Milan, da Pioli, da Maldini. E dopo mesi passati a calcolare entrate e uscite, ha messo anche l'aspetto passionale tra i fattori d'analisi. I risultati si vedono e il manager ci ha preso gusto, per questo afferma con sguardo fisso e determinato: "Questo è l'inizio, non la fine". E che inizio. Ora si torna al campo, con la sfida con lo Spezia che farà da anticamera al derby, con un ritrovato Bennacer, finalmente. Perché il regista è mancato, ed è mancato davvero tanto. Geometria, visione e tecnica nel centrocampo che, finora, con i muscoli se l'è cavata bene ma, se si vuole inseguire questo sogno scudetto, servono anche le giocate di chi vede calcio come altri non fanno. Lo ripeto: quanto è mancato Bennacer.
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