“Allora... Ci siamo annusati, ci siamo ringhiati contro e alla fine siamo giunti alla conclusione che abbiamo bisogno gli uni degli altri, quindi, abbassiamo la cresta tutti quanti e vedemo de trovà st’accordo” Ecco, questo breve estratto della serie tv “Romanzo Criminale” in cui il Sardo, il Freddo e il Dandi discutono per evitare una nuova guerra, racchiude pressappoco la mia visione di come sia iniziato l’incontro tenutosi il 28 maggio tra il presidente federale Gabriele Gravina, i rappresentanti della FIGC ed il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.
Il braccio di ferro durato 78 giorni, da quel 10 marzo in cui il Consiglio Federale prendeva atto del DPCM appena firmato dal presidente Conte e deliberava la sospensione delle attività sportive, è (forse) giunto al termine.
In questi lunghi e apparentemente inesauribili giorni, ci è stato esibito dinanzi agli occhi il vero volto del calcio italiano, vale a dire, la sua forma più essenziale, abbiamo altresì avuto a disposizione un quadro ben articolato delle problematiche che lo attanagliano da forse un decennio e di come le conseguenze di suddetti problemi, a causa del Covid-19, si siano riversate sul movimento in tempi ben più brevi di quanto avremmo potuto riscontrare senza l’emergenza sanitaria.
Si riparte quindi, o meglio, si proverà a ripartire perché il nuovo protocollo del Comitato Tecnico Scientifico non mette ancora tutti d’accordo ma la sensazione è che presto si scioglierà ogni riserva su ogni ragionevole dubbio. Il sopracitato Ministro dello Sport accantona la posizione rigida e ferrea che ha contraddistinto la sua gestione del negoziato con i vertici del massimo campionato italiano: abbiamo visto uno Spadafora ben diverso da quello che si palesava il 27 aprile in una diretta Facebook quando dichiarava: “Non siamo in grado di sapere l’evoluzione del virus e come reagiremo noi tutti. È impossibile dire oggi che il calcio ripartirà e indicare una data precisa” aggiungendo: “Sono ridicole le affermazioni di chi sostiene che ci sia un complotto contro la serie A ed è ridicolo chi lo sostiene. Io mi muoverò nel rispetto delle regole” rincarando ancor di più la dose appena 24 ore dopo affermando: “Io sinceramente vedo il sentiero per la ripresa sempre più stretto, fossi nei presidenti penserei alla nuova stagione”
Non c’è di cui crucciarsi, dopo tutto, è ormai di uso comune il breve aforisma di James Russell Lowell: “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”, dunque, dovremmo essere lieti di avere un Ministro dello Sport che non è stupido, va anche ricordato inoltre che erano tempi ben diversi nonostante non siano poi così distanti: ben altri numeri di contagio, ben altri quadri clinici, quindi diciamo che va bene così.
Nel mezzo, come anticipato precedentemente, c’è stato tanto di cui parlare e tanto su cui riflettere: abbiamo visto presidenti di Serie A improvvisarsi virologi con i rispettivi portavoce dediti ad attaccare autorevoli scienziati, abbiamo visto indagini super segrete su presunte positività occultate, abbiamo potuto assistere anche a cambi trasversali di opinione da parte di allenatori celebri che hanno gettato un po’ di scherno su tutto il movimento, umori di tifoserie strumentalizzati a proprio uso e consumo, rivelazioni incredibili da parte di giocatori su presunti sintomi da nuovo coronavirus già visibili nel mese di gennaio, attacchi “spassionati” al sistema calcio da più parti e anche...... NO. Meglio fermarsi qui, perché davvero ne abbiamo viste di tutti i colori e saranno altri più accreditati del sottoscritto a giudicare.
Ripartenza sia dunque, potrei riassumere con il motto più utilizzato in questi giorni da gran parte del fronte mediatico: Ha vinto il Calcio!
Da persone civili possiamo solo rispettare le decisione e auspicare che abbia davvero vinto il calcio, il calcio di tutti noi, sperando di vedere questo revanscismo anche quando falliscono 42 società di serie C in sei anni perché anche quello è calcio, oppure quando si pensa che la Nazionale Italiana non gioca una gara di eliminazione diretta dei Mondiali da 14 anni, perché anche quello è calcio; si abbia questa voglia di ripartire quando ci si accorge che, negli ultimi dieci anni, si è dimezzato il numero di “esordi diretti” dei giovani italiani dai vivai alle prime due divisioni o quando si scopre che l’indebitamento globale del calcio italiano al 2019 superava i 4 miliardi di euro.
Anche quelle appena menzionate sono sfide che il calcio italiano deve vincere e allora speriamo che vengano almeno combattute,con la stessa enfasi che ha contraddistinto la battaglia contro la chiusura causa Covid-19 o i malpensanti potrebbero arrivare a credere che esistano beneficiari primari e secondari.
Ripartiamo, cerchiamo di farlo senza polemiche, anche se sarà dura ma possiamo almeno sforzarci di farlo, riserviamoci giusto il diritto a non brindare.
Ripartiamo... ripartiamo per dimenticare quello che abbiamo visto in questi 78 giorni.
Torniamo al nostro caro Milan: il destino ha voluto che la ripartenza coincidesse con la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Juventus. La data indicata per tornare a disputare la seconda competizione italiana è il 13 giugno, proprio contro quella Juventus che è stata il tema di tutta la settimana, in virtù della ricorrenza del 28 maggio, in cui si sono celebrati i 17 anni da quella magica notte del 2003, quando i rossoneri conquistarono la loro sesta Champions League proprio ai danni dei bianconeri. In un momento di stallo generale, questa ricorrenza ha scaldato nuovamente i cuori del popolo del Diavolo creando un entusiasmo che qualche tifoso avversario ha trovato fuori luogo, è innegabile che può assumere caratteri malinconici celebrare con passione un successo di quasi due decenni fa ma, dopotutto, “Il ricordo è il tessuto dell’identità”(cit. Nelson Mandela, ndr) e l’identità milanista non si scalfisce mai. Non è una finale di Champions ma, in virtù delle sabbie mobili in cui si trova il Milan da anni, la Coppa Italia può apparire come una buona rampa di lancio in vista della nuova rivoluzione che attende il club al termine della stagione.
Questa volta le assenze pesanti sono tutte sulle spalle del Diavolo: mancheranno, infatti, Ibrahimovic, Castillejo e Theo Hernandez, tre dei giocatori più in forma prima che il Covid rimescolasse le carte della stagione. Ecco dunque che l’altissima difficoltà della sfida porge occasioni importanti ad alcuni giocatori che hanno vissuto la stagione in un autentico purgatorio, su tutti Bonaventura e Paquetà: il primo è in scadenza di contratto e, stando alle voci che girano, appare molto remota la possibilità che possa prolungare il suo rapporto con il Milan, con la Roma sullo sfondo pronta ad accoglierlo; finora “Jack” è stato impiegato solo 18 volte in stagione tra campionato e Coppa Italia portando a referto 3 reti, sarà una notte speciale per lui in cui potrebbe provare a far cambiare idea ai dirigenti rossoneri; per quanto concerne il brasiliano classe '97, la parabola discendente a cui abbiamo assistito è stata dolorosa per noi tifosi e per lo stesso calciatore, il rapporto con il club si è già incrinato a cavallo tra gennaio e febbraio con la presunta richiesta del giocatore di non essere convocato per la trasferta di Brescia per motivi riconducibili ad un momento di depressione personale. Le voci di mercato lo vedono sempre protagonista: se appare più defilato il Benfica, la Fiorentina sembra avere un forte interesse verso di lui, dunque, occasione anche per Paquetà, per riprendersi il Milan o per salutarlo definitivamente lasciando eventualmente una piccola dose di bei ricordi ed un'enormità di rimpianti. Occasione importante anche per Rafael Leão: il portoghese dovrà sostituire il gigante Ibrahimovic, compito non facile ma che gli darà la possibilità di perfezionare le sue prestazioni che risultanoancora altalenanti.
Il Milan si prepara a concludere la stagione ma, al tempo stesso, inizia a pianificare anche la prossima: i media, nelle ultime ore, parlano di un incontro tra Rangnick e l’AD Gazidis per snellire la procedura di insediamento di quello che sarà il nuovo manager a 360° del club rossonero con l’incognita Maldini ancora in sospeso. Le indiscrezioni rilanciate dalla maggior parte della stampa parlano di un budget prestabilito intorno ai 75 milioni di euro e, di una lista di obiettivi già presentata, nomi già pubblicati nelle settimane precedenti con un minimo comun denominatore: giovane età, come il 2002 Kouassi, il 2000 Szoboszlai e il ’96 pupillo di Raiola Dumfries, in compenso,sembra allontanarsi il giovane che più di tutti è nelle grazie dei tifosi italiani e in particolare dei milanisti: Sandro Tonali, i media parlano di Inter in pole con la concorrenza della Juventus, il Milan si sarebbe defilato a causa del prezzo troppo elevato(Cellino chiederebbe 50 milioni, ndr) e a causa di un progetto non ancora ben definito rispetto a quello delle rivali citate; la sensazione è che il Milan dovrebbe provare con maggiore vigore a trattare il giovane gioiello del Brescia, non lasciandosi sfuggire un talento puro made in Italy con una fede rossonera mai nascosta e ,se il manager in pectore Rangnicksembra avere le idee chiare, lo stesso deve accadere tra i vertici attuali del club nel comprendere, soprattutto, quanto sia necessario incorrere in sacrifici economici anche nel momento in cui si approccia un progetto composto di giovani perchè, nel calcio di oggi, anche i giovani di qualità conclamata hanno un prezzo elevato.
Concludo con una menzione doverosa al dramma che nella giornata di ieri ha colpito duramente un grande uomo come Gennaro Gattuso con la scomparsa della giovanissima sorella Francesca, siamo tutti con te Ringhio, la famiglia di cui hai fatto parte per 15 anni non ti abbandonerà mai e per questo ti abbraccia più forte di quanto non lo abbia mai fatto finora.
di LM
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