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SAMPDORIA-MILAN 0-2 (Gullit-Gullit)

Aggiornamento: 21 ago 2021

di Fabrizio Perotta


“O lui o me”.

I muri di Milanello raccontano che, dopo un’elegante cena a Villa Macherio, Marco Van Basten abbia più o meno pronunciato queste parole al Presidente Silvio Berlusconi. Il conflitto con Arrigo Sacchi, tecnico mai realmente amato dal centravanti olandese, aveva appena avuto il suo climax.

Trasferta di Parma: l’esclusone di Marco per scelta tecnica segna infatti il punto di non ritorno.

La fine di un’era.

Il ciclo di una delle squadre più forti della storia volge al termine e, di lì a poco, l’infausta serata al Velodrome di Marsiglia lo avrebbe sancito ufficialmente.

Il diktat di Van Basten, unitamente a una sorta di insofferenza generale per l’ossessività dei metodi di lavoro del grande Arrigo, spingono così il Presidente al cambiamento.

Sulla panchina torna a sedersi Fabio Capello, quattro anni dopo dopo la breve esperienza nella stagione 1986-87 e la sofferta qualificazione alla Coppa UEFA, conquistata nello spareggio di Torino.

L’inizio non è particolarmente scintillante ma ciò non impedisce ai rossoneri di trovarsi nei piani alti della classifica. La sfida di Genova contro la Sampdoria campione d’Italia si presenta allora come un banco di prova particolarmente significativo.

Trasferta importante, in campo e “fuori”.

Un imponente corteo rossonero lascia la stazione, in direzione dello stadio. Il Luigi Ferraris, che ospita le squadre di Genoa e e Sampdoria, sorge dal lontano 1911 nel popolare quartiere di Marassi, proprio nei pressi dell’omonimo carcere. Il passare degli anni non ha minimamente offuscato un fascino che riporta al modello inglese e la caotica, ma caratteristica, sovrabbondanza architettonica della vecchia Genova rende lo scenario ancor più suggestivo.

Usciti da Brignole, imbocchiamo il tunnel a destra, proseguendo compatti sulla strada che costeggia il fiume Bisagno. Dall’altra parte sparuti gruppi dei tifosi di casa urlano qualche coro offensivo ma non succede nulla di particolare, nemmeno al passaggio nei pressi della Curva doriana se non qualche sporadico, e reciproco, lancio di oggetti.



Il settore ospiti e’nel parterre della Gradinata Nord, poca profondità ma sembra di ‘toccare’ i giocatori e di essere in campo insieme ai Ragazzi che indossano pantaloncini e calzettoni neri, l’outfit delle serate di coppa al Bernabeu, quasi a fare capire che non sia una partita come le altre.

La Samp, anche se in un periodo di difficoltà, gioca in maniera molto aggressiva, sfiorando il gol in alcune occasioni. Costacurta, in particolare, effettua uno spettacolare salvataggio su una tremebonda conclusione di Vialli a Rossi ormai battuto.

Nel secondo tempo, invece, il Milan sembra trasformato con Gullit che sale in cattedra.

Van Basten pennella un cross in area, l’Olandese vola in cielo anticipando di testa Pagliuca proprio sotto il nostro settore. Dopo poco scheggia la traversa con un poderoso tiro da fuori area e e quindi raddoppia a conclusione di un pregevole triangolo ancora con MVB.

È l’apoteosi. Un’esultanza che rivista in tv appare semplicemente spettacolare.

L’insolitamente caldo sole novembrino lascia spazio ai primi refoli di tramontana mentre si festeggia un’importante vittoria per un simbolico passaggio di consegne ante litteram.

Festoso ritorno e treno di emergenza tirato, come da tradizione, ben prima dell’arrivo al binario.

Il rumore della marcia sulla massicciata viene però coperto da un interminabile quanto possente coro:

“Ci facciamo i chilometri,

superiamo gli ostacoli,

col diavolo

in fondo al cuor”.


SAMPDORIA AWAY, NOVEMBER 1991

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