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Si chiude (finalmente) il mercato. Le nuove armi di Pioli e la variabili...

  • Immagine del redattore: LM
    LM
  • 2 set 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

di Luigi Matta

Ormai, c'è da dirlo: sarà il bombardamento live 24 ore su 24. Sarà la frenesia degli operatori, insider, 'quelli che hanno sentito una voce', esperti, stregoni e quant'altro ma, quando finisce il mercato, sembra quasi che sia terminata una sorta di stagione aggiuntiva. Anche questo calciomercato è andato (fortunatamente) e chiaramente ora si possono tirare le somme. Credo che, se si deve dare un voto, probabilmente quello più adeguato è il 6,5 assegnato dalla gran parte dei media.


Il Milan non sostituisce in senso stretto Calhanoglu ma allunga la panchina - una delle grandi debolezze della scorsa stagione - e aggiunge un pizzico di 'mentalità' in più con giocatori come Giroud e Florenzi. Inoltre, prenota un gioiellino come Adli, a prezzo dimezzato rispetto alle prime richieste e con la possibilità di crescere un altro anno al Bordeaux senza la pressione di partire dalla 'seconda linea' per scalare le gerarchie.


A questo si aggiunga l'innesto di un potenziale gioiello come Pellegri, l'ingaggio di Bakayoko per la linea mediana, Ballo-Touré come vice Hernandez e si completa il puzzle. L'ultimo giorno di mercato, inoltre, 'regala' a Pioli Junior Messias, jolly della trequarti. Se proprio si vuole storcere il naso, lo si può fare sul tema cessioni dove non si è riusciti a collocare due giocatori ai margini del progetto come Castillejo e Conti.


Si poteva fare di più? Certamente, ma si poteva fare anche molto meno. Basta guardarsi intorno, dove l'Inter ha sostituito Lukaku con Dzeko ma, come vice '9', dovrà affidarsi ancora a Sanchez e dovrà fare di necessità virtù probabilmente riproponendo Lautaro come centravanti e affiancandogli Correa, tandem già incisivo a Verona. La Juventus ha perso il suo uomo da 101 gol in tre stagioni e lo ha sostituito con il suo stesso giovane della Primavera Moise Kean, non riuscendo a prendere un play di maturità per il centrocampo.


Il Napoli - indicato dai più come forte candidato allo scudetto - non ha perso nessun perno fondamentale differentemente da Milan, Inter e Juventus, ma in compenso non è riuscito a risolvere l'annoso problema del terzino sinistro - già esistente ai tempi di Ancelotti - e ha dovuto optare per il rincalzo Juan Jesus che da terzino ci gioca adattato e sarà più il sostituto del partente Maksimovic, non riuscendo a prendere l'obiettivo dichiarato Emerson Palmieri.


Ha poi chiuso il mercato con l'interessante colpo Anguissa e non ha ancora risolto la questione spinosa relativa al rinnovo di Insigne. Che dire, chi più chi meno, tutti hanno dovuto rinunciare a qualcosa. Se devo indicare due squadre che, a mio modo di vedere, si sono mosse leggermente meglio sul mercato mi sento di dire Atalanta e Roma, come già sottolineato da molti.


Pioli si ritrova una rosa, sulla carta, simile a quello dell'anno scorso ma con una panchina più lunga, come anticipato. Alla seconda dello scorso campionato, nel match contro il Crotone, Pioli inserì Bennacer, Krunic, Castillejo, Colombo e Leah. Nel match successivo contro lo Spezia - a mercato chiuso - i rincalzi erano Tonali, Hauge, Maldini, Castillejo e Colombo. Contro la Lazio, nella speranza di non incappare in infortuni o altri contagi Covid dopo Giroud, dalla panchina Pioli potrà scegliere tra Rebic, Ibrahimovic (se il francese riuscirà ad essere titolare), Tonali (qualora Kessiè torni a disposizione), Messias, Pellegrini, Florenzi e Bakayoko.


Decisamente un'altra musica. A questo si aggiunga la vera arma di Pioli di quest'anno: la crescita di giocatori come Brahim Diaz, Tonali (che gol e che partita contro il Cagliari), Leao e Saelemaekers (tatticamente un giocatore che vale per due) e il Milan può dare davvero grandi soddisfazioni. Concludo con un breve commento su Messias, il cui approdo ha causato un autentico polverone negli umori social dei milanisti. Al di là della meravigliosa favola che lo riguarda, purtroppo il brasiliano ex Crotone ha pagato a caro prezzo il chiacchiericcio della narrativa invadente ed esplosiva del calciomercato. Parli di Vlasic, Isco, Ziyech, Bernardo Silva e poi arriva Messias.


Chiaramente il tifoso non può essere soddisfatto fino in fondo - si parla del tifoso critico e costruttivo e non di quello focoso che vorrebbe la rivolta davanti a Casa Milan - e a poco servono i numeri sui dribbling, i paragoni con l'acquisto di Kjaer e quant'altro. Basta imparare dall'esperienza. Di questi tempi, l'anno scorso, gli umori erano ugualmente contrariati per il non-arrivo del centrale di difesa ma il Milan riuscì a chiudere il girone d'andata in testa alla classifica e i problemi arrivarono dopo, con Tomori già in rosa.


Si sottovalutò l'importanza di una dirigenza finalmente coesa, dopo anni di scissioni e rifondazioni. Si sottovalutò l'importanza di un lavoro tecnico in serenità senza i Rangnick di turno ad aleggiare nelle cronache della stampa. Si sottovalutarono i numeri poderosi della seconda parte di stagione 2018/19 con valutazioni troppo semplicistiche. Oggi, non si sottovaluti l'importanza di una rosa giovane (la più giovane delle 'sette sorelle') in crescita, con tante alternative e con più vesti tattiche a propria disposizione. Non siamo certi quelli di Atene, ma neppure quelli di Benevento.


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