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Si torna in campo. Trittico di fuoco per vedere il vero Milan

di Luigi Matta

Rieccoci. Dopo la parentesi delle nazionali, si appresta a tornare in campo il nostro caro e amato Milan. Non sarà un ritorno banale, anzi. I rossoneri di Stefano Pioli sono pronti ad immergersi in quelli che saranno letteralmente 7 giorni di fuoco. Domenica alle 18:00 arriva la Lazio del Maestro di calcio Maurizio Sarri, mercoledì sarà il turno del Liverpool del Mago Klopp e domenica sera lo scontro con la Juventus della vecchia volpe Massimiliano Allegri.


La visione del bel gioco, della costruzione ipnotica e verticale quasi matematica di Sarri, a precedere la filosofia di transizione e del gegenpressing di Klopp, fino al pragmatismo machiavellico e cinico di Allegri. Tre sfide diverse ma egualmente complicate a mettere alla prova l'anima del Milan di Stefano Pioli.


E sono i periodi come questo che il Milan deve fare propri fino a renderli un'abitudine. Perché se le sfide con la Lazio e con la Juventus hanno il sapore - già pregustato nella scorsa stagione - dello scontro diretto, sarà a Liverpool che il Milan farà un tuffo nell'essenza del calcio glorioso di cui il suo nome fa parte a pieno titolo e con sommo rammarico per chi, certe imprese, le ha solo potute leggere ed ammirare.


E sarà quando si avrà la sensazione di sentire il suolo di Anfield tremare, tra le note di You'll never walk alone, che questi ragazzi scopriranno che notti ha vissuto il Milan e dovrà tornare a rivivere. Non è un caso che sia stato proprio questo gruppo, artefice di un ritorno europeo atteso per sette lunghi anni, ad avere il privilegio di entrare ad Anfield per la prima volta in 121 anni di straordinaria storia rossonera. Quindi, un bel respiro, mano agli amuleti, alle sciarpe e alle maglie, poi ci sarà da vivere notti da Milan.


Concentriamoci sul primo impegno in ordine cronologico, ovvero quello con i biancocelesti. La Lazio di Sarri è, nella struttura dei suoi uomini, pressappoco quella vista negli anni di Simone Inzaghi. Con un Correa in meno ma (di nuovo) con un Felipe Anderson perfettamente funzionale a quella che è la visione di gioco del tecnico ex Juve, Chelsea e Napoli. Occhio anche a Pedro, non eccellente nell'altra parentesi romana giallorossa ma uomo di grande esperienza che, nel 4-3-3 biancoceleste, risponde perfettamente alla profondità e alla ricerca della superiorità numerica auspicata da Maurizio Sarri, così come la gestione del pallone.


Le squadre di Sarri, per definizione, non sono abituate a gestire i risultati ma a costruirli ed 'arrotondarli'. Grattacapo per Pioli ma, al tempo stesso, possibilità di poter far male sfruttando gli spazi. Differentemente da quanto accade con squadre in modalità testuggine. Chiedere al Cagliari quando ha provato ad alzare il baricentro a San Siro due settimane fa, discostandosi dalla partita 'aziendalista' disputata a fine maggio, e che sembrava aver sbarrato definitivamente la strada al ritorno del Milan in Champions League.


Con ogni probabilità non ci sarà Olivier Giroud, l'uomo del momento fermato dal Covid e dai suoi tempi. Ci sarà probabilmente Zlatan Ibrahimovic - seppur non per la totalità dei 90 minuti - pronto a tornare in campo dopo l'infortunio di Juventus-Milan del 9 maggio. La partita perfetta per lui, quella colma di insidie e di difficoltà. Le sfide che tirano fuori il meglio di Zlatan, nelle giocate e nella mentalità. Tornerà anche Franck Kessié, nella speranza di non trovare uno stadio ostile in un momento quantomai delicato per il suo futuro in rossonero.



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