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Un 'Serramanico' nella lotta scudetto. Inutile piangersi addosso, ora c'è da essere il vero Milan

di Luigi Matta


Questa ha fatto male. Malissimo. Il tardo lunedì pomeriggio che ha visto il Milan affrontare la bestia nera Spezia, si è presto trasformato nel teatro perfetto della beffa più difficile da digerire. Un grave errore dell'ormai noto arbitro Marco Serra condanna il Diavolo ad una sconfitta immeritata che, in ottica scudetto, può pesare come un macigno nell'economia della stagione. Ma facciamo ordine e chiarezza.


Il Milan visto contro la squadra di Thiago Motta, senz'altro, era tutto fuorché un Milan cinico e perfetto. Impossibile fosse diversamente, specie se la tua fonte di gioco della mediana si affida al tandem Bakayoko-Krunic che, sicuramente, non è Tonali-Bennacer né Tonali-Kessié. Impossibile essere ermetici se, per la quarta partita di fila tra campionato e Coppa Italia, ti devi affidare ancora alla coppia difensiva d'emergenza Gabbia-Kalulu che sta comunque facendo il massimo che possa fare.


Insomma, un Milan rimaneggiato - non è una novità - ha provato a fare quello che doveva contro la formazione ligure e, al netto di scarsa concretezza e mancanza di cinismo nonché di un Provedel in stato di grazia, aveva portato a casa la partita con spirito di sacrificio e voglia di giocarsela fino alla fine, contro un avversario noto per essere una vera spina nel fianco. Peccato, ma peccato davvero.


Dopodiché, è iniziato il valzer del racconto strampalato. Dai media, e non, abituati ad altre società. Si parla di scuse dell'AIA, con la furia delle correnti di altro colore che iniziano ad elencare la lista del 'perchè se le meritassero anche loro quando bla bla...'. Poi la smentita ma, in tutto questo, il Milan ha insegnato classe ancora una volta, anche se il prezzo da pagare in termini umorali è alto. Nessuna fuga in motorino, nessuno show in conferenza stampa, niente seminari sui bidoni dell'immondizia.


Il Milan è il Milan. Gli altri sono gli altri. Non è facile accettare questa linea per gran parte del tifo che, sicuramente, vorrebbe vedere reazioni forti. In tutta onestà, avrei gradito anch'io una presa di posizione. Non di quelle teatranti, ma di quelle ferme e volte a ricordare al designatore Rocchi che non siamo il tirocinio degli arbitri inesperti, specialmente se ci giochiamo uno scudetto e, nel complesso, l'ingresso in Champions League che fa ballare svariati milioni. Gli stessi milioni che, quando mancano, portano altri a giochi di prestigio con le plusvalenze, oppure a rinvii degli impegni sacri e impossibili da posticipare come gli stipendi.


Ma ripeto: il Milan è il Milan. "La volgarità è il momento di pieno rigoglio del conformismo" affermava Pasolini, quindi meglio essere diversi ed eleganti anche se brucia e fa arrabbiare. Per di più, se guardo ad un presidente che sta provando a farsi sentire dal sistema, vale a dire Rocco Commisso, non credo che - per quanto buone o meno siano le proprie ragioni - stia ottenendo dei benefici, al contrario deferimenti. Pensiamo all'unica 'sede opportuna' dove il Milan deve farsi sentire: il campo.


Ora arriva la Juventus, poi ci sarà l'Inter dopo la sosta. Due sfide a cui, il Milan, arriva con la rabbia di chi sa avere meno di ciò che merita. Le presunte scuse dell'AIA si concretizzano nella designazione di Orsato. Apperò. Non sarà comunque il fischietto di Montecchio Maggiore a dirigere la delicata sfida con i bianconeri. E' notizia di queste ore, infatti, che Orsato è indisponibile e sarà Di Bello a sostituirlo. Facciamo il Milan e, come affermato da Pioli: trasformiamo la rabbia in energia positiva per andare ad imporci sulle avversarie. Contro tutto e contro tutti. Da grande squadra. Da Milan.

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