Una vittoria totale, da vero Milan. Tonali e Leao gemme preziosissime. Povero Mou
- LM
- 7 gen 2022
- Tempo di lettura: 3 min
di Luigi Matta
Che ripartenza. Dopo aver chiuso il 2021 con il bel 4-2 all'Empoli, il Milan apre questo 2022 con 3 sberle alla Roma di José Mourinho. Non si poteva chiedere di più. O meglio, forse si poteva chiedere di più alla dea bendata che, anche in questo anno nuovo, non ci ha esentato dalla tassa da pagare con la sorte.
La sera prima della sfida con i giallorossi, Pioli aveva perso altri tre giocatori fondamentali. Tre contagi Covid che, neanche a dirlo, avevano letteralmente smembrato la nostra ossatura difensiva, privandoci di Calabria, Tomori e Romagnoli. All'appuntamento con la Lupa, la retroguardia 'sfoggia' l'inedita coppia Kalulu-Gabbia ma il Milan non tradisce.
Il match contro la Roma ha messo in luce tutti i punti di forza del Diavolo e, soprattutto, la pregevole e raffinata fluidità di gioco targato Pioli. Dopo appena 8 minuti Giroud trasforma il calcio di rigore, gentilmente concesso da un'ingenuità colossale di Abraham. Il Milan scende in campo per vincere, con un pressing ordinato e una determinazione che, di contro, mette sotto la lente d'ingrandimento tutte le fragilità della nervosa e confusa Roma dello Special One.
Dopo Abraham, anche Ibanez si iscrive al registro dei 'disattenti'. Il difensore brasiliano, già autore di un fallo da rigore su Ibrahimovic nel match d'andata del 31 ottobre, opta per un sanguinoso retropassaggio su cui si avventa un Giroud in stato di grazia. Il francese colpisce il palo, poi Messias la butta dentro e, probabilmente, colpisce l'orgoglio di una Roma che, dopo 17 minuti, si trova già sotto per 2-0.
La reazione giallorossa arriva, ma non sembra poter scalfire la solidità degli uomini messi in campo da Stefano Pioli. La Roma si rende pericolosa con due deviazioni 'sporche': una la prende Maignan con un intervento straordinario, quella successiva finisce in rete e riapre la partita. Ma, se il match si riapre nel risultato, i valori tecnici continuano ad essere distanti anni luce. La Roma si affida, per lo più, alle individualità dei propri 'non sottovalutabili' interpreti offensivi: da Mkhitaryan a Zaniolo, fino ad Abraham.
Il Milan mette il pilota automatico e, la freschezza fisica del gruppo, fa il resto. Sandro Tonali è il metronomo del centrocampo: un geometra nel far muovere la squadra, un rifugio sicuro dove depositare il pallone nell'impostazione dal basso. Florenzi e Theo Hernandez sono due spine affilatissime nel fianco della Roma. Kalulu è ovunque, Gabbia non sfigura, e il 'clan' dalla trequarti in su, è una fonte inesauribile di fantasia e concretezza che diverte il pubblico di San Siro.
Ci pensano Leao ed Ibrahimovic a chiudere definitivamente il match con il loro ingresso in campo: lo svedese, al di là del penalty sbagliato, innesca una sfida fisica tra colossi con Smalling e apre lo spazio per l'esplosività impressionante di un Leao sempre più in rampa di lancio. 3-1 finale e 3 punti preziosi come l'oro, nell'ennesima sfida affrontata in emergenza. Al fischio finale, inevitabilmente, si accendono i riflettori su José Mourinho.
Il tecnico portoghese, come prevedibile, affida la maggior parte della propria disamina ad un'accurata analisi degli episodi arbitrali. Dopodiché, complici i cori di 'bentornato' riservatigli dal pubblico del Meazza, si lascia andare ad un momento di sano e spassionato interismo: "Tre anni fa ho rifiutato il Milan, è stato un piacere tremendo".
Ci sta. È bello anche per questo il calcio, sport che sa tirare fuori l'emotività più pura anche dei professionisti. La frecciata di Mourinho ha ricordato i noti "Meglio perdente che milanista" (cit. Nicola Berti, ndr) o il recente "Fuori dall'Italia Milano è l'Inter" di Marco Materazzi.
Povero Mourinho, ancorato alle dinamiche del talk mediatico. Peccato per la sua Roma, cantiere ancora aperto, a 13 punti di distanza del Milan e 6 dalla zona Champions, con una partita giocata in più rispetto all'Atalanta. Povero Mou, dei bei tempi dell'Inter è rimasta solo la fede. La capacità ipnotica di caricare l'ambiente e rendersi condottiero, malauguratamente per lui, è rimasta ad Appiano Gentile dal 2010.
Il Milan torna a splendere e, ora, dovrà vedersela con il Venezia domenica alle 12:30. Campo ostico, dove sarà fondamentale non abbassare la guardia e, magari, sperare in qualche tampone negativo nei prossimi giorni.
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