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Sono riusciti a far sbottare pure Maldini. Il Milan e il febbraio maledetto. Dal derby al...derby

di Luigi Matta


Circa un anno fa, di questi tempi, parlavamo di "Febbraio, febbraietto, mese corto e maledetto". Anche quest'anno, neanche a dirlo, il secondo mese dell'anno sembra non fare eccezioni per il Milan. E dire che era iniziato bene: tre vittorie consecutive, la prima nel derby di campionato contro l'Inter, seguita dal roboante successo per 4-0 in Coppa Italia sulla Lazio. Poi la prestazione vincente, ma non brillante, contro la Sampdoria, prima che arrivasse un brusco calo di risultati e di prestazioni, culminato con il doppio pareggio tra Salernitana e Udinese.


Sì, il Milan è calato e vertiginosamente. Certo, la squadra sta balbettando ed influiscono - non poco - le vertigini d'alta classifica. Le stesse vertigini che, nella corsa Champions dell'anno scorso, avevano impedito al Diavolo di chiudere il discorso con il Cagliari alla penultima di campionato, per riservarsi una partita da dentro/fuori per cuori forti a Bergamo contro l'Atalanta. Ma non è solo un aspetto mentale. E' evidente che, anche fisicamente, la squadra non sta bene.


Non me ne voglia il tecnico Pioli, che ha ancora la mia piena fiducia, ma non mi sono trovato d'accordo con lui nella conferenza pre-Udinese quando ha affermato che la squadra non è stanca. Forse non lo è per gli impegni visto che, Salernitana e Udinese, sono state preparate con una settimana di lavoro a disposizione ma, innegabilmente, la condizione e la lucidità latitano e, per una squadra giovane e ancora priva di trofei in questo percorso come il Milan, la componente mentale e quella fisica vanno di pari passo. Lo si evince quando manca la fiducia per tentare un uno contro uno, per aumentare il ritmo del palleggio, per osare cambi di campo rapidi come accadeva nella prima parte di campionato.


Sembra il replay dell'anno scorso quando, nella settimana in cui il Milan recuperava gran parte dei titolari e aveva l'opportunità di preparare un match con una settimana di lavoro con un turno - sulla carta - favorevole (L'Inter affrontava la Lazio, ndr), è arrivata la cocente debacle di La Spezia che ha deciso gran parte della corsa scudetto con l'Inter. Era il 13 febbraio, dopodiché sono arrivate le tre sberle nel derby e le due prove assolutamente insufficienti con la Stella Rossa in Europa League, nonostante il passaggio del turno. Poi la ripresa a fine febbraio, con il successo esterno sulla Roma e una lenta risalita che non ha risparmiato blackout come quello casalingo con il Sassuolo, i pareggi interni contro Sampdoria e Udinese e la sconfitta dell'Olimpico contro la Lazio. Nel mezzo le due ottime prove contro il Manchester United quando, ancora una volta, il Milan scontava una pesante emergenza infortuni.


Ora arriva una partita che, difficilmente, il Milan può sottovalutare perché è contro l'altra fresca capolista Napoli. Il terreno ideale, visti i tanti punti accumulati negli scontri diretti. Il terreno ideale anche considerando quanto, questa squadra, sappia tirare fuori il meglio dalle situazioni difficili. Non sarebbe mai bastato questo rendimento, nelle passate stagioni, per conquistare il tricolore. Quest'anno, se la squadra saprà rialzarsi per questo finale di stagione, può portare alla conquista di un sogno anche se sarà durissima fino alla fine e, già domenica, può essere decisiva.


Prima dell'ardua sfida contro la squadra di Spalletti, però, arriva il derby di Coppa Italia contro l'Inter. Una sfida che va ben oltre il valore del trofeo. Milan e Inter, in questo momento, sono in crisi di risultati e, la grande fiducia di cui hanno giovato nei mesi scorsi, si è affievolita a favore di un Napoli che spera - giustamente - in un grande dispendio fisico dei rossoneri e, perché no, un'altra mazzata psicologica. L'errore più grave, commesso dai più, è stato quello di dare per morto il Napoli a fine dicembre. Ora, la speranza, è che venga restituito il favore sulle milanesi e, ovviamente, sul Milan. Dal derby al derby, da quello di campionato in cui, il Diavolo, veniva dato per spacciato, a quello di Coppa Italia dove il Diavolo viene ancora dato per spacciato, ma stavolta è in buona compagnia con i cugini. Sarà una sfida intensa.


In conclusione. Il pareggio contro l'Udinese non è solo figlio della scarsa prestazione del Milan ma, ancora una volta, del direttore di gara. Da Serra a Marchetti. Il Milan paga nuovamente la scarsa esperienza dell'arbitro - si spera solo quella, perché altro sarebbe preoccupante - e, stavolta, sono riusciti a far sbottare persino Paolo Maldini, l'uomo che è rimasto in silenzio contro lo Spezia e dopo il fuorigioco geografico di Giroud contro il Napoli. Nonostante oggi, il racconto, cerchi di parlare di 'furia Milan', la verità è che, il club rossonero, ha dato un'altra lezione di stile. Nessuna sceneggiata con Luca Marelli, nessun silenzio stampa, nessun attacco ad altri club, o a logiche di potere e congiure come accade da altre parti. Solo la semplice constatazione che sappiamo tutti: il Milan non è il tirocinio delle nuove leve. Se Rocchi e i vertici CAN si sono offesi, non è un problema del Milan ma, visto che questo campionato si decide ai dettagli, li curino anche i vertici arbitrali perché, fortunatamente per loro, gli è capitato un club di eleganza e stile che espone una rimostranza e non manda consulenti negli stanzini...











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