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Immagine del redattoreMassimo Volpato

1 maggio 1988

Aggiornamento: 13 giu 2020

Un ragazzo di 14 anni sta aspettando con trepidazione che inizi Napoli - Milan, con la sua fedele compagna di viaggio di quel meraviglioso campionato, la radio. Quel ragazzino sono io, che ha già vissuto due retrocessioni in serie B, la sconfitta con la Cavese in casa, gli sfottò di Peppino Prisco “Il Milan in B? e per due volte, una pagando, l’altra gratis”. Ecco in quel caldo pomeriggio finalmente ho per la prima volta l’occasione di riscattare tutte quelle amarezze, finalmente posso essere protagonista e provare le sensazioni di provare a vincere uno scudetto, capire cosa si prova. Sono lì in attesa di ricevere notizie dalla mitica voce di Enrico Ameri, la squadra è in fiducia, la settimana prima avevamo annichilito l’Inter in un derby dominato, Ruud Gullit, il nostro nuovo messia, è una forza della natura e la squadra lo segue. Però di fronte c’è il Napoli, la squadra di Maradona che carica l’ambiente partenopeo “Non voglio vedere nessuna bandiera rossonera “. Loro sono i campioni in carica lo stadio è stracolmo, ho paura che anche stavolta rimango solo con la mia delusione. Così mi affidai totalmente ad Ameri, che con la sua voce mi porta dentro il San Paolo dove i miei eroi hanno iniziato a giocare, attacchiamo ma non riusciamo a sfondare, ad un certo punto interviene Ameri “Scusa scusa sono Ameri da Napoli…” il cuore si ferma per un attimo “Milan in vantaggio, gol di Virdis che sfrutta un….” Il resto non lo ascolto nemmeno, esulto urlando tutta la mia gioia, mio Dio siamo in vantaggio non ci credo, forza ragazzi dai… Ma alla fine del primo tempo, è Maradona a fare gol, pitturando una punizione all’incrocio, Galli non ci arriva, siamo 1-1 tutto da rifare. Intervallo lunghissimo, quei benedetti 15 minuti non finiscono più. Sacchi decide di togliere Donadoni ed entra lui il poeta, Van Basten che qualche settimana prima aveva deciso la partita con l’Empoli con un gol straordinario. Ho pensato forza o la va o la spacca. La partita riprende e la voce di Ameri mi riporta con la mia immaginazione dentro al catino del San Paolo, come nel primo tempo stiamo attaccando ma non riusciamo a segnare. Poi un urlo squarcia il silenzio irreale che c’era a casa “GOL” siamo di in vantaggio, Virdis si fa trovare pronto sul cross di Gullit che aveva seminato i difensori del Napoli, e io cerco d’immaginare con i racconti della radio l’incornata di Virdis, il cross… sono in estasi. Il Napoli prova a pareggiare ancora e si avvicina alla nostra area, impegna il nostro portiere, il quale rilancia su Gullit che prende palla sulla nostra trequarti, si fa sessanta metri e da sinistra la mette in mezzo e arriva Van Basten… gol 3-1. È fatta il ritorno del diavolo è completato, Careca farà il 3-2 ma io sono già fuori in strada a sventolare la mia bandiera rossonera e ad esultare per il sorpasso in classifica. A fine partita Sacchi dirà “Non so se siamo i più forti, oggi siamo stati i più bravi”, a me non importava se eravamo bravi o i più forti, i miei eroi avevano compiuto un’impresa e io stavo assaporando il sapore di cosa vuol dire vincere. L’anno successivo c’è stato l’esodo a Barcellona ma tutto è partito da quel pomeriggio, e quando ci ripenso mi viene ancora la pelle d’oca.


Ringrazio la redazione di MilanNews per aver pubblicato questo mio pensiero.

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