di LM
“Era un venerdì mattina, al campo di allenamento lo vidi triste e gli chiesi cosa lo stesse turbando. Lui motivò il suo malumore col fatto di non essere riuscito a segnare nell’amichevole del giorno prima. Lui era l’emblema del tipo di ragazzo e di professionista… l’attaccante che ogni allenatore vorrebbe avere”
Un breve estratto del 2015. Parole semplici ma significative, riconducibili a Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale Italiana. Il soggetto in questione è l’ex bomber del Milan, nonché campione d’Europa e del mondo Alberto Gilardino. Sono state spese tante parole, dopotutto, ne servono molte per descrivere la sua carriera. Io mi limito a due aggettivi: unica, incredibile. Non è casuale partire da Prandelli, il pigmalione del “Gila”. Autore di 273 gol in 755 presenze in carriera. Paragonato spesso a Pippo Inzaghi, per quel fervore con cui si batteva in area. Gilardino occupa la nona posizione della classifica dei marcatori di Serie A, posizione condivisa con due “maestri dell’area di rigore”: Giuseppe Signori e Alessandro Del Piero.
Il giovane Alberto
Ma facciamo un passo indietro: Alberto Gilardino nasce a Biella il 5 luglio del 1982. La sua carriera professionistica inizia nella stagione 1999/2000, con la maglia del Piacenza. La sua storia con La Primogenita inizia a 15 anni, dagli Allievi e, successivamente, nella squadra Primavera. La scelta di trasferirsi a Piacenza provenne dalla famiglia, per proseguire in serenità il percorso calcistico, parallelamente a quello scolastico. Le sue doti si scorgono ben presto, tecniche e non: talento fuori dal comune, come la sua impareggiabile serietà. Un giovane uomo maturo, fin da minorenne, come affermò il suo primo allenatore Daniele Bernazzani: “Mi ricordo un bravissimo ragazzo, soprattutto dal punto di vista umano. A modo, disponibile, umile. Impossibile non volergli bene”. Con Bernazzani, Gilardino segnerà il suo primo gol in Serie A. Il Venezia fu la prima “vittima”. Era il 25 marzo del 2000, quasi tre mesi dopo l’esordio(6 gennaio 2000, contro il Milan). Gilardino segna anche contro Bari e Torino, a fronte di 17 presenze. Purtroppo, però, i piacentini non evitarono la retrocessione.
Poi il trasferimento al Verona. Gli scaligeri lo prelevano, versando 5 miliardi di lire, con la formula della comproprietà. Tuttavia, la sua esperienza in Veneto non andrà come desiderava: il primo anno non va oltre il suo rendimento di 3 reti, questa volta su 22 presenze e, la sera del 26 aprile 2001, viene purtroppo coinvolto in un terribile incidente stradale: frattura dello sterno, stagione terminata anzitempo. Il secondo anno arriva Alberto Malesani, al posto di Attilio Perotti. Gilardino segna 2 reti in 17 presenze in Serie A, e una in Coppa Italia contro il Siena.
La chiamata del mentore
Gilardino ha 19 anni, qualcuno non è convinto, altri insistono: “è un potenziale centravanti di primo livello” . C’è un allenatore che lo vuole a tutti i costi: Cesare Prandelli, ai tempi appena insediatosi a Parma, quel Parma di stampo europeo che i talenti li riconosceva. Quel Parma che, dal 1999 al 2001, aveva visto passare dalla Certosa campioni come Buffon, Cannavaro, Di Vaio, Crespo e Veròn. Giugno 2002: Gilardino approda al Parma, per la cifra di 12 milioni di euro. A Parma ritrova Mutu, futuro compagno di grandi momenti in carriera. Il primo anno di “Gila” è un duro training: Prandelli vuole trasformarlo in un centravanti completo. Gilardino si alterna con Mutu e con un gioiellino brasiliano, in comproprietà con l’Inter: Adriano. Il primo anno del 20enne Gilardino porta discreti risultati: 5 gol in 26 presenze tra Serie A e Coppa Italia. La maturazione è rapida. L’anno successivo arriva il momento della consacrazione: in estate Mutu parte per Londra, destinazione Chelsea. Adriano viene riscattato dai nerazzurri, nella sessione invernale. Gilardino diventa l’unico terminale offensivo, nel 4-5-1 disegnato da Prandelli.
Il Milan nel destino
Sono passati quattro anni dall’esordio in A. Gila ritrova il Milan, come fosse una tappa scritta dal destino. È il 9 novembre 2003, parte titolare e, da quel momento, nessuno lo spodesterà più dal “trono”; era già capitato alla quarta di campionato, ma al fianco di Adriano(contro il Siena, ndr). Stavolta Alberto è solo, incaricato di guidare il reparto offensivo, ad appena 21 anni. Il Parma strappa un prezioso pareggio(0-0, ndr). Gilardino, fino a quel momento, aveva messo a referto 2 reti. Poi spiccherà il volo, senza battute d’arresto, concludendo la stagione con 26 reti in 40 presenze complessive. Nasce anche l’esultanza del “violinista”, studiata con il compagno Marchionni, prima di Parma-Udinese. Gilardino entra nelle mire di tutti i top club italiani, conquista anche la prima convocazione in Nazionale, sotto la guida di Marcello Lippi: l’esordio avviene il 4 settembre 2004 contro la Norvegia; partita valevole per la qualificazione di Mondiali del 2006. Gli interessamenti iniziano ad esserci, ma Gilardino vuole continuare il suo percorso di crescita, in una piazza che ormai sente sua. L’ambiente, però, non è più sereno come lo conosceva Gilardino: nel 2004 Parma e il Parma Calcio vengono investiti dal crac della Parmalat: il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio in Europa. L’amministrazione straordinaria, guidata da Enrico Bondi, riesce ad evitare il fallimento del club ma, inevitabilmente, tutto l’ambiente subisce un forte ridimensionamento: il Parma passa dal 5° posto della stagione 2003/04, ed il contestuale accesso alla Coppa UEFA, al 17° posto nel campionato 2004/05, pertanto, si trova impegnato in un caldissimo derby-salvezza, contro il Bologna. Prandelli, intanto, è volato a Trigoria, al suo posto è arrivato Baldini, poi sostituito alla 16° giornata dal traghettatore Carmignani. Il Parma, nonostante i tormenti in Italia, sfiora l’impresa europea, arrivando fino alla semifinale di Coppa UEFA. La sera del 18 giugno 2005, Gilardino saluta Parma “a modo suo”: allo stadio “Dall’Ara” si gioca il ritorno dello spareggio-salvezza. All’andata i felsinei hanno ottenuto la vittoria(1-0, ndr). I gialloblu sono chiamati all’impresa per evitare la Serie B, dopo aver evitato il fallimento. Cardone segna l’1-0 al 17’ e, nel recupero del primo tempo, Gilardino sigla il 2-0 grazie ad un buco difensivo della retroguardia rossoblu. Si rivelerà il gol decisivo: il risultato non cambia. Il Parma conquista una magica salvezza.
L’approdo in rossonero
L’entourage di Gilardino si muove: è il momento di in un grande club, le offerte non mancano: Juventus e Inter sembrano le più interessate, anche il Milan si inserisce nella corsa: l’AD Adriano Galliani mostra un forte apprezzamento. La Juventus molla la presa dopo poche settimane, virando su Fabrizio Miccoli. L’Inter sembra la più vicina: si è appena svincolato Bobo Vieri, che si è appena accasato proprio dai cugini rossoneri, ed è a caccia di un centravanti all’altezza. Il Milan ha un reparto avanzato folto: Shevchenko, Inzaghi, Crespo e, per l’appunto, il neo arrivato Vieri, motivo per cui Gilardino non è convintissimo di sposare il Diavolo, timoroso di non trovare sufficiente spazio. Galliani però non molla: decide di non riscattare Crespo dal Chelsea, poi incontra Gilardino, prima che parta per le vacanze in Messico, e gli promette la titolarità al fianco dell’”usignolo di Kiev”. Nel luglio del 2005 arriva anche il blitz decisivo con il Parma: affare chiuso a 25 milioni di euro. Dopo qualche inghippo, legato alle diatribe legali in cui era invischiato il Parma, il matrimonio si fa. Il 18 luglio 2005, dalla storica sede di Via Turati, il Milan annuncia l’acquisto di Alberto Gilardino. Il bomber lascia Parma, dopo tre stagioni e 56 gol totali in 116 presenze. Ora punta alla consacrazione totale.
Gilardino arriva in un Milan di grande spessore, caratterizzato da una cultura vincente, tuttavia, in quel momento, trova un ambiente ancora dedito a leccarsi le ferite: La stagione 2004/05 dei rossoneri si è conclusa con la “drammatica” finale di Istanbul; inoltre il Diavolo ha chiuso il campionato alle spalle della Juventus. La prima stagione di Gilardino in rossonero si chiude con 19 reti in 47 presenze tra campionato, Coppa Italia e Champions League. “Gila” non è più solo un finalizzatore. In rossonero impara anche ad essere un riferimento per tutta la manovra offensiva, infatti, oltre alle sopracitate reti, l’attaccante si distingue per le nuove abilità da assist-man: 9 assist totali nel primo anno al Milan.
Il violino alla conquista del mondo
Una buona prima stagione per Gilardino. “Dolceamara” per i rossoneri. La corsa alla Champions League si ferma in semifinale: i rossoneri vengono beffardamente eliminati dal Barcellona e, in campionato, il Diavolo non va oltre il terzo posto, oltre a rimediare una cocente eliminazione in Coppa Italia, contro il Palermo. In Italia esplode Calciopoli, viene retrocessa la Juventus; forte penalizzazione per il Milan che, a differenza dei bianconeri, può mantenere i suoi gioielli, anche se, nell’estate del 2006, saluta il Milan Andriy Shevchenko dopo sette gloriose stagioni, destinazione Chelsea. Al suo posto arriva Ricardo Oliveira; Gilardino scala le gerarchie dell’attacco rossonero. Mentre l’Italia prova a reagire allo scandalo, l’Italia del pallone è impegnata in Germania per i Mondiali, così come Alberto Gilardino. Il bomber segna nella seconda partita del girone, avversario: gli Stati Uniti. Un bel gol da “rapace” dell’area di rigore: inserimento perfetto, su una palla altrettanto perfetta di Andrea Pirlo. Poi quell’esultanza, mai così iconica: la “sviolinata”. “Gila” incanta anche la platea internazionale. Il bomber si renderà ancora protagonista. Nella partita simbolo del Mondiale 2006: la semifinale Germania - Italia. Parte dalla panchina, entra in campo al 74’. Non lo si nota subito. Poi, come il resto della squadra, si illumina nei tempi supplementari: dopo appena un minuto, sguscia sulla destra, superando di forza Metzelder, poi rientra sul sinistro, manda fuori tempo Mertesacker, e conclude con un bel tiro a incrociare… sul palo. Non è finita: Grosso manda in apoteosi milioni di italiani al 119’. Poi il contropiede innescato da Cannavaro: palla a Totti, poi a Gilardino. Il cronista di Sky Sport Fabio Caressa urla: “Pallone per Gilardino! Gilardino la può tenere anche vicino alla bandierina!” Gila non cerca la bandierina: affronta la retroguardia teutonica, ne attira tre su di sé, spalanca la porta a Del Piero ed è 2-0. Italia in finale, il resto è storia. Gilardino entra nell’olimpo del calcio, come gli altri 22 eroi di quella storica “spedizione”. Il ritorno in Italia è turbolento: le penalizzazioni inflitte al Milan, dopo le sentenze del processo Calciopoli, costringono i rossoneri a rimettersi subito al lavoro: incombe il turno preliminare di Champions League. In campionato le cose non volgono per il meglio: l’Inter è imprendibile, la Romasembra avere qualcosa in più. Il Milan lotta per non perdere il treno Champions. In Europa la musica è ben diversa, sia per Gilardino che per il Diavolo: il bomber trova la sua prima rete in Champions League, con un bel diagonale contro l’Anderlecht. I rossoneri avanzano e, la sera del 2 maggio 2007, Gilardino appone di nuovo la sua firma, in un’altra pagina della storia del calcio. Stadio San Siro, Milan – Manchester United. Semifinale di ritorno di Champions League. Tutto esaurito. La pioggia si abbatte sul “Meazza”, i rossoneri devono rimontare il 2-3 dell’andata. Gilardino parte dalla panchina, come a Dortmund. Come nella sopracitata semifinale dei Mondiali. I suoi compagni partono forte: dopo mezz’ora, il Milan conduce già per 2-0, grazie a Kakà e Seedorf. Il dominio dei rossoneri è totale, mai messo in discussione. Manca solo qualcosa, l’ultimo squillo, la sinfonia del campione. Gilardino entra al 67’, gli bastano 10 minuti per accordare il violino. Al 78’ lo United è tutto in avanti, a caccia della rimonta. Ambrosini recupera palla e lo vede, come lo vide Totti. Lancio lungo, una prateria davanti a sé. Quella corsa verso Van der Sar, infinita, col cuore in gola. Poi il gol. San Siro esplode. Quel violinista non teme il palcoscenico, neppure quando sul palcoscenico “suonano” anche loro: Kakà, Inzaghi, Cristiano Ronaldo, Rooney, Giggs. Un’altra notte da eroe per Gila, un’altra notte magica per il Milan, per il calcio italiano.
L’addio amaro e il gol nel DNA
Chiusa la trionfale stagione 2006/07, con 16 gol in 45 presenze complessive, Gilardino rimarrà ancora un anno, poi l’addio. Nella stagione 2007/08 va a segno solo 9 volte, a fronte di 40 presenze totali. Nel finale di stagione, sente di non essere più importante nel Milan, Ancelotti ha occhi solo per l’astro nascente Pato. Il Milan manca l’accesso alla Champions League, chiudendo il campionato al 5° posto. Appena terminata la stagione, Gilardinosi trasferisce celermente alla Fiorentina, ritrova il suo mentore Prandelli, il suo ex compagno Mutu e, dopo pochi mesi, ne diventa protagonista. Parlando del divorzio con il Diavolo, afferma: “Gli ultimi mesi al Milan sono stati i peggiori di una carriera costantemente in crescita”. Aggiungendo: “Nessun chiarimento con Ancelotti, ma non porto rancore. Lui ha fatto le sue scelte e io le rispetto”. Rimane a Firenze per quattro stagioni consecutive, ottenendo il miglior trend in carriera, infatti, l’esperienza in viola gli propizia 63 reti e 21 assist in 157 presenze totali. Dopo i viola, Gilardino vestirà le maglie di Genoa, Bologna, Guangzhou Evergrande, Palermo, Empoli, Pescara e Spezia in Serie B. Dopo la parentesi cinese, è tornato sei mesi a Firenze. Nel 2018 annuncia il suo ritiro dal calcio giocato, intraprendendo la carriera da allenatore. A settembre 2019, a margine del match tra la sua Pro-Vercelli e il Monza di Berlusconi e Galliani, Gilardino ha dichiarato: “Berlusconi e Galliani mi vollero a tutti i costi al Milan, nonostante avessero già un attacco molto competitivo. Furono tre anni incredibili, sono stato benissimo in rossonero. Ho giocato con campioni di livello assoluto, ho vinto tanto e imparato tanto ”. Su quale fosse il ricordo più bello, Gila ha affermato: “Ce ne sono tanti, sono stati anni stupendi. Non potrò mai dimenticare la semifinale di ritorno con il Manchester United. Segnai il terzo gol in un San Siro stracolmo. Che serata”. Nemmeno noi dimenticheremo mai quella notte Gila. Non dimenticheremo le tue qualità, non solo da calciatore. Non dimenticheremo mai il tuo impegno, la tua umiltà, il tuo essere diverso. Il tuo essere un ragazzo “non costruito”, spontaneo, umano, raro. Ma, dopotutto, la scrittrice Louisa May Alcott asseriva: “Il violino, il più umano di tutti gli strumenti”. Tanti auguri e, ancora una volta, grazie Gila.
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