Clarence Seedorf – Il Professore dei record
Ricordo la prima partita in cui lo vidi giocare. Era contro l’Auxerre, giocava nell’Ajax. Fu una cosa strana, perché quando entrò, comandò da subito il gioco e gli altri giocatori davano tutti la palla a lui. Qual è la cosa strana? Aveva 16 anni…
Liliam Thuram ha descritto così, in questo breve pensiero, ciò che Clarence Clyde Seedorf da Paramaribo, conosciuto ai più come Il Professore, dimostrava già da giovanissimo, quando da promessa del settore giovanile dei lancieri viene catapultato in prima squadra, tradizione affermata nella scuola Ajax. A 16 anni e 242 giorni è il giocatore più giovane, fino a quel momento, ad indossare la maglia degli olandesi in competizioni ufficiali. L’anno è il 1993.
Alla Samp ho dovuto rivedere tutti i miei principi di gioco, in Italia ho imparato a sopravvivere su un campo di calcio. Ricordo che a Genova i tifosi volevano vedere i giocatori correre dietro al pallone, per loro il pressing era questo. Così ho iniziato a correre dappertutto per dimostrare ai miei compagni, al mio allenatore e alla nostra tifoseria che ero anche io un “morto di fame”.
Il trasferimento nel luglio del 1995 alla Sampdoria per una cifra vicina a 4 milioni degli attuali euro concede a Seedorf di familiarizzare con quello che sarà il campionato che ospiterà le sue giocate per molti anni. La squadra blucerchiata, forte di giocatori come Zenga, Ferri, Mihajlovič, Evani, Mancini ed Enrico Chiesa, della guida di Eriksson e dell’aggiunta proprio dell’olandese nelle sue fila raggiunge, a fine stagione, l’ottavo posto, a soli due punti dall’Inter qualificata alla Coppa Uefa. Una grandissima stagione per Seedorf al suo primo impatto con la Serie A, che gli vale le attenzioni di due icone del calcio mondiale: Fabio Capello e il Real Madrid.
Il Real Madrid mi voleva da quando avevo 14 anni, ma i miei genitori non me l’avrebbero mai permesso. Loro volevano che finissi gli studi in Olanda e accettai. Quando giocavo in Italia, alla Sampdoria, dopo l’ultima partita del campionato mi ritrovai nel garage dello stadio e sentii una voce che mi chiedeva: “Ciao Clarence, vuoi venire al Real con me?” Risposi: “Certo che sì signore!”, quella voce era di Fabio Capello, il resto lo sapete.
I due anni ai Blancos sono la conferma di quanto Seedorf fosse una stella in ascesa e non più solamente un giovane di grandi speranze. Assieme alla tecnica e alla sagacia tattica, è la personalità il tratto distintivo dell’olandese che va a formarsi soprattutto in questo periodo.
Quando parlavo io nello spogliatoio tra il primo e il secondo tempo, non volevo che parlasse nessuno, perché avevo già poco tempo per dare indicazioni alla squadra e non volevo lo si sprecasse inutilmente. Una volta però, al Real, ero in piedi a parlare davanti ai giocatori seduti che ascoltavano in silenzio, quando ad un certo punto si alza un giocatore. Era un giovane, e mi dice: “No, io penso che dovremmo fare invece questo, questo e questo…”. Così mi sono avvicinato a questo giocatore, mi sono tolto la giacca e gliel’ho data, poi ho detto alla squadra: “Avete un nuovo allenatore!” e sono uscito dallo spogliatoio. Quel giocatore tra l’altro l’avevo fatto prendere io. Aveva 20 anni, era Clarence Seedorf.
121 presenze e 15 gol più tardi, il richiamo della serie A si fa di nuovo forte ed è l’Inter ad assicurarsi le sue prestazioni, forte anche del litigio tra Seedorf e l’allenatore John Toshack, per 24,5 milioni di euro.
Accadde tutto molto velocemente: io ero in vacanza e mi chiamò proprio Lippi, dicendomi che l’Inter mi voleva portare in Italia. Mi disse che avrei giocato alle spalle di Ronaldo e Vieri. Gli dissi: “Mi dia cinque minuti mister, il tempo di mettere a posto le mie cose”. Avevo sentito che il Real Madrid stava trattando la mia cessione con altri club come la Roma, avevano bisogno di soldi e io ero il pezzo più pregiato. Ma accettai subito l’Inter. Avventura breve, ma bella.”
A causa di una collocazione tattica infelice, per cui Lippi, Tardelli e Cuper lo posizionano come esterno di centrocampo, l’esperienza nerazzurra dell’olandese si rivela un fallimento, nonostante i grandi nomi tra i compagni di squadra. Ne approfitta il Milan, acquistandolo su consiglio di Carlo Ancelotti.
Il momento più importante della mia carriera è stato il trasferimento dai nerazzurri ai rossoneri. Lì ho conosciuto Galliani e Ancelotti e sono entrato a far parte della squadra più forte del mondo. Giocare a San Siro con la maglia del Milan subito dopo aver indossato quella dell’Inter è stato particolare. Per fortuna i tifosi sono stati fantastici e mi hanno accolto alla grande.
Questo è indubbiamente il periodo più importante nello svolgimento della carriera di Clarence Seedorf, un decennio costellato da un’innumerevole numero di trofei conquistati e la dimostrazione di essere uno dei centrocampisti più forti e completi in circolazione. I tifosi del Milan lo ricordano con piacere per diversi motivi, tra cui lo spettacolare gol del 2-0 nella semifinale di Champions League del 2007 contro il Manchester United, contributo fondamentale in quella che verrà definita successivamente “La partita perfetta”. Nonostante negli ultimi anni della sua permanenza ai rossoneri la squadra si avvii ad un lento declino insieme al giocatore stesso, Seedorf dimostra, a dispetto dell’età, di poter fare ancora la differenza e conquista lo scudetto della stagione 2010-2011 da protagonista. Nel 2012, infine, decide di lasciare i colori tanto amati e passare al Botafogo, squadra brasiliana che crede ancora nelle sue capacità. Jack Lang parlò di lui così, ad ESPN:
Gioca più avanti di quanto faceva nel Milan. Ha già fatto otto gol, ed è entrato in una quantità innumerevole di altri. Sulla palla è incredibilmente calmo, come ti aspetteresti da uno al 21esimo anno della propria carriera. Non cerca il grande gesto tecnico, ma di economizzare i movimenti e di limitare gli scatti brucia-polmoni. In un paese così famoso per i giocatori incredibilmente dotati, è sorprendente notare quanto l’astuzia tattica possa fare la differenza.
Si conclude in Brasile, il 14 gennaio del 2014, la carriera di uno dei centrocampisti più forti che si siano mai visti su un campo di calcio, capace di conquistare il primato di unico giocatore ad aver vinto tre Coppe dei Campioni con tre squadre diverse (Ajax, Real Madrid e Milan ndr.). Rimarrà inalterato, negli anni successivi, il ricordo di tanta classe abbinata ad una strapotenza fisica impressionante.
Molti miei colleghi allenatori, ancora oggi quando vedono un calciatore dotato a livello di muscolatura, danno subito ordine allo stesso di scendere a livello di struttura muscolare. Sono convinti che non possa correre su un campo da calcio. A me questa cosa fa ridere. Si vede chiaramente che non hanno mai visto da vicino uno come Seedorf. Era una montagna di muscoli. Non lo spostavi nemmeno con le cattive. Aveva due gambe che sembravano montagne, non ti aspettavi minimamente che invece con i piedi poteva scrivere storie meravigliose”. Carlo Ancelotti
Simone Fattori Zini
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