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Immagine del redattoreJonata Angioli

Tutte le lettere della parola “Milan” sono comprese nel mio cognome

Buon compleanno a Paolo Maldini da me e tutta Ribalta Rossonera!


“Tutte le lettere della parola “Milan” sono comprese nel mio cognome”

Paolo Maldini



Wembley (Londra), 22 maggio 1963. Finale Coppa dei Campioni: Milan – Benfica 2-1

Manchester, 28 maggio 2003. Finale Champions League: Milan – Juventus 3-2 d.c.r.

La storia del Milan è ricca di coincidenze, corsi e ricorsi, aneddoti, Capitani, e altro ancora… quella della Dinastia Maldini è certamente una delle storie più incredibili e romantiche che si possano trovare nella storia del calcio.

A Wembley, il 22 maggio 1963, Cesare Maldini alza da Capitano del Milan la prima Coppa dei Campioni rossonera.

Esattamente 40 anni dopo il figlio di Cesare, Paolo Maldini, alza, sempre sotto il cielo inglese e da Capitano, la Champions League numero 6 del Milan, la sua prima da con la fascia al braccio, in una storica finale tutta italiana contro la rivale Juventus.

Paolo nasce milanista e rappresenta una delle ultime bandiere, ad oggi, del calcio. Infatti Paolo ha trascorso tutta la sua carriera da professionista con la stessa maglia di Club, quella rossonera del Diavolo, imponendosi prima come miglior terzino del mondo, poi come miglior difensore centrale del mondo e di tutti i tempi, senza timore di essere smentito.

Paolo è anche uno dei più vincenti di sempre (anche se lui ha con sincerità detto che è uno dei calciatori più perdenti della storia, dato che ha perso qualche finale, poche per la verità, cosa dovrebbero dire calciatori che non hanno vestito la casacca del Milan? Ops…).



Record individuali e di squadra ne ha abbattuti tantissimi e cominciamo da qua:

- 902 presenze in maglia Milan (record assoluto);

- 25 stagioni disputate con la maglia del Milan;

- Calciatore più giovane di sempre ad esordire col Milan (16 anni e 208 giorni, il 20 gennaio 1985 contro l’Udinese, lanciato dal Barone Nils Liedholm);

- Record di finali di Coppa Campioni / Champions League disputate a pari merito col madridista Gento: 8 finali, 5 delle quali vinte;

- Gol più veloce segnato in una finale di Champions League: 51,20”;

- Calciatore più anziano ad aver segnato in finale Champions League: 36 anni e 334 giorni;

- 7 Scudetti, 1 Coppa Italia, 5 Champions League, 5 Supercoppe Europee, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Mondiale per Club, questi i titoli di squadra vinti col suo Milan;

- Ha fatto parte del Milan degli Immortali di Arrigo Sacchi, del Milan degli Invincibili di Fabio Capello, del Milan di Carlo Ancelotti, partecipando da protagonista assoluto a 3 cicli clamorosamente vincenti e leggendari del Milan;

- È stato Capitano del Milan dopo Franco Baresi. Il Milan vanta un fil rouge di capitani che inizia con il Barone Nils Liedholm, passa a Cesare Maldini, poi Gianni Rivera, prima di Baresi e Maldini, una staffetta unica nella storia.


“Il sogno di ogni attaccante è segnare il più bel gol della storia… l’incubo è incontrare il miglior difensore del mondo.”

20 gennaio 1985. Udinese – Milan. Il giovanissimo Paolo Maldini, figlio di Cesare, subentra nel secondo tempo della partita contro l’Udinese facendo il suo esordio in Serie A.

La precocità di Maldini è evidente, tanto che si impone velocemente come titolare nella fascia sinistra del Milan di Arrigo Sacchi, come terzino di spinta.

La squadra nel 1987/1988 vince già lo Scudetto, poi la stagione successiva tra le altre la Coppa dei Campioni storica al Camp Noudi Barcellona contro lo Steaua Bucarest, 4-0. La squadra schiantò con uno storico 5-0 il Real Madrid nella gara di ritorno delle Semifinali di quell’edizione.  


“Il calcio non sarà più lo stesso” si disse dopo quella Coppa dei Campioni.

L’ascesa è verticale e inarrestabile, la squadra di Sacchi verrà chiamata “il Milan degli Immortali”, talmente forte e bella da vedere, e universalmente riconosciuta come una delle più grandi di sempre.

Paolo è talmente precoce e giovane, che sul volo di ritorno dalla finale di Coppa Intercontinentale vinta a Tokyo, per 1-0 contro il National di Medellin con gol di Chicco Evani, intervistato dal compagno Andrea Pazzagli nelle vesti dello show man, ammette scherzosamente che porta ancora i soldatini in ritiro tanto è giovane.

Parlando dei record di squadra, Paolo fa parte del Milan degli Invincibili e di una difesa imperforabile, capace di contribuire al record di imbattibilità di Sebastiano Rossi di 929 minuti (stagione 1993/1994), e del record di imbattibilità di 58 partite consecutive stabilito tra Milan - Parma 0-0 del 26 maggio 1991 a Lazio - Milan 2-2 del 14 marzo 1993.

Con Capello allenatore vince 4 Scudetti in 5 anni e la finale di Champions League del 1994 ad Atene contro il Barcellona di Johan Cruyff da protagonista assoluto della difesa, guidando la retroguardia rossonere priva dei due centrali titolari Alessandro Costacurta e Franco Baresi.

Paolo Maldini è famoso per la sua eleganza, la grande forza fisica e atletismo abbinati alle doti tecniche sopra il comune per i pari ruolo.

Viene ricordato per la scivolata elegante e pulita con la quale strappa palloni agli attaccanti avversari con una facilità incredibile. Quando si trasforma da terzino a difensore centrale per centellinare le energie non soltanto a livello di rendimento rimane al top, ma addirittura si issa tra i migliori difensori della storia del calcio, il migliore in assoluto.

Subentra come Capitano a Franco Baresi dopo l’addio di Kaiser Franz nel 1997/98.

Negli anni tra il ciclo Capello e quello Ancelotti ha un calo fisiologico, ma essendo l’ambiente rossonero particolarmente abituato a vincere e quindi esigente, viene addirittura messo in dubbio il suo futuro al Milan.

Fortunatamente Paolo supera indenne questo momento e resta alla guida dei suoi compagni per tantissimi anni ancora.

Lo Scudetto numero 16 con Zaccheroni in panchina è sorprendente e inaspettato, il primo da Capitano, torneranno tempi degni del grande Milan che ha vissuto nella prima parte della carriera.

Il 5 novembre 2001 Carlo Ancelotti diventa allenatore del Milan, subentra all’esonerato FatihTerim. Il 31 agosto 2002 il Milan acquista dalla Lazio il difensore centrale Alessandro Nesta per 31 milioni di euro, è il compagno di reparto perfetto per Paolo (il Milan ha rinnovato la squadra inserendo negli anni i giovani Shevchenko, Gattuso, Pirlo, Rui Costa, Seedorf, Inzaghi, Kakà e tanti altri), il Milan torna ad avere una difesa da invidia.

Gli anni conclusivi della carriera sono comunque all’insegna di soddisfazioni: la Champions League vinta superando in semifinale l’Inter nel derby milanese e la Juventus in finale nel derby italiano (primo ed unico della storia della Champions) rappresenta un momento davvero significativo. Un altro Scudetto giocando un calcio meraviglioso nel 2003/2004, poi alti e bassi. Dopo Istanbul c’è sempre Atene e l’anno 2007 è magico: diventiamo Campioni d’Europa vendicandoci del Liverpool in finale ad Atene, poi a dicembre Campioni del Mondo per Club vendicandoci del Boca Juniors (le due squadre ci avevano battuto nelle ultime rispettive finali giocate dal Milan).

La passerella d’onore tra i giocatori dell’Inter prima di un derby un momento di grande fair play sportivo.

Paolo Maldini lascia il calcio giocato al termine della stagione 2008/2009, la sua maglia numero 3 non sarà indossata da nessun altro calciatore del Milan, come la 6 del suo ex Capitano Franco Baresi.


NAZIONALE.

Paolo con la maglia azzurra non raccoglie il titolo di squadra mancante nella sua carriera: non riesce infatti a vincere né gli Europei né i Mondiali.

Tuttavia totalizza 126 presenze (74 da Capitano, anche in Nazionale raccoglie l’eredità del compagno di Club Franco Baresi) con 7 reti.

Disputa 4 edizioni dei Campionati del Mondo e 4 edizioni dei Campionati Europei.

Perde la finale di USA 94 contro il Brasile ai calci di rigore, perde la finale Euro 2000 in finale contro la Francia (golden gol di David Trezeguet).


Fa parte di nazionali veramente ricche di talento: a Italia 90,l’Under 21 che fu di Vicini, fu praticamente promossa in bloccoda… Azeglio Vicini stesso, e vantava giovani come Maldini, Vialli, Mancini, Zenga, Riccardo Ferri, Nando De Napoli, Roberto Donadoni, Giuseppe Giannini, ma anche Giuseppe Bergomi che pur essendo un Campione del Mondo 82 è rimasto nel giro dell’Under 21 fino al 1984. In quella squadra vennero inseriti su tutti Roberto Baggio e Totò Schillaci, ma anche il pretoriano Luigi De Agostini, Carlo Ancelotti, Stefano Tacconi, Giancarlo Marocchi, Pietro Wierchowod, Andrea Carnevale, Aldo Serena, il giovane cavallo pazzo Nicola Berti, Gianluca Pagliuca. A mio avviso una delle rose più forti tra quelle presentate dopo la vittoria dei Mondiali di Spagna 1982.

Italia 90 fu fortemente condizionata dalle precarie condizioni fisiche di Gianluca Vialli, che fece esplodere a sorpresa Totò Schillaci ma tolse alla nazionale il miglior centravanti nelle migliori condizioni. In semifinale uno Stadio San Paolo di Napoli diviso tra Italia e Diego Armando Maradona ci vede soccombere ai calci di rigore dopo il famoso errore di Walter Zenga in uscita sul gol argentino di Caniggia.


Nel 1994 sempre i rigori, ma in finale, fermano la corsa di una nazionale stanca e acciaccata, non brillante come quella di 4 anni prima. Allenata da Arrigo Sacchi sono Roberto Baggio e Franco Baresi la fotografia di quella rassegna: eroi con le loro due storie, sbagliano i due rigori fatali in finale. Nel 1998, in Francia, ancora fuori ai rigori la rappresentativa guidata dal papà di Paolo, Cesare Maldini, ma contro i padroni di casa e ai quarti di finale (altra rosa molto forte e completa che tra gli altri presentava Nesta e Cannavaro giovanissimi al centro della difesa, Bobo Vieri e Pippo Inzaghi tra gli attaccanti, il duo con dualismo Baggio – Del Piero, e altri ancora).


L’esperienza del 2002 in Corea chiude definitivamente la carriera di Paolo Maldini con la nazionale. Una rassegna sfortunata dove un mix di fattori ci tagliarono fuori. Un altro dualismo (questa volta Totti e Del Piero, con Baggio che fece un recupero lampo per partecipare alla rassegna escluso dal Trap), Bobo Vieri al top della carriera, ma l’assenza di un centrocampista di qualità che potesse competere in campo internazionale e un arbitraggio (quello di Byron Moreno protagonista in negativo nella sconfitta decisiva contro la Corea del Sud che ci elimina agli ottavi di finale) scandaloso estromettono gli azzurri troppo presto.

Le polemiche e le critiche portano Paolo Maldini ad abbandonare l’azzurro senza un titolo.


Con gli Europei non arrivano soddisfazioni maggiori: nel 1998 ci elimina in semifinale l’Unione Sovietica, siamo giovani e incompleti. Nel 1996 ci fermiamo direttamente nel Girone eliminati dalla rivelazione Repubblica Ceca, con un pareggio 0-0 con rigore sbagliato da Zola contro la Germania, ultima stazione di Arrigo Sacchi come CT. Nel 2000 perdiamo la finale con la Francia come scritto sopra, guidati in panchina da Dino Zoff che fu redarguito dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per come (non) marcò Zinedine Zidane.

La carriera di Paolo Maldini è unica e inimitabile, consegna al calcio mondiale il miglior difensore di tutti i tempi, capace di interpretare il ruolo di terzino e quello di difensore centrale con la stessa identica efficacia, classe, disinvoltura. Maldini è elegante, tecnico, forte fisicamente e atleticamente.

Tra i pochi rimpianti non aver vinto con la Nazionale e aggiungo io non aver vinto il Pallone d’Oro, massimo titolo individuale che fu consegnato a un pari ruolo decisamente meno forte come Matthias Sammer che ebbe il “merito” di sfruttare un anno apparentemente vuoto (in classifica generale lo seguono Ronaldo Il Fenomeno all’epoca giovanissimo, Alan Shearer, Alessandro Del Piero).

Possiamo dire che Maldini ha avuto una lunghissima vita sportiva riempita di momenti indimenticabili.


“Alla fine ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni”

Abraham Lincoln.



Auguri Paolo Maldini.


Be happy my friends!

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