"Fatal Verona”. Così ricordiamo tutt’ora una delle pagine più buie della storia del nostro Milan. “Fatal Amauri”, potremmo aggiungere noi, pensando ad una delle cause che hanno portato la squadra, che fino ad allora era stata la più vincente e prestigiosa nel panorama calcistico internazionale, ad un inesorabile declino, destinato ad identificarsi come la più grande crisi della propria storia.
Come in ogni fallimento, il bisogno di trovare un capro espiatorio o un fatto scatenante a cui attribuire delle responsabilità, è istinto irrefrenabile. Di tanti eventi che si potrebbero scegliere per far iniziare convenzionalmente questo processo di involuzione, il 7 aprile 2012 può sicuramente essere uno dei più significativi. Quel pomeriggio, a San Siro, un redivivo Amauri segna la rete del 2-1 in favore dei viola che regala tre punti alla Fiorentina e, allo stesso tempo, consegna lo scudetto in mano alla prima Juventus di Antonio Conte.
Certo, non possiamo attribuire totalmente il tramonto economico e sportivo del Milan ad un gol subito e ad una conseguente partita persa. Da quel giorno, però, inevitabilmente diventa tutto in salita. I rossoneri perdono il campionato e la società, che con il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati inizia a versare in condizioni economiche non ottimali, si vede costretta a vendere durante il mercato estivo i suoi campioni più illustri, Thiago Silva e Ibrahimovic, ai francesi del Paris Saint Germain, il cui nuovo DS è proprio un ex rossonero: Leonardo. Oltretutto, il ciclo vincente sembra chiudersi ulteriormente quando la dirigenza e la proprietà, di comune accordo con i giocatori, decide di “pensionare” senatori dello spogliatoio come Nesta, Seedorf, Inzaghi e Gattuso, i cui contratti erano ormai un peso insostenibile per la società rossonera. Milano che in questo momento storico ha intenzione di adottare una nuova politica, dettata principalmente da necessità economiche, che punti su un ricambio generazionale a basso costo.
Gli anni che seguono non sono purtroppo degni di nota. La condizione finanziaria peggiora, i risultati sul campo vanno di pari passo e comincia ad insinuarsi nel mondo rossonero un clima di mediocrità. Dopo lo scudetto perso nel 2012, Massimiliano Allegri rimane ancora un anno e mezzo alla guida del Milan, senza però ottenere successi né tantomeno essere adeguatamente assistito dalla società nelle sessioni di mercato. Esonerato a inizio 2014, gli succedono sulla panchina della squadra due storiche bandiere rossonere come Clarence Seedorf, e l’anno seguente, Filippo Inzaghi, non riuscendo però, come auspicato, a trasmettere ai giocatori quello “spirito milanista” che per anni avevano incarnato alla perfezione sul campo.
Dopo questi anni di incertezza e sbandamento, nell’estate 2015 la dirigenza Berlusconi decide di prendere in mano la situazione e ripartire con un progetto concreto il cui fine ultimo è quello di guidare la società verso una transizione che avrebbe portato, nel giro di un paio d’anni, ad un passaggio di proprietà tale da dare al Milan il futuro che meritava e che la storica dirigenza berlusconiana non poteva più assicurare. La guida tecnica della squadra viene così affidata ad un allenatore non particolarmente gradito dalla piazza per il suo passato interista, come Sinisa Mihajlovic, che firma un contratto biennale a due milioni a stagione. Anche dal punto di vista del mercato in entrata, la società decide di dare un segnale forte rispetto al biennio precedente, investendo sul mercato cifre decisamente importanti per il momento storico in cui versa.
Infatti, come accennato poco fa, la stagione precedente potremmo definirla per niente esaltante sul campo, tantomeno dal punto di vista del bilancio (n.d.r. si faccia presente che, a differenza di altre squadre, il bilancio del Milan fa riferimento all’anno solare e non alla stagione sportiva, con termine il 31 dicembre di ogni anno). Come riporta il sito “Calcio e Finanza” (da cui abbiamo ottenuto tutti i dati e i numeri certi presenti in questo articolo), la società rossonera infatti ha chiuso il bilancio dell’anno 2014 con una perdita netta di 91,28 milioni di euro, la più alta della storia del club fino ad allora, con un ammontare dei debiti finanziari a 246,8 milioni. Urge a questo punto una svolta. Il piano è quello sì di un importante mercato in entrata, investendo cifre importanti, accompagnato però da un ammortamento economico ottenuto grazie sia alle cessioni del mercato in uscita, sia alla riduzione del salary cap. Sulla carta il primo punto è stato sicuramente più soddisfacente del secondo, dal momento che arrivano a milanello Bacca dal Siviglia per 30 milioni, Romagnoli e Bertolacci dalla Roma rispettivamente per 25 e 20 milioni, Luiz Adriano dallo Shakhtar Donetsk per 8 milioni e Kucka dal Genoa per 3 milioni. Una sessione estiva decisamente aggressiva rispetto agli ultimi tempi, la cui spesa totale è di 86 milioni per il solo acquisto dei cartellini di questi cinque giocatori (senza considerare i soldi spesi per gli ingaggi di giocatori come Josè Mauri, in arrivo a parametro zero da un Parma ormai fallito e il ritorno dai prestiti di Nocerino, Niang e Balotelli). Le spese per ingaggi e ammortamenti risulteranno quindi essere rispettivamente di 19,85 milioni di euro e 32,3 milioni di euro, per un totale di 52,15 milioni di euro, da identificarsi come impatto economico delle operazioni economiche in entrata.
Sempre come riportato da “Calcio e Finanza”, il saldo tra entrate e uscite vede un segno meno negativo principalmente grazie all’addio di giocatori a fine contratto esolo in minima parte dalle vendite dei cartellini. Infatti, i ricavi dalle cessioni non furono entusiasmanti, ma i risparmi dagli stipendi da versare contribuirono ad alleggerire un po’ la situazione finanziaria. Per quanto riguarda i giocatori ceduti, il Milan incassa 3,5 milioni dal Siviglia per la vendita di Rami, 1,5 milioni dal Chievo Verona per Birsa e 4 milioni dall’Empoli per Saponara, per un totale quindi di 9 milioni, a cui vanno aggiunti i 2 milioni che il Monaco versa per il prestito di El Shaarawy. Da queste cessioni si risparmiano così 9,2 milioni di ingaggi, ai quali si aggiungono a loro volta quelli risparmiati dalla scadenze o dalle rescissioni contrattuali di giocatori come Bonera (2,4 milioni), Pazzini, Essien, Muntari (5 milioni ciascuno) e Robinho (4,2). In totale la società rossonera, di fronte a incassi bassi dalle vendite e una minusvalenza totale di -1,44, ha risparmiato 42,4 milioni di euro sugli ingaggi che complessivamente porteranno ad un segno negativo in bilancio di 49,62 milioni di euro. Della stagione 2015/2016 la sessione di mercato più onerosa e importante è sicuramente quella estiva, in quanto in quella invernale non si verificano grandi investimenti in entrata o stravolgimenti della rosa in uscita. Per quel che concerne gennaio 2016 infatti, sono degni di essere evidenziati solamente i rientri dai prestiti di giocatori come El Shaarawy dal Monaco, Petagna dall’Ascoli e Verdi dall’Eibar, rigirati nuovamente in prestito o ceduti nella stessa sessione di mercato rispettivamente a: Roma per 1,4 milioni, Atalanta per 1 milione e Carpi in prestito gratuito. A questa lista va aggiunto, per quanto riguarda il mercato in entrata, il ritorno di Boateng a parametro zero (in quanto svincolato), e, inerente al mercato in uscita, il prestito di Suso al Genoa (che si rivelerà rivitalizzante per il giocatore) e lo sbarco in MLS di Nocerino e De Jong, giunti ormai a fine contratto.
Nonostante un mercato importante, soprattutto dal punto di vista delle entrate, i risultati sul campo tardano ad arrivare. Anzi, potremmo dire che non arrivino proprio. Nonostante il raggiungimento della finale di coppa Italia, Sinisa Mihajlovic viene esonerato ad aprile 2016, dopo una lunga serie di risultati negativi consecutivi. Al suo posto viene chiamato Cristian Brocchi, allenatore della primavera e protagonista in campo dei grandi fasti rossoneri di una decina di anni prima, come traghettatore fino al termine della stagione. Purtroppo anche lui verrà ricordato a San Siro più per i suoi trascorsi da giocatore che da allenatore, perdendo proprio la finale di coppa Italia contro la Juventus giocando comunque una discreta partita. Il bilancio del calciomercato del Milan riguardante la stagione 2015/2016 risulterà quindi negativo se si considera il rapporto tra entrate e uscite. Va però registrata comunque la soglia minima di negatività di questo saldo, ovvero -2,53 milioni dati dalla differenza tra i 52,5 milioni di impatto in entrata e i 49,62 in uscita. Il risultato alla fine è quello essere rimasti in precario equilibrio grazie alla politica di risparmio sugli ingaggi (che con lo spettro del Fair Play finanziario che inizia a manifestarsi non è un dato irrilevante) e la scommessa della società su volti giovani e di belle speranze.
Dopo il fallimento della stagione 2015/2016, l’ennesima senza successi, si decide di invertire nuovamente rotta.
Sulla panchina rossonera siede ora Vincenzo Montella, fresco di un contratto annuale di 2,3 milioni. Con una buona fama acquisita con le esperienze più che positive con il Catania, la Fiorentina e la Sampdoria, il tecnico napoletano fa ben sperare verso una rinascita del Milan. La situazione finanziaria della società è ormai però in piena crisi, sui giornali iniziano ad accavallarsi sempre più frequentemente le notizie riguardanti una cordata cinese seriamente determinata a rilevare la società di proprietà di Silvio Berlusconi, il quale non è più in grado di sostenere economicamente gli ingenti debiti accumulati negli anni.
La politica dei “parametri zero” non ha portato ad alcun risultato significativo, se non alla riduzione del valore complessivo della rosa in termini finanziari. Per quanto riguarda il costo gestionale del parco giocatori, come analizzato da “Calcio e Finanza”, rispetto alla stagione precedente (93,7 milioni), vi è un decremento di circa il 15% dovuto all’uscita di giocatori arrivati a parametro zero o in prestito negli anni precedenti, il cui ingaggio era però abbastanza elevato. Basti pensare a giocatori, al tempo rinomati, come Menez, Alex, Diego Lopez, Balotelli e Mexes. Attualmente il giocatore del Milan più pagato è Carlos Bacca, con uno stipendio di 3,5 milioni, seguito da Luiz Adriano e capitan Montolivo, che percepiscono rispettivamente uno stipendio di 3 e 2,5 milioni (quest’ultimo adeguato a questa cifra dopo il rinnovo di contratto, in precedenza era di 3,5). In questa “speciale classifica” figurano anche Honda (2,5 milioni), Abate (2,3 milioni) Romagnoli e Bertolacci (entrambi 2 milioni). I nuovi arrivi di luglio/agosto 2016 non gravano tanto sulle questioni economiche della società, che per necessità è costretta ad attuare un mercato a basso prezzo per completare un organico che sia il più competitivo possibile per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato: la qualificazione alla prossima Champions League, che da sempre è stata la casa del Milan. Infatti in questa sessione di mercato vediamo sbarcare nella Milano di sponda rossonera giocatori potenzialmente promettenti (e rimasti tali), il cui costo del cartellino e ingaggio sono ancora alla portata della dirigenza berlusconiana. Vediamo al primo posto Gianluca Lapadula, acquistato dal Pescara per 9 milioni dopo una straordinaria annata che lo ha visto dominare la classifica marcatori della serie B e di conseguenza decidere la promozione in serie A della squadra abruzzese. Di seguito giovani promesse come Gustavo Gomez, prelevato dal Lanus per 8,5 milioni (forse eccessivi per quello che ha mostrato in campo nei mesi avvenire) e Mario Pasalic, in prestito dal Chelsea per 1 milione, ma ancora troppo acerbo per dimostrare il suo vero valore. Inoltre altri acquisti di vecchie conoscenze del campionato come Mati Fernandez e Josè Sosa, in arrivo in prestito dalla Fiorentina con una spesa di 800 mila euro il primo, dal Besiktas per 7,5 milioni il secondo. Note positive, soprattutto a lungo termine, del mercato in entrata sono il rientro dal prestito di Suso (che sembra ormai un giocatore pienamente maturo) e l’ottimo inserimento in prima squadra, già dalla stagione precedente, di Gianluigi Donnarumma, predestinato nel suo ruolo già dal nome e prodotto del vivaio ormai pronto alla sua prima stagione da protagonista, dopo aver definitivamente scalato le gerarchie tra i pali rossoneri.
Riguardo al mercato in uscita, le cessioni definitive di Stephan El Shaarawy alla Roma per 13 milioni e di Simone Verdi al Bologna per 6,4 milioni (entrambi rinati nelle nuove esperienze), danno una boccata d’aria fresca alla società, però ancora ben lontana da risolvere i suoi problemi economici. A queste cessioni vanno ad aggiungersi la liberazione di ingaggi pesanti come quelli dei sopracitati Menez, Mexes, Diego Lopez, Alex e altri di rientro dai vari prestiti come Fernando Torres, Balotelli e Matri.
Il costo della rosa, come già detto, è quindi più basso della stagione precedente. Tant’è che tutti i nuovi acquisti hanno stipendi inferiori ai 2 milioni (sempre da “Calcio e Finanza”). Lapadula percepisce 1 milione di ingaggio, Mati Fernandez e Sosa rispettivamente 1,3 e 1,5 milioni e infine per Gustavo Gomez e Pasalic 0,8 milioni. Lo stesso Donnarumma che, nella stagione 2016/2017 percepisce uno stipendio attorno ai 200 mila euro, oggi risulta essere uno dei giocatori più pagati della serie A.
In riferimento, invece, al mercato invernale in entrata, sono da evidenziare due arrivi in prestito che risulteranno decisivi nel potenziamento del reparto offensivo, ovvero Gerard Deulofeu dall’Everton per una spesa di 700 mila euro e Lucas Ocampos, in arrivo dal Marsiglia, con una spesa di 500 mila euro. L’arrivo, anzi il ritorno, di un giocatore d’esperienza come Marco Storari (a parametro zero dal Cagliari) serve ad aumentare il livello di carisma nello spogliatoio e ad affiancare al figliol prodigo “Gigio” una guida di navigata esperienza. Da sottolineare l’inserimento in prima squadra di un giovane talento come Patrick Cutrone, che in futuro risulterà essere la nota più positiva di questi anni bui.
Per quanto riguarda il mercato in uscita, non ci sono grandi movimenti se non la fine dell’esasperata permanenza di M’Baye Niang, ceduto in prestito al Watford, ricavandone una cifra iniziale di 750 mila euro, e la conclusione della breve e poco proficua parentesi di Luiz Adriano, svincolato e accasatosi allo Spartak Mosca.
Dal punto di vista dei successi calcistici, anche questa è una stagione abbastanza deludente, in quanto la vittoria della supercoppa italiana contro la Juventus a dicembre è solo una magra consolazione di quello che poi a fine anno risulterà essere un misero 6° posto in campionato e conseguente fallimento dell’obiettivo Champions League. Montella sarà esonerato a novembre dell’anno seguente per dar spazio a quella che sarà “la breve era Gattuso”, in cui i risultati saranno un po’ più costanti e un barlume di speranza sembra intravedersi in lontananza, ma questa è tutta un’altra storia. Una storia che però ha inizio lo stesso giorno, quel 7 aprile 2012 a San Siro contro la Fiorentina. Quel giorno, al 44’ minuto del secondo tempo, Gattuso sedeva sulla panchina rossonera, ma al suo ultimo anno da giocatore; Sinisa Mihajlovic non sappiamo se fosse in piedi o seduto, ma quel che sappiamo per certo è che quella Fiorentina che stava portando a casa i tre punti l’aveva costruita lui, arrivato sulla panchina viola la stagione precedente e fatto alzare qualche mese prima per far posto a Delio Rossi, esonerato poi a sua volta qualche settimana dopo. Fiorentina che l’anno dopo sarà affidata alla guida di un emergente Vincenzo Montella, al tempo sulla panchina del Catania. Nessuno dei personaggi di questa storia poteva immaginare quel pomeriggio quanto i loro destini stessero iniziando ad accumunarsi e inseguirsi indirettamente dopo quel gol “fatale”, ma siamo certi che se lo avessero saputo, seguiti da milioni di tifosi rossoneri, si sarebbero dati appuntamento sul manto erboso del Meazza e avrebbero sradicato quel pallone dai piedi di Amauri, evitando così un appuntamento con il futuro che il nostro Milan non avrebbe mai meritato.
Scritto da Lorenzo Gasparro, editato e rivisto da Simone Fattori Zini, ricerca dati di Massimo Volpato.
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