di LM
Terminata la stagione 2018/19. Archiviata la delusione, si fa per dire, del quarto posto sfumato per un solo punto. Comincia l'ennesima ricostruzione: la terza in tre anni. Il 28 maggio 2019, tramite comunicato ufficiale, Il Milan annuncia le dimissioni di Leonardo, seguite dall’addio consensuale dell’allenatore“Ringhio” Gattuso.
Il Milan, intanto, viene escluso dall’Europa League, per le violazioni degli obblighi di pareggio del FFP, durante i periodi di monitoraggio 2015/16/17 e 2016/17/18. La nuova stagione, ancora una volta, parte già in salita.
L’AD Ivan Gazidis, rilasciando un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”, esprime la volontà di “promuovere” Paolo Maldini, affidandogli il ruolo di Direttore Tecnico, lasciato vacante proprio da Leonardo.
L’ex capitano accetta. Nel mese di giugno 2019, si palesano le prime mosse del nuovo DT: in cinque giorni vengono ufficializzati due arrivi: Zvonimir Boban e Marco Giampaolo, il primo come Chief Football Officer, il secondo come nuovo allenatore, dopo aver lasciato la Sampdoria.
Il tecnico di Bellinzona, noto come un maestro di tattica, porta una nuova filosofia di gioco, fondata sul 4-3-1-2. Il nuovo allenatore, fin dal principio, cerca di costruire un centrocampo “a rombo” e, nel complesso, una squadra dinamica e padrona del gioco; non per nulla, durante la conferenza di presentazione, in merito allo slogan di Conte “Testa bassa e pedalare”, il tecnico replica con: “Testa alta e giocare a calcio”. Chiede, pertanto, acquisti specifici alla dirigenza: mezz’ali di qualità, un trequartista di fantasia ed una seconda punta da affiancare a Piatek, oltre ad un nuovo centrale di difesa.
I primi rumours, relativi alle mosse di mercato, vorrebbero il Milan su due pupilli di Giampaolo: Andersen e Praet, tuttavia, la società segue altre piste. A centrocampo, si tratta per Sensi, Bennacer e Veretout; qualcuno fantastica sul sogno Modric. Sulla trequarti, Boban corteggia Ángel Correa dell’Atletico Madrid. Per il ruolo di seconda punta, i nomi sono molteplici: Muriel, Schick, Depay, Leão e tanti altri.
Nei primi giorni di luglio, il Milan esordisce sul mercato: arrivano Theo Hernandez dal Real Madrid e Rade Krunic dall’Empoli. Successivamente, dopo aver visto sfumare Sensi e Veretout, accasatisi rispettivamente presso Inter e Roma, i rossoneri acquistano Ismael Bennacer, fresco vincitore della Coppa d’Africa con l’Algeria, nonché, del premio di miglior giocatore della competizione. Dopo 12 anni in rossonero, dai pulcini fino alla Prima Squadra, lascia il Milan Patrick Cutrone. Destinazione Wolverhampton, per la cifra di 22 milioni. Il Milan cerca di “sistemare” anche Andrè Silva, appena rientrato dal prestito al Siviglia, tuttavia, la cessione si rivela più complessa del previsto. Il portoghese, già a Montecarlo per le firme con il Monaco, viene rimandato a Milano. Motivo? Dalla Francia parlano di problemi fisici che, improvvisamente, sarebbero emersi durante le visite mediche. Altre “malelingue” parlano di richieste economiche eccessive. In ogni caso, l’affare sfuma e, inevitabilmente, ha ripercussioni anche sui movimenti in entrata, difatti, salta anche l’ormai sicuro approdo di Correa. Il Milan acquista Leão dal Lille e Duarte dal Flamengo. L’ultimo giorno di mercato, nella frenesia generale, si rivela decisivo per Silva: Boban contatta l’Eintracht Francoforte e, in poche ore, chiude uno scambio di presiti biennali. Il portoghese va in Germania, al Milan arriva Rebic.
Il pre-campionato, partita dopo partita, offre buone sensazioni sul piano del gioco. Nonostante le tre sconfitte in International Champions Cup, contro avversarie di blasone(Bayern, Benfica, Manchester United, ndr), la squadra sembra acquisire una precisa identità tattica. Il Milan mostra un veloce possesso palla, finalizzato alla celere ricerca della verticalizzazione. Piatek, però, sembra essere annebbiato dal nuovo gioco, impegnato maggiormente in mansioni di manovra, piuttosto che di mera finalizzazione. Nonostante la rosa disponga di trequartisti “puri” come Paquetà e Çalhanoglu, Giampaolo sceglie di schierare Suso in quel ruolo. Nel post gara contro lo United, il tecnico dice dello spagnolo: “È un fuoriclasse, un giocatore forte e non si discute. L’ho detto a lui e al club. I giocatori forti li dobbiamo tenere”.
Buone sensazioni, ottimismo e lavoro. Le cose, però, iniziano a complicarsi ben presto. Il primo “allarme” arriva contro il Cesena, vale a dire, nell’ultima amichevole prima dell’inizio del campionato. Il match termina 0-0 e, verosimilmente, il risultato sta stretto ai romagnoli che, il più delle volte, hanno impattato più contro Donnarumma, piuttosto che contro la qualità del Milan.
L’avvio è horror. L’esordio in Serie A, alla Dacia Arena contro l’Udinese, vede i rossoneri subire una clamorosa sconfitta(0-1, ndr). Becao di testa affonda il Milan, segnando il primo gol in carriera. Il Diavolo, dal canto suo, conclude 0 volte verso la porta. Una prestazione indecorosa, non solo per il risultato ma, anche e soprattutto, per l’assoluta confusione tattica. La squadra prova a reagire, ottenendo due vittorie contro Brescia ed Hellas Verona. Si cerca di valorizzare il risultato, poiché, il gioco è ancora decisamente deficitario. Arriva un’altra brusca caduta, di quelle che fa doppiamente male, perché è contro l’Inter nel derby. Il Milan, per tutta la durata del match, non risulta in grado di impensierire i nerazzurri. L’unica vera occasione, propiziata da un contropiede, viene malamente sciupata da Suso. L’Inter controlla e colpisce due volte: Brozovic prima, Lukaku poi. 2-0. Senza alcuna recriminazione.
Il Milan perde altre due partite consecutivamente, contro Torino e Fiorentina.
Dopo appena sei giornate, l’ambiente è già una polveriera: la squadra appare senza gioco, Piatek non segna più, i nuovi acquisti non incidono, i tifosi vogliono già la testa di Giampaolo.
La dirigenza prova a difendere il tecnico, anche se, l’esonero è un’ipotesi già plausibile.
La sera del 5 ottobre 2019, il Milan scende in campo contro il Genoa, allo stadio Marassi. I rossoneri soffrono, nonostante un grande Leao. Vincono 2-1 ma, rischiano un’altra brutta caduta, infatti, chiudono il match in 10(espulso Calabria al 79’, ndr) e, nell’incredulità, si vedono fischiare contro un assurdo rigore, fortunatamente parato da Reina al 93’. (Donnarumma infortunato nel riscaldamento, ndr).
Il Milan torna a vincere, le cose però non vanno. La dirigenza si prende qualche giorno, poi la decisione sofferta. Martedì 8 ottobre, la società comunica l’esonero di Giampaolo. L’avventura del tecnico è già al capolinea, dopo appena sette partite ufficiali.
I numeri sono impietosi: tre vittorie e quattro sconfitte. 9 punti sui 21 a disposizione. Media punti di 1,29 a partita, la più bassa dal post-Allegri. Solo 6 gol segnati, di cui 2 su rigore. 9 gol subiti. Fino a quel momento, solo Sampdoria e Udinese avevano fatto peggio. La punta di diamante del suo gioco, vale a dire, il trequartista Suso, ha offerto un solo assist e segnato 0 gol.
Un autentico disastro e, irrimediabilmente, una stagione già colma di difficoltà. Si apre il casting allenatori. Il favorito numero 1 è Luciano Spalletti.
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