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E ci ritrovammo Campioni d'Italia. La classe di Pioli, l'urlo di Zlatan. Il sorriso di Giroud e Leao


Rieccoci qui. Sì, RibaltaRossonera non si vedeva da un po'. Ci sono stati cambiamenti e, la pagina ha perso un po' il suo ritmo ma, certamente, non la passione per il suo Milan. Non si poteva non dedicare due parole allo straordinario epilogo di questo campionato che, per certi versi, è andato di pari passo con la nostra piccola pagina che ha accompagnato il Diavolo in queste due stagioni incredibili: il ritorno in Champions League e il nostro meraviglioso Scudetto.


Da dove cominciare? Impossibile scegliere. E' stata una stagione ricca di momenti così emozionanti che, ancora adesso, è difficile realizzare quanto accaduto. Allora andiamo in ordine sparso, di getto, seguendo l'altalena di sensazioni fortissime che ha regalato il Milan. Allora viene in mente Reggio Emilia che, neanche a farlo apposta, è nota come la 'Città del Tricolore'. E' da lì che è veramente iniziato tutto, o finito, a seconda dei punta di vista. Era il 12 gennaio 2014, più di 8 anni fa. Era una serata fredda, lugubre, nebbiosa. Il grigiore malinconico del Mapei Stadium ospitava Sassuolo-Milan. Il Sassuolo era una neo-promossa che sgomitava per rimanere in Serie A, il Milan un gigante fratturato che provava, in qualche modo, a convincersi di essere ancora potente.


I pali della luce, vicino all'ingresso del settore ospiti, andavano ad intermittenza come ad avvertire che qualcosa non avrebbe funzionato quella sera. Dall'inizio del match non si sarebbe detto. Uno-due e il Milan passa in vantaggio, poi raddoppia. Robinho prima, Balo poi. Altro 0-7 come gli hanno già inflitto i cugini? Direi di no. Il Milan domina il primo quarto d'ora ed è reduce da un bel 3-0 rifilato a San Siro contro l'Atalanta. Sulla panchina siede Massimiliano Allegri che, dopo i caroselli del 18esimo scudetto, ha ottenuto un secondo posto e un terzo. Sta perdendo il controllo della squadra, il Milan sta perdendo la sua luce definitivamente. Il resto di quella serata è storia nota: Un 19enne di nome Domenico Berardi ce ne fa 4, Allegri viene esonerato.


Del Milan scudettato 2010/11 non c'è più ombra, neppure di quello dominante che si è fatto beffare dalla Juve e da un assistente molto 'distratto'. Non è rimasta neppure la scintilla di quel gruppo di ragazzi con le creste che, quantomeno, riacciuffava la Champions League per mantenere un certo status. C'è poco, davvero poco. E, il tanto che stava per arrivare, non ci sarebbe piaciuto ma ancora non lo sapevamo. E da lì inizia la scalata, lenta, lentissima e piena di momenti duri. Un'escalation di bandiere rossonere in panchina prima, come carne da macello per mettere dei graziosi drappi rossoneri ai bordi del baratro. Poi nasce Il Milan giovane e italiano ma che i giovani forti, italiani e non, non se li poteva permettere e neppure li trovava.


Sorge l'impero incontrastato della Juventus dominante in Italia e che accarezza due volte il sogno della Champions League, costruito sulle macerie del Milan che non ha più alcun briciolo di competitività. Vediamo l'arrivo di un thailandese misterioso, ma tanto simpatico e sorridente che, immaginate... ci porta tanti soldi ma lascia metà del club a chi c'era prima. Così velocemente com'è arrivato, velocemente sparisce. Poi ci dicono che facciamo un nuovo stadio vicino a Casa Milan, anzi no. Non lo facciamo più. Allora l'unica via sembra il passaggio di proprietà ma un altro misterioso imprenditore, che dice di avere soldi e competenze per riportarci in alto, tituba. Prima ha i soldi, poi non li ha. Poi li ha, poi non li ha di nuovo. Allora si fa prestare dei soldi e compra il Milan, ma è tutto ok. Normale procedura ma il Milan è suo.


I soldi sembra averli davvero, ne spende tantissimi per fare un mercato 'sontuoso', guidato da due sorridenti dirigenti che interpretano la parte dello sbirro buono e dello sbirro cattivo. Arriva un simbolo degli imperatori bianconeri a farci da capitano. E' la soluzione giusta? Nemmeno i soldi sembrano bastare. Il Milan continua a non funzionare. Ma stavolta è diverso, dicono. Il problema è l'allenatore, cioè Vincenzo Montella. Via Montella, dentro il nostro amato Gattuso che sta facendo buone cose con la Primavera. Gattuso riporta entusiasmo, vince, cade ma risveglia la passione del Diavolo.


Gattuso sembra essere finalmente la soluzione ma qualcosa continua a non funzionare. Intanto il ricco imprenditore va via e, chi gli ha prestato i soldi, prende il Milan. Quel 'chi gli ha prestato i soldi' è il fondo Elliott. I due signori sorridenti se ne vanno. Torna Leonardo.. dicono che è una soluzione giusta, ha esperienza e parla tante lingue. Porta un grande bomber che è Higuain, un giovane difensore promettente che è Caldara, li prendiamo di nuovo dagli imperatori bianconeri. Qualche acquisto di contorno e il Milan sembra poter ripartire.


Gattuso interrompe il via vai di allenatori - almeno sembrava - e sembra aver trovato la quadra. Elliott riporta Paolo Maldini in società. Che bello rivedere Paolo anche se, di poteri, ne ha pochi e ancora sta prendendo le misure della sua nuova veste. Gattuso fa bene, mostra bel gioco ma, per un punto, non riesce ad andare in Champions League. Ci vanno i cugini, che ci erano già tornati l'anno prima, e l'Atalanta. Gattuso saluta, saluta anche Leonardo. Maldini scala le gerarchie e, al suo fianco, arriva un altro uomo pieno di conoscenza e milanismo, ovvero Zvonimir Boban. Si sceglie la via del duro lavoro, la via del sudore sul campo. Viene scelto Giampaolo, uno che a Coverciano non ne sbaglia mezza. Arrivano dei giovani interessanti ma le cose non cambiano, anzi. Si crolla. Giampaolo dura poco e arriva lui: Stefano Pioli. Doveva arrivare Spalletti ma è ancora legato contrattualmente all'Inter e, i nerazzurri, non lo liberano.


Questo è giusto un breve - sì, perché ci sarebbe stato ancora molto da dire - riassunto degli step della risalita. Poi la favola. E che favola. Dai terremoti del #PioliOut al 19esimo tricolore, con fiumi di carta andati in fumo, tra chi non credeva in Maldini, chi non vedeva più il Milan tra le big, chi vedeva le favole e il potenziale ovunque meno che a Milanello. E, cosa dolorosa, tra lo stesso popolo rossonero. La risalita ha creato tante scissioni: i berlusconiani, i mirabelliani, gli anti-Elliott, gli aziendalisti, gli irriducibili, i pro-Maldini, gli anti-Pioli. Oggi, il popolo è uno solo, colorato di rossonero e riversato per le strade a celebrare un successo che, tra i tanti gloriosi della storia del Milan, assume un valore speciale, emozionante, unico.


Da Reggio Emilia a Reggio Emilia. Da quel freddo gennaio del 2014 all'incandescente 22 maggio 2022 che ha coronato un sogno, con una tappa cruciale in mezzo, indovinate un po', ancora a Reggio Emilia quando, la sera del 22 luglio 2020, Stefano Pioli cacciò definitivamente l'ombra di Rangnick e convinse un intero establishment a puntare su quel gruppo di ragazzi affamati guidati dal leader Ibrahimovic. Quel leader carismatico e selvaggio che ha fatto da contrappeso con la classe e la serenità di Stefano Pioli. "Italia è Milan!". L'urlo che ha fatto impazzire i compagni nello spogliatoio e i tifosi a Casa Milan.


L'urlo del guerriero esperto che colora il sorriso del campione, quel campione di nome Olivier Giroud. Lui, che di serate importanti ne ha vissute tante, e ha ritrovato la spensieratezza della passione per il calcio, quella passione che può dare solo il Milan, come quando ridiede gioia a Ibrahimovic nel 2010, approdato in rossonero dopo i malumori di Barcellona. Il sorriso di Giroud, come quello del nostro campione Leao. E non si rovini la festa con qualche opinione tagliente semplicistica: dai maestri dell''overperformare' a quelli che 'le avversarie si sono scansate' e chi più ne ha più ne mette.


Esistono da sempre, ma non c'erano i social e si vedevano di meno. Erano gli stessi che 'Il Mondiale per Club sembra il trofeo dell'amicizia'. Oppure quelli che 'Non dovevate neanche giocarla la Champions vinta ad Atene, dovevate essere in B con la Juventus'. Ci eravamo disabituati anche a loro. . Da Reggio Emilia a Reggio Emilia. Dove perdemmo la grandezza, ora l'abbiamo ritrovata e quanto ci piace. Bentornato Milan. Grazie



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