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  • Gabriele Trombetta

I MOTIVI DEL BLACK-OUT

di Gabriele Trombetta



Nel periodo più buio dell'anno in casa Milan, a tenere banco sono le vicende che hanno influenzato e stanno incidendo sulla squadra.

L'attenzione è rivolta più ai contratti che al campo e alle partite, alle strategie di mercato future, alle polemiche quotidiane su Donnarumma e Ibrahimovic, alla posizione di Pioli che inizia a non essere così certa, al tabù San Siro, al tabù degli 1-0 a sfavore mai trasformati in una vittoria, all'infermeria mai completamente vuota, alle polemiche arbitrali e alla conseguente posizione societaria in merito, alla vicenda Superlega, e ad altre vicende extra-campo.

Tutto discutibile, tutto argomentabile, tutto confutabile. Ma sul terreno si gioco, che cosa non sta funzionando nel Milan?


Senza alcun dubbio la condizione fisica dei calciatori non è delle migliori, ma soprattutto la condizione psicologica influisce in maniera importante sulle gare: una squadra campione d'inverno, prima in classifica per 21 giornate (più di metà campionato) ad oggi rischia fortemente di non posizionarsi nelle prime quattro e l'impatto mentale è devastante.


Senza alcun dubbio gli infortuni non hanno aiutato: l'infermeria non è mai stata realmente ed interamente vuota, Ibrahimovic è attualmente imprescindibile e in attacco le alternative stentano, chi per motivi tattici (Leao ad oggi non è un centravanti), chi per motivi fisiologici (Mandzukic, inattivo da troppo tempo, ha pagato il rientro), mentre Rebic alterna ottimi colpi, vedi le reti contro Parma e Genoa, a partite totalmente anonime. L'attacco è sterile e sta mancando l'uomo che avrebbe dovuto rappresentare il faro della squadra: Hakan Calhanoglu. Il grande exploit del finale della scorsa stagione e il girone d'andata di quella in corso avevano fatto tutti ben sperare circa la definitiva consacrazione del giocatore. La realtà dice che da quando è rientrato da infortuni e covid, Calhanoglu è tornato quello di prima: qualche lampo, qualche giocata e una enorme dose di discontinuità di rendimento. (Se poi dopo una mezza stagione altisonante si bussa in sede per un aumento così oneroso… ma ciò riguarda dinamiche elencate in precedenza.)

Bennacer non è rientrato al top e Kessié, fisiologicamente, non è nelle sue migliori condizioni: la diga di centrocampo sta esponendo la difesa a situazioni difficilmente marginabili. Difesa che, a sua volta, sta pagando una condizione non ottimale nelle ultime uscite. Tomori dopo un grande exploit ha commesso qualche errore, lo stesso Kjaer appare appannato, Theo Hernandez in netta fase down.


Occorre ritrovare spirito, identità e soprattutto… vittorie.


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