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marcoalbino81

IL GENIO DEL MILAN

Aggiornamento: 19 apr 2020

Billy Costacurta in un’intervista nel 93 disse: “Ci sono solo 2 giocatori al mondo per cui vale la pena pagare il prezzo del biglietto: Marco Van Basten e il Genio.” Sfortunatamente i 2 riuscirono a giocare insieme solo 1 partita in campionato nel famoso 4 a 5 di Pescara, nella quale il cigno di Utrecht segnò uno dei gol piu belli della sua carriera, mentre il montenegrino ancora annaspava fra il peso delle grandi aspettative nei suoi riguardi e una collocazione tattica ostica nel 4-4-2 di Capello. Con il termine “genio” ci si riferisce naturalmente a Dejan Savicevic , il primo vero “numero 10” dell' era Berlusconiana dal talento purissimo e dotato di una tecnica straordinaria.

Egli inizia la sua ascesa nel 1988 a 22 anni quando fu ingaggiato dalla talentuosissima Stella Rossa di Belgrado che vedeva tra le sue fila gente come Stojkovic, Prosinećki e Mihailovic. Gli allenamenti erano durissimi e massacranti . Esempio? All'incirca a metà seduta Petkovic ,mister dell'epoca, ordinava ai suoi ragazzi di correre i 100 metri tassativamente in meno di 12 secondi!! Gli sfortunati che impiegavano un tempo maggiore avevano l'obbligo di provare e riprovare, finché non avessero almeno eguagliato la performance dei compagni di squadra. Si narra che una volta, un indolente Darko Pancev, arrivato poi anch'egli a Milano sponda Inter, dovette fare 15 ripetute sui 100 metri prima di finire esanime l'allenamento. Questi metodi erano propedeutici all'idea di gioco da parte di quella Stella Rossa fatta di ripartenze rapidissime esaltate dalla tecnica dei suoi interpreti. Il primo grande match nella carriera di Savicevic entrerà nell' immaginario collettivo come “La partita della nebbia". Era il 9 novembre 1988 e l'avversario di turno manco a dirlo, il formidabile Milan di Sacchi che in quella occasione fu aiutata dagli Dei del calcio. Dopo l’ insidioso 1 a 1 dell'andata è proprio il Genio a portare avanti la Stella Rossa con un gol all' incrocio dal limite dell'area. Ma sono in pochi ad accorgersene sugli spalti perché già la nebbia era diventata impenetrabile e pochi minuti dopo l' arbitro sancisce la sospensione della partita. Si rigioca l indomani e succede veramente di tutto. L’arbitro(sempre lo stesso del giorno prima) non vede un pallone entrato nella porta della Stella Rossa così nettamente da quasi toccare la rete e Donadoni dopo una gomitata killer di un avversario rimane esamine a terra con la mandibola rotta e la lingua riversa in gola. Fu l’intervento del medico della Stella Rossa a salvare la vita a Donadoni il quale grazie ad una comunissima penna riuscì a far passare l' ossigeno nelle vie aree ostruite dell'ala Bergamasca. Il Milan vince all'ultimo rigore ma il potenziale del Genio montenegrino comincia ad essere sempre più evidente. Con la Stella Rossa vince tutto: 3 scudetti, 1 Coppa Campioni, 1 Coppa Intercontinentale, ed è proprio in quest' ultima manifestazione che Berlusconi e il Milan si innamorano di lui. Una partita nella quale venivano costantemente saltati come birilli e irrisi come in una partita-esibizione. Finte, dribbling cambi di passo impressionanti che costringono gli avversari alle maniere forti.E proprio per uno di quei tentativi intimidatori dei difensori, che egli si fece espellere, reagendo ma risultando comunque il migliore in campo, finendo così per alimentare quell' aurea di “Genio e sregolatezza” che negli anni gli era stata affibbiata. Arrivò al Milan che lo strappò alla Juventus che sembrava in vantaggio su di lui, nel luglio del 92 da vice Pallone d’Oro assieme al primo classificato Papin( per far capire la straordinarietà della cosa, è come se oggi venissero acquistati da una squadra nella stessa sessione di mercato Messi e Van Dijk!!!).

L'inizio non fu dei migliori come detto, Capello gli preferiva all’inizio gli Olandesi e Papin e lui risultava la quinta scelta nella stagione in cui non si potevano schierare più di 3 stranieri a partita. L'anno dopo cambiò tutto e con lui il Milan. Non c'erano più gli olandesi (con Van Basten ai box per infortunio) e lui riuscì a prendere in mano la squadra. Le sue giocate permisero al Milan di arrivare alla finale di Champions con l’intento di riscattarsi della finale dell' anno prima dove furono sconfitti dal Marsiglia. A contendere il titolo il super favorito Barcellona( ormai epica la foto scattata alla squadra blaugrana prima della partita con la Coppa Campioni esposta) che vedeva tra le sua fila campioni assoluti come Romario e Stoichkov. “Per il bene del calcio è giusto che vinca il Barca" furono le parole di Cruijff alla vigilia della partita, sicuro di stravincere contro una squadra priva di Baresi Costacurta e Van Basten. Purtroppo per lui le cose andarono diversamente, con il Milan che dominò dal primo all’ ultimo minuto nell'esibizione più imperiale calcisticamente parlando che la Storia ricordi. Il meglio però lo regala il numero 10, che si prende in braccio il Milan e decide che quella sarebbe stata la sua partita della vita segnando un gol al limite del metafisico. Rimpallo vinto con Nadal, palla che rimbalza vicino al vertice dell' area di rigore, e con Zubizarreta a non più di 2 metri fuori dai pali, tenta un pallonetto che si infila incredibilmente in rete sotto la traversa riuscendo così in una giocata che per timing e sfrontatezza risulta ancora un unicum nella Storia del Calcio. Bruno Pizzul, il telecronista della partita rimase qualche secondo di sasso e poi esclamò: “ Eccezionale prodezza!! Ci lascia completamente di stucco!” . Lui così avvezzo ad usare toni sempre pacati, si lasciò andare per una volta, esternando tutta la sua meraviglia e incredulità.

Il 94-95 lascia l'amaro in bocca per il triste epilogo. Savicevic è in un momento nel quale gli riesce tutto(segna 4 gol al Bari in una partita dove gioca male!!) ed è super protagonista in Champions nel quale fornisce una prestazione in semifinale contro il Psg da incorniciare. L' assist per il gol di Boban all'andata ma soprattutto la doppietta nel ritorno a San Siro, con un gol che è un gioiello assoluto da guardare e riguardare. Controllo e dribbling in una frazione di secondo fatti rigorosamente di coscia( altra cosa mai più vista in un campo di calcio) con difensore per terra e gol all’ angolino. Purtroppo durante la rifinitura un problema muscolare lo manda ko mentre stava battendo un calcio d'angolo. Il Milan perde sostanzialmente la partita in quel momento. Nel 95-96 vi è l’ ultima sfida della sua carriera: vincere e convincere assieme ad un altro grande numero 10 come Roberto Baggio. I 2 giocano, si divertono, si cercano come in occasione di Milan Parma nel quale il genio si esibisce in un doppio dribbling dei malcapitati Couto e Apolloni e servì a Baggio un pallone solo da spingere dentro. A fine partita il genio per quel gesto si schernì cosi: “È molto più facile dribblarne due che uno solo!”


Ecco il Genio era questo. Quando lo si guardava giocare si era consapevoli che in quel momento si stesse guardando una cosa mai vista prima e questa sensazione rappresentava pura estasi calcistica per chi aveva il privilegio di ammirarlo. Federico Buffa noto volto di Sky nonché grande tifoso del Milan disse di lui: “È il mio giocatore preferito di sempre.. se avesse avuto più continuità la storia del Pallone D'Oro sarebbe stata riscritta!”. In realtà lui era un antidivo, quasi burbero, lontanissimo dalle manie di protagonismo dei campioni di oggi. “Sono semplicemente un giocatore che tenta cose che gli altri non proverebbero mai" diceva sempre riferito a se stesso. Fare qualcosa che nessuno proverebbe mai: non è forse proprio questa la definizione di genio?




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