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Il ritorno di Zlatan e il clamoroso addio di Boban. Nuova linfa, poi il dramma Coronavirus

di LM


Natale amaro per il Milan. I rossoneri sono appena caduti in campionato, contro l’Atalanta. Un pesante 5-0 che, come prevedibile, apre nuovi processi. Nuove contestazioni. Oltre alla debacle bergamasca, classifica e statistiche sono indecorose: alla 17° di campionato, il Milan dista 14 punti dal quarto posto, vale a dire, il piazzamento Champions. In compenso, sono appena 7 i punti che, incredibilmente, separano i rossoneri dalla zona retrocessione. Una situazione inquietante, appesantita dai pessimi numeri realizzativi: 16 gol in 17 partite. Il Milan, verosimilmente, ha realizzato un gol in meno del Genoa, che si trova all’ultimo posto.

Serve una scossa, un intervento forte, per raddrizzare una stagione complessa. Una stagione che può diventare “drammatica”.

Maldini e Boban non perdono tempo. La grande suggestione, che già ventilava nel mese di dicembre, prende forma e diventa realtà: il Milan vuole riportare a San Siro Zlatan Ibrahimovic. Nel giorno di Santo Stefano, si diffonde la notizia: lo svedese ha l’accordo con i rossoneri. I social impazziscono, la piazza si infiamma. Ibra manda conferme tramite i social. Appena un giorno dopo, vale a dire il 27 dicembre, club e giocatore ufficializzano l’affare.

Sto tornando in un club che rispetto enormemente e in una città che amo. Lotterò con i miei compagni di squadra per cambiare il corso di questa stagione, farò di tutto per centrare i nostri obiettivi”. Con queste parole, Ibrahimovic annuncia il suo ritorno. La scelta di riportare Zlatan, chiude definitivamente le porte a Krzysztof Piatek. Il polacco, infatti, finisce ai margini. 55 minuti anonimi contro la Sampdoria, nel primo match del 2020(0-0, ndr), poi il gol in Coppa Italia contro la Spal. Non lo si rivedrà più in campionato e, per l’ultima volta, vestirà la maglia del Milan contro il Torino, nuovamente in Coppa Italia. Una prova che, ex novo, certifica l’annebbiamento del pistolero e, inevitabilmente, funge da preludio al suo addio. Il 30 giugno, il Milan lo cede all’Hertha Berlino a titolo definito, per circa 27 milioni di euro. Il centravanti lascia la Serie A, dopo aver portato a referto 26 reti, 13 con la maglia del Milan. Sembrano lontani secoli, quei tempi di appena una stagione prima, quando i tifosi del Diavolo osannavano il polacco. Piatek saluta, nel silenzio. Dopo che aveva “infuocato” San Siro con le sue giocate.

Non solo Piatek. Il Milan, dopo 5 anni, saluta anche Suso: destinazione Siviglia. Prestito con diritto di riscatto a 21 milioni che, qualora gli spagnoli centrassero l’accesso alla Champions, si trasformerebbe in obbligo. È tempo di addii anche per Borini, Reina, Caldara e Ricardo Rodriguez che, rispettivamente, si trasferiscono all’Hellas Verona, all’Aston Villa, all’Atalanta e al Psv Eindhoven. Nella trattativa per cedere Caldara, la dirigenza rossonera inserisce Kjaer nell’operazione, portandolo a Milanello, tramite un prestito con diritto di riscatto a 3,5 milioni. Per rinfoltire il “parco trequartisti”, il Milan acquisisce il giovane Alexis Saelemaekers, prelevandolo in prestito dall’Anderlecht. Il portiere ex Napoli viene rimpiazzato da Begovic e, per ciò che riguarda il sostituto di Rodriguez, il Milan aveva scelto il giovane Robinson, trovando l’accordo con il Wigan. Purtroppo però, il giorno delle visite, emerge un problema al cuore che, di fatto, blocca l’operazione, quando il terzino era già a Casa Milan per le firme. I rossoneri virano su Laxalt, interrompendo il suo prestito al Torino.

I rossoneri, dopo il pareggio con la Sampdoria, vincono tre partite consecutive: contro Cagliari, Udinese e Brescia. L’esperienza e la personalità portate da Ibra, nonché la sua imponente fisicità in campo, oltre ad aumentare la vena realizzativa, fanno emergere le qualità dei singoli, su tutti quelle di Ante Rebic e Rafael Leao. Il croato, fino a quel momento oggetto misterioso, si prende la scena nel match casalingo contro l’Udinese, segnando una preziosa doppietta nel 3-2 finale. L’ex Eintracht si ripete anche contro il Brescia. Il portoghese, dal canto suo, viene schierato da Pioli al fianco di Ibra nel nuovo 4-4-2: i tifosi assistono a lampi di talento, come la rete contro il Cagliari. Lampi, malauguratamente, alternati anche con prestazioni sottotono.

Come anticipato poc’anzi, il Milan porta avanti il suo percorso in Coppa Italia, eliminando Spal e Torino. In semifinale c’è la Juventus. Dopo le tre vittorie di campionato, arrivano due stop, figli delle solite ingenuità dei rossoneri. Prima il pareggio casalingo contro il Verona. Poi, ancora una volta, la sconfitta nel derby: 4-2. I rossoneri si fanno rimontare, dopo aver chiuso la prima frazione avanti 2-0.

Grandi rimpianti. Sembra impossibile eliminare i vecchi problemi, seppur la squadra mostri un gioco discreto, accompagnato da una forte coesione, nonché una ritrovata creatività dei singoli.

Quattro giorni dopo il derby, il Milan affronta la Juventus in Coppa Italia, nella gara d’andata a San Siro. Il match vede gli uomini di Pioli, nel corso del match, destreggiarsi granché bene al cospetto della Juventus. I rossoneri passano in vantaggio, segna ancora Rebic che, dopo i gol a Udinese e Brescia, aveva punito anche l’Inter, segnando il momentaneo 1-0. Il Diavolo prova a vincere e, per ciò che si vede in campo, lo meriterebbe. Non è dello stesso avviso l’arbitro Valeri che, nei minuti di recupero finali, assegna un controverso rigore ai bianconeri, poi trasformato da Ronaldo. Risultato finale: 1-1.

In campionato, i rossoneri ritrovano la vittoria: 1-0 in casa contro il Torino, ancora a segno Rebic. Dopo i granata, il Milan incappa nuovamente in un arbitraggio “sfortunato”. Stavolta contro la Fiorentina. Al Franchi, dopo il sesto gol in campionato di Rebic, il Milan viene acciuffato al’85’, nuovamente su rigore dubbio, realizzato da Pulgar. Nel primo tempo, inoltre, era stata annullata una rete regolare a Ibrahimovic. Il match finisce 1-1.

Intanto, in Italia esplode l’epidemia del nuovo Coronavirus. Proprio il Nord Italia e la Lombardia sono l’epicentro dei primi contagi. Anche il calcio ne è coinvolto. Vengono rinviate 5 partite della 26° giornata. Qualcuno inizia a parlare di sospensione del campionato.

Al Milan arrivano nuovi problemi: nel mese di febbraio, il CFO Zvonimir Boban rilascia pesanti dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport. Il dirigente attacca il Milan, più precisamente l’AD Ivan Gazidis, reo di aver contattato il manager Red Bull Ralf Rangnick, al fine di offrirgli il ruolo di DS e allenatore. Secondo Boban, questi contatti non avrebbero avuto il suo placet, né quello di Maldini, ossia, i due vertici dell’area tecnica. Si crea una frattura insanabile che, in pochi giorni, porta alla risoluzione del contratto di Zorro. Il Milan torna ad avere un vuoto di potere e, ancora una volta, si trova di fronte ad un terremoto dirigenziale. Non c’è pace per il Diavolo e, inevitabilmente, il campo lo dimostra. Nel recupero del match della 26° giornata, il Milan perde malamente in casa contro il Genoa(1-2, ndr), dando l’ennesimo segnale di forte instabilità.

Intanto la situazione sanitaria precipita: il virus si diffonde con crescita esponenziale. Il 9 marzo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al termine di un lungo incontro, annuncia lo stop di tutte le attività sportive, fino a data da destinarsi. Si apre una nuova fase per il calcio, così come per la vita di tutti noi.

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